Credo di aver assistito in vita mia ad almeno 35 presentazioni degli Internazionali d’Italia di 47 edizioni che ho poi seguito da giornalista dal 1970 in poi. Difficile che non si assomigliassero, che non fossero un po’ tutte uguali, passerelle per dire cose abbastanza scontate. Ogni volta un po’ gli stessi spunti, la grande bellezza e l’unicità di Roma, la cornice indimenticabile del Foro Italico, il successo della prevendita e del torneo con record costantemente abbattuti o in via di abbattimento, l’autoincensamento di tutti i vari dirigenti per l’opera svolta e i progressi compiuti dalla FIT, dalla CONI Servizi e dall’organizzazione, il racconto di aneddoti personali raramente entusiasmanti, tutti che garantiscono di parlare poco ma poi parlano quasi sempre anche troppo, così poi non c’è tempo per fare più di poche domande alle quali arrivano risposte generalmente evasive , ringraziamenti a iosa a questo e quello… Chi può sapere, ad esempio, se quest’anno dopo tutte le proteste degli ultimi due anni da parte di Federer, Murray ed altri, i campi – e il Centrale soprattutto – saranno in buone condizioni e senza tutte quelle buche che favorivano i rimbalzi più impensabili?
Ma, detto che l’unica vera grande notizia importante era certamente quella del rinnovo della sponsorship per i prossimi 6 anni (più due in opzione) della BNL-BNP-Paribas per una somma oscillante fra i 20 e i 25 milioni di euro – il contratto è stato ufficializzato di fronte agli scatti forsennati di una moltitudine di fotografi – forse non mi era mai successo come quest’anno che di cinque persone sedute dietro al banco degli oratori non ci fosse uno che facesse un minimo accenno ai protagonisti del torneo, alle wild card, agli assenti, al livello del torneo, alle modifiche più sostanziali dell’impianto. Di solito si cedeva la parola al direttore del Torneo che dava qualche indicazione, più o meno tecnica, del campo dei partecipanti, degli italiani ammessi al tabellone. Niente di tutto questo. Come se non dovesse essere la cosa più importante, quanto invece sapere quand’è che Malagò o Abete bambini andavano a vedere giocare Panatta o Pietrangeli (un problema di generazione). Mi sarei aspettato anche un mini- riferimento alla wild card concessa alla “squalificata” e “riqualificata” Maria Sharapova (seguendo l’esempio di Stoccarda e Madrid e rifuggendo invece dalla presa di posizione più coerente alle posizioni ITF in materia di doping assunta dal Roland Garros), oppure alla presenza romana dei primi tre tennisti del mondo, Murray, Djokovic e Wawrinka. Ciò anche se c’era il concreto rischio che qualcuno mettesse il dito nella piaga Federer… come è successo poi al di fuori della conferenza stampa vera a propria. Personalmente l’ho trovato un fatto abbastanza curioso, perché di sport e di tennis non si è proprio parlato, anche se è vero che nelle cartelle stampa si poteva trovare di tutto e di più.
Insomma non mi ha particolarmente arricchito ascoltare quel che hanno detto –prima delle discutibili esternazioni off-press-conference degne della volpe e dell’uva del presidente Binaghi in merito all’assenza di Roger Federer e del suo tifo “in tempi non sospetti” per Rafa Nadal su cui mi esprimerò più giù – da sinistra (per chi guarda le foto) il “monumento” Nicola Pietrangeli che ha invocato una statua post mortem e una celebrazione del proprio funerale nel campo Pietrangeli (“Almeno chi verrà potrà parcheggiare” e lì è stato indubbiamente spiritoso, anche se glielo ho già sentito ripetere una decina di volte), il presidente CONI Giovanni Malagò (esibitosi nel consueto baciamano alla sindaca Virginia Raggi al momento del saluto finale, ma grande freddezza reciproca per tutto il resto della mattinata), il sempiterno presidente FIT Angelo Binaghi (deciso a suon di riforme statutarie e di ritardi legislativi a battere il record di permanenza sulla poltrona appartenente a Paolo Galgani per uno “storico” ventennio, ma volete mettere il diverso sense of humour?), la sindaca Virginia Raggi che è parsa per tutta la mattina fra uno sbadiglio e una masticata del chewing-gum come un pesce fuor d’acqua, il presidente BNL Luigi Abete che è l’unico che aveva qualcosa da dire ma lì per lì non ha detto quel che più incuriosiva sapere (e cioè l’entità della sponsorizzazione). Non si poteva però non condividere la genuina e comprensibile soddisfazione di Nicola Pietrangeli per avere uno stadio intitolato a suo nome nonché “d’essere ancora vivo a 83 anni” (e chi non lo sarebbe! Anche se poi nell’entusiasta ed affettuosa celebrazione Giovanni Malagò si è lasciato andare un po’ oltre nel dire “Solo lui e Rod Laver hanno stadi intitolati a loro da viventi”, perché ha così dimenticato Margaret Court e Billie Jean King che – se verranno mai informate – faranno gli scongiuri.
Da Binaghi mi sarebbe piaciuto sentir dire che fine abbia fatto la “guerra dei giorni” con Madrid che Roma pareva certa di vincere 3 anni fa “perché Roma è il quinto Slam” e che Ion Tiriac e Madrid erano ancora più certi di vincere “perché noi abbiamo tre campi coperti e un torneo WTA Premier Mandatory con un montepremi ben diverso”. Di quella “guerra” non mi risulta ci siano stati né vinti né vincitori. Dopo mille proclami e dichiarazioni di guerra non se ne parla più. E forse è meglio così, perché erano scaramucce “politiche” un po’ patetiche. I due protagonisti, pur così diversi, si sono evidentemente rassegnati al loro destino di…tornei da una settimana e poco più, con tanti saluti all’incasso più cospicuo. Salvo che entrambi si affannano poi a garantire, nella piena incredulità reciproca, di avere più di 200.000 spettatori paganti.. Da Malagò, che nell’arrendersi alla sindaca Raggi il giorno in cui ufficializzò la rinuncia di Roma alle Olimpiadi 2024 ebbe a dire anche che “Se non si costruirà entro il 2019 il tetto sopra al centrale, Roma rischia di perdere il suo torneo”, non abbiamo saputo di ulteriori sviluppi: si farà o non si farà questo famoso tetto? Avrei voluto chiederglielo, ma il prolungarsi di discorsi inutili, lo ha costretto a salutare anzi tempo l’allegria compagnia per presenziare ad un appuntamento più importante Mentre la sindaca Raggi appariva tutta compiaciuta dei complimenti che gli arrivavano da Binaghi – “Finalmente registriamo la presenza del sindaco di Roma” prima di sbilanciarsi su “la conquista del Colosseo” (un gruppo di tennisti vi farà irruzione al venerdì, anche se il sorteggio sarà effettuato sotto l’Arco di Costantino) per venire ripreso dal sovrintendente (“No, è il Colosseo che conquista i tennisti”) – e non perdeva l’occasione di far propaganda grillina sottolineando l’assenza delle precedenti amministrazioni a fronte della invece fattiva collaborazione fornita dal suo assessore Frongia – “Ci siamo intesi subito, ha sangue sardo come me” sprigionava con tutto l’orgoglio corregionale il fiero presidente FIT – il presidente Malagò visibilmente infastidito per tutto quel miele alzava il sopracciglio come e più di Carletto Ancelotti.
Abbiamo appreso, più che dalla sindaca che annuiva ma pareva del tutto ignara dei dettagli, da Diego Nepi factotum della Coni Servizi, che i problemi del difficile approccio logistico degli spettatori al Foro Italico splendido ma quasi irraggiungibile dai comuni mortali in assenza di parcheggi e metro, sono all’esame dell’organizzazione da mesi e, insomma, anche se non sono stati diffusi i progressi, si può essere ottimisti. Qualcosa si sta facendo, qualcosa verrà fatto. Non è stato spiegato bene cosa, ma certo vedremo. Non si arriverà ad avere il trasporto gratuito sui bus del comune per chi ha biglietti e pass del torneo, come accade a Melbourne per l’Australian Open, ma se non altro gli spettatori degli Internazionali BNL d’Italia avranno l’ingresso gratuito ai musei della Capitale. E questa è certamente una bella cosa. Come detto gli 11 anni della BNL major sponsor diventeranno 17 o 19, e anche questa è una bella notizia perché mette al riparo da ogni sorpresa sia il torneo sia Supertennis cui continua ad essere attribuita magicamente dal disinteressato presidente l’esplosione di popolarità del nostro amato sport. Almeno lui la vede così. Sarebbe bello che anche sui giornali questa venisse a palesarsi così. Va detto che il prezzo dei biglietti è aumentato di pochissimo – ma era cresciuto del 100 per 100 negli ultimi 7 anni – e paragoni con i tornei di Madrid e Montecarlo dove i prezzi sono più bassi e sono rimasti tali perché non sono stati aumentati, nessuno ha ritenuto più che fosse il caso di parlarne. Lo scorso anno Binaghi spiegò, da vero imprenditore, che “era una conseguenza della legge della domanda e dell’offerta”. È apparsa peraltro legittima la sua soddisfazione nel ricordare che “l’indotto di 100 milioni procurato dal torneo sulla città, è a contributo pubblico zero” e grandi applausi ha registrato il successivo proclama “e a biglietti omaggio zero per l’amministrazione” prima di garantire all’assessore Frongia “il dovuto pass”. Se ce ne saranno altri di…”dovuti” non è al momento dato sapere.
SEGUE A PAGINA 2 LA GAFFE DI BINAGHI SU FEDERER