[11] L. Pouille b. [16] P. Cuevas 6-0 3-6 7-5 (da Montecarlo, Carlo Carnevale)
C’erano otto giocatori francesi allo sparo dello start domenica scorsa, a Montecarlo. L’unico superstite, ora in semifinale, è il galletto più promettente in ottica futura: Lucas Pouille, 23 anni e numero 17 ATP. Con i suoi colpi pressanti e vigorosi, sopratutto con il dritto, si è issato fino al penultimo atto quasi nell’indifferenza generale, mentre i riflettori puntavano come sempre sui patemi di Djokovic e Nadal, quando non sulla sconfitta di Murray. “Se è a questo livello adesso, la direzione non può che essere quella della top 10“ aveva detto Paolo Lorenzi dopo averci perso al secondo turno: l’azzurro era rimasto impressionato dal dritto di Pouille, a suo dire “fortissimo, lui è velocissimo a girarsi da quel lato“. Non è stato però il bel tennis a dominare il suo quarto di finale contro Pablo Cuevas, che non si era spinto a questa fase di un Masters 1000 solo un’altra volta prima d’ora, poche settimane fa a Indian Wells: l’incontro è schizofrenico, altalenante e non bello. Lucas, testimonial Peugeot e attivissimo sui social dalla Dubai in cui risiede, bissa la semifinale di Roma 2016, quando approfittò di un ripescaggio e del forfait di Monaco in quarti, puntando sui nervi e sul calore di un pubblico che si affida ormai soltanto a lui per rivedere un francese in finale per il secondo anno consecutivo, dopo Monfils nella scorsa stagione.
Due consistenti parziali di game consecutivi per iniziare il match, che si instrada immediatamente verso il parziale decisivo, poi rivelatosi combattuto e teso; Cuevas si scuote in avvio di secondo parziale dopo aver perso il primo a zero, prova a impostare gli scambi con il prediletto (e bellissimo) rovescio, per riprendere confidenza con ritmo e campo dopo la partenza a rilento. È però evidente che il piano su cui scivola il match è quello della bagarre, con gli errori che si moltiplicano e lo spettacolo che latita: Pouille si fa aggredire sulla seconda per ritrovarsi sotto di un break all’inizio del terzo set, ma l’entusiasmo del pubblico (più volte arringato con ampi gesti delle braccia) e i continui incitamenti della fidanzata Clémence lo aiutano a rimanere in partita anche quando sembra finita. Cuevas infatti verticalizza improvvisamente il gioco per dare un’ulteriore spallata, andando a prendersi a rete il vantaggio con cui va a servire per il match sul 5-4: le petit bras, come lo chiamano qui, costringe l’uruguaiano a cedere invece tre giochi consecutivi, impotente sotto la martellante pressione del dritto di Pouille, in un Centrale ormai trasformatosi in Santa Barbara, sotto gli occhi di Francesco Totti e Radja Nainggolan. Finisce in due ore esatte, Lucas è il sedicesimo francese a raggiungere le semifinali a Monaco: ora quel sorprendente Ramos che ha battuto Murray. Francese l’unico precedente, a Auckland nel 2015: la definitiva consacrazione di Pouille può partire da qui.
[15] A. Ramos-Vinolas b. [5] M. Cilic 6-2 6-7(5) 6-2 (da Montecarlo, Laura Guidobaldi)
Bisogna fare i conti con Albert Ramos-Viñolas. Lo spagnolo dallo sguardo che sembra perdersi nel vuoto ha confezionato un’altra piccola impresa battendo la testa di serie n. 5 Marin Cilic, per la verità mai troppo performante su questa superficie. Ha dovuto però soffrire dopo un primo set dominato: nel secondo set il croato è riuscito a ristabilire la parità con un grande moto d’orgoglio prima di crollare nel terzo parziale sotto la solidità della chela mancina di Ramos. Adesso lo spagnolo, che raggiunge la prima semifinale in carriera in un Masters 1000, farà un bel balzo in classifica, avvicinandosi alla top 20. E considerato che Djokovic e Nadal abitano l’altra parte del tabellone, chissà. In semifinale lo attende uno tra Pouille e Cuevas. Anche se stamani era presente al Country Club, non è Andy Murray ad affrontare Marin Cilic sul Court Rainier III bensì la sorpresa del giovedì, Albert Ramos-Viñolas. Lo spagnolo, n. 24 ATP, ha infatti fatto crollare tutte le aspettative sul n. 1 del mondo, estromettendolo dal torneo dopo tre set di colpi di scena. A Andy non è servito avere la palla del 5-1 nel terzo parziale. Lo scozzese si è sciolto sul più bello e Albert è rimasto invece concentrato su ogni punto. Insomma, anche oggi il 29enne spagnolo apre il programma sul Centrale monegasco, opposto a Marin Cilic.
E sembra continuare la sua corsa anche con il croato, procurandosi d’emblée un vantaggio sul 3-1. Schivo e quasi impacciato in conferenza stampa, Ramos sul campo impone invece un gioco deciso e “snervante” per gli avversari; un rullo compressore regolare e indefesso, che non lascia scampo al campione dello US Open 2014, regolandolo nel primo parziale con un perentorio 6-2. Ricordiamo che Marin conduce 3-1 nei loro precedenti scontri diretti, vittorioso nelle ultime tre partite. Il croato, attuale n. 8 del mondo, sembra ritrovare le misure e, dall’alto del suo metro e 98 centimetri, ora sembra più efficace al servizio e molto più aggressivo, entrando con i piedi dentro il campo. Ma Ramos gli resta con il fiato sul collo, rimandandogli ogni palla per poi accelerare e chiudere il punto. Marin fa la differenza quando riesce ad aprirsi il campo e chiudere di dritto o in attacco. Ma attenzione perché Ramos, grazie al suo ritmo martellante e ad una regolarità disarmante, si procura due palle break per poi aspettare l’errore dell’avversario che, con un dritto cacciato malamente a rete, gli consegna il 4-3.
Lo spagnolo sale ancora 5-4. Riuscirà Marin a recuperare? Questi tenta infatti il tutto per tutto, scaraventando il suo dritto pesante e fulmineo da una parte all’altra del campo. E la ritrovata aggressività porta i suoi frutti perché non solo pareggia i conti sul 5-5 imponendosi sul servizio dell’avversario, ma ora è lui a condurre le danze e a portarsi in vantaggio 6-5. Anche il pubblico sembra “svegliarsi” con la reazione di Cilic. Arriva un setpoint per il tennista di Medjugorje, prontamente annullato da un fendente di Ramos che, invece, ha ora la possibilità di assicurarsi il tie-break. E tie-break sia, poiché il croato commette l’ennesima leggerezza, mandando lungo un facile rovescio. Il festival degli errori continua con gli ennesimi “regali”, che consentono allo spagnolo di salire 3-1. Cilic tenta ancora una reazione avvicinadosi sul 3-4, immediatamente vanificata da un gratuito fatale. Ramos sale così 5-3. Tuttavia, per la gioia dei numerosi tifosi croati in tribuna, ora anche Albert subisce un lieve calo dell’intensità che permette a Cilic di raggiungerlo sul 5-5. Marin si procura una palla del set che gioca alla perfezione, andandosi a prendere il secondo parziale per 7 punti a 5.
Un galvanizzato Marin Cilic mette a frutto l’inerzia positiva del momento, sorprendendo l’avversario con il break in apertura di terzo set, per poi consolidare il vantaggio sul 2-0. Ma finisce qui. Il croato è nuovamente in preda alla confusione, perdendo lucidità e aggressività. Lo spagnolo ne approfitta, ritrovando nuovamente le sensazioni e le geometrie giuste. Alla fine si impone per 6-2 6-7 6-2 su un Marin Cilic stordito e indeciso. Ancora un’ottima prestazione per Ramos, che gli vale la prima semifinale in carriera in un Masters 1000. Ora lo attende l’altra sorpresa del torneo, il francese Lucas Pouille. Tra i due c’è un solo precedente, a Auckland nel 2015, vinto da Lucas.
Risultati:
[15] A. Ramos Vinolas b. [5] M. Cilic 6-2 6-7(5) 6-2
[11] L. Pouille b. [16] P. Cuevas 6-0 3-6 7-5
[4] R. Nadal b. D. Schwartzman 6-4 6-4
[10] D. Goffin b. [2] N. Djokovic 6-2 3-6 7-5