Martina Trevisan, classe 1993, 24 anni il prossimo novembre, ha esordito come singolarista in Federation Cup vincendo un match al cardiopalma 12-10 al terzo e regalando il primo punto alla squadra nella sfida contro Taipei, incontro che potrebbe garantire la presenza dell’Italia tra i migliori team del mondo nel 2018.
Storia particolare quella di Martina, sorella di quel Matteo che nel maggio 2007 raggiunse la vetta della classifica mondiale junior. Inizia anche lei tra i più piccoli e mette in luce subito un buon talento; anche se di altezza modesta, tutti la descrivono come una dal gran carattere e dal braccio promettente. Gli esordi fanno ben sperare visto che, tra il 2008 e il 2009, batte diverse pari categoria che, una volta esordito nel circuito maggiore, sono entrate tra le top-100, come Krunic, Min, Allertova e Watson. Ma alla fine del 2009 qualcosa si spegne; qualche problema fisico e alcuni problemi personali le fanno compiere una scelta drastica, ovvero di lasciare il circuito per dedicarsi a se stessa.
Dopo quasi quattro anni e mezzo decide però di tornare a giocare e, a maggio del 2014, supera le qualificazioni e raggiunge i quarti di finale nel 10.000$ di Caserta. Sette i tornei giocati nel 2014 e una classifica da ricostruire che a fine anno la vede al posto 590 con due tornei da 10.000$ vinti. Con la rinata voglia di stare in campo arrivano anche i risultati: 13 tornei giocati nel 2015, 3 vittorie (due 10.000$ e un 25.000$) e 365 nella classifica di fine anno, 14 tornei disputati nel 2016, con vittorie in due 25.000$, l’esordio nelle qualificazioni di un torneo International (Lussemburgo ad ottobre) e la classifica che cresce al numero 235. Il 2017 è iniziato in sordina ma la convocazione a febbraio in Federation Cup contro la Slovacchia e, soprattutto, l’esordio vincente da singolarista qui a Barletta le possono forse dare una nuova consapevolezza. L’abbiamo intervistata proprio dopo la sua vittoria in Fed Cup, intervista che vi proponiamo di seguito.
Partite come quella vinta oggi, che poteva anche essere persa, possono rappresentare un punto di svolta nella carriera di un tennista.
Sì, è vero. Forse potrebbe essere proprio la chiave di volta. Sicuramente è un match che non dimenticherò mai, ma in fondo tutto il lavoro che faccio con il mio team è proprio per questo.
Hai dimostrato molto coraggio oggi: sul 5-4 nel terzo la tua avversaria ha servito per il match e sul 30-15 sei andata a prenderti il punto a rete e hai infilato due vincenti consecutivi per allungare e poi vincere la partita.
Sì. Quando serve bisogna rischiare, ma la partita di oggi è stata molto brutta perché ero troppo tesa e nervosa. Nel primo set ero completamente bloccata e so che posso fare molto meglio di così.
Da cosa è dipesa la scelta di abbandonare il tennis per oltre quattro anni e poi di tornare a giocare?
I motivi per lasciare sono stati diversi mentre il mio ritorno non è dipeso da un fatto scatenante, è più un percorso che ho fatto con me stessa. Nel momento di vita in cui ero non mi sentivo a mio agio e quindi adesso ho sentito di poterci riprovare perché ho ricominciato a divertirmi.
A 23 anni, con una maturità maggiore, e dopo avere passato momenti difficili che consiglio ti sentiresti di dare a chi vive situazioni personali simili alla tua?
Forse di lasciar perdere quello che dicono le persone al di fuori e di ascoltare più se stessi.
Quali sono i tuoi obiettivi nella stagione?
Non mi sono voluta dare delle scadenze e degli obiettivi, ma semplicemente voglio fare quello che sto facendo e che mi sento di fare, ma divertendomi.
Hai dedicato la vittoria di oggi a tuo fratello Matteo. Che tipo di rapporto avete?
Beh il rapporto con mio fratello è un rapporto semplice come tra fratello e sorella. Gli voglio bene… un bene dell’anima e quindi mi sono sentita di dedicargli questa vittoria.
Ad inizio aprile Martina ha raggiunto il suo best ranking al numero 218 ma il carattere che dimostra di avere può portarla più in alto, soprattutto se continuerà a seguire i preziosi consigli di Tathiana Garbin che è stata parte attiva nella sua ritrovata fiducia.
Stefano Ancilli