A Montecarlo si piange, a Barletta no: si possono sintetizzare molto stringatamente così le notizie provenienti dai due luoghi in cui il tennis italiano maschile e femminile erano radunati la scorsa settimana, per appuntamenti dai quali si attendevano risposte importanti.
Dallo storico torneo (nel 2006 ha festeggiato il 100°anniversario) che si gioca nello splendido Country Club monegasco, il primo dei tre Masters 1000 della stagione sulla terra rossa, certamente non ci aspettavamo un titolo – l’ultimo tennista italiano a riuscire nell’impresa, peraltro tre volte (1961,1967,1968) è stato Nicola Pietrangeli- né una finale come quella raggiunta e persa contro Borg da Barazzutti nel 1977. Ma in un torneo che si disputa con una percentuale di pubblico italiano analoga a quello francese, speravamo in qualcosa in più di quanto abbiamo effettivamente raccolto: se non le semifinali raggiunte ultimamente da Andrea Gaudenzi nel 1995 e Fognini nel 2013 o i quarti da Volandri nel 2005, certamente ha deluso aver visto un solo italiano al secondo turno, Lorenzi, tra l’altro sconfitto nettamente.
Paolo ha fatto come sempre quel che doveva, superando un primo turno insidioso (Granollers) prima di capitolare però forse troppo nettamente davanti ad un Pouille in ascesa, ma ancora non con una classifica ed una continuità da top ten. Deludono invece Seppi, che rimedia, a seguito di una prova davvero incolore, una scoppola molto severa da un futuro campione come Sasha Zverev – che però avrebbe deluso a sua volta contro Nadal- e Fognini: il ligure ha confermato i suoi attuali limiti in termini di continuità, opposto ad un top 20 e terraiolo doc come la sua bestia nera, Carreno Busta.
A Barletta si giocava invece lo spareggio di Fed Cup del World Group II per evitare la retrocessione nel World Group III (quella che noi chiamiamo Serie C) tra la nostra rappresentativa, priva di Vinci, Giorgi e Schiavone, le nostre tre migliori giocatrici per il ranking WTA, e Cina Taipei. Le defezioni tra le fila dei nostri avversari di Su Wei Hsieh e Kai-Chen Chang (rispettivamente n.94 e n.114 del mondo) hanno reso ancora più agevole di quanto già non fosse sulla carta l’appuntamento in terra pugliese: nello sport e ancor più nel tennis e nelle sue competizioni a squadre tutto è possibile, ma, onestamente, non era ipotizzabile una sconfitta contro una squadra che annoverava in singolare due giocatrici dalla classifica modestissima e molto poco a loro agio sulla terra battuta, come la n.300 Ya-Hsuan Lee e la n. 375 Chieh-Yu Hsu.
Con lo scontato, ma sempre importante successo, archiviato alla fine con un 3-1 complessivo, dal centrale del Circolo Tennis “Hugo Simmen” di Barletta, arriva la conferma della convalescenza della Errani, vincitrice di entrambi i singolari, ma troppo sofferente nel portare a casa il secondo contro un’avversaria che sino ad un paio di anni fa avrebbe travolto. La vera buona notizia è il positivo esordio in maglia azzurra in singolare di Martina Trevisan: la 23 enne mancina al 221°posto del ranking WTA, ha vinto con grande cuore una battaglia tanto povera tecnicamente quanto agonisticamente appassionante, durata ben 2 ore e 53 minuti, dalla quale è venuta fuori con un successo che si spera possa darle slancio e fiducia per una svolta nella carriera, rimasta sinora ai margini del tennis che conta.
Resta però da chiedersi quante volte sia accaduto nella storia del nostro tennis che le prime tre giocatrici per classifica abbiano contemporaneamente disertato l’appuntamento con la maglia azzurra: come si è visto, non ne avevamo bisogno questa volta, ma, a quel che si sa, difficilmente avremmo visto convocata anche solo una tra Vinci, Giorgi (in questo periodo legalmente in guerra con la federazione) e Schiavone, nel caso che l’impegno fosse stato più probante. Che tutto il meglio di quanto espresso da uno sport diserti la sua nazionale risulta probabilmente un unicum nel panorama sportivo nazionale al quale qualcuno dovrebbe dare spiegazioni.
Alla pagina successiva l’analisi delle partite degli azzurri