Il simbolo della nazionale entrata nella leggenda dopo il trionfo in Davis dello scorso novembre è senz’ombra di dubbio Juan Martin del Potro, ma al timone dell’albiceleste a Zagabria c’era lui, Daniel Orsanic. Un capitano non sempre compreso e spesso sottovalutato, ma che ha avuto meriti enormi nella ricostruzione dello spogliatoio diviso e cupo lasciatogli in eredità dalla gestione Jaite. Ottenuta per la quinta volta la qualificazione all’ultimo atto del torneo dopo la gran vittoria di Glasgow, il buon Daniel ha deciso di non lasciare nulla di intentato per provare a portare a casa il trofeo che all’Argentina era sfuggito in novantatré anni di storia e quattro apparizioni in finale. E fece un voto: qualora ai suoi ragazzi fosse riuscita l’impresa, egli si sarebbe tatuato sulla schiena la mitica insalatiera.
Sappiamo tutti com’è andata a finire: sull’orlo del baratro Palito ribaltò un match ormai perso contro Marin Cilic, e nel singolare decisivo Delbonis passeggiò sulle polveri bagnate di Ivo Karlovic. Orsanic e i suoi ragazzi fecero la storia, ma restava una promessa da mantenere e in effetti mantenuta, seppur con qualche mese di ritardo. Con un tweet sulla propria pagina ufficiale datato 23 aprile, l’Associazione del tennis argentino ha comunicato l’avvenuta decorazione del dorso di Orsanic, allegando una foto comprovante l’adempimento dell’obbligazione.
https://twitter.com/AATenis/status/855908595149549569
Un’opera piuttosto imponente, verrebbe da dire, ma un ricordo del genere merita di essere ben visibile e, soprattutto, indelebile.