L’unico avversario che a Montecarlo avrebbe potuto negare a Rafael Nadal il suo decimo trionfo avrebbe potuto essere David Goffin, che nella semifinale di sabato scorso ha giocato una grande partita fino a quando, avanti 3-2 e servizio, si è visto chiamare un overrule dal giudice di sedia Cedric Mourier su una palla ampiamente lunga di Rafa. Un punto già vinto che avrebbe confermato il break di vantaggio e il conseguente 4-2 di Goffin. L’inopinata decisione dell’arbitro transalpino, invece, ha finito per rovinare un match che da lì in poi è stato un monologo del campione di Manacor. Da quel momento in poi, il pubblico del Country Club ha solidarizzato col belga per l’ingiustizia subita, arrivando al punto di fischiare per lunghi del match Nadal, qui sempre amato. Il finalista dell’Australian Open è stato solo fortunato beneficiario di una svista arbitrale oppure avrebbe potuto dire a Mourier che la sua palla era lunga di una spanna oltre la riga di fondo?
La semifinale nel suo regno (per meglio dire, nel suo Principato) contro un outsider che da un po’ di tempo a questa parte sta facendo vedere ottime cose sarebbe un po’ come se l’ottima Atalanta di questa stagione giungesse a Torino per sfidare la Juventus allo Stadium. La semifinale d’andata a Bergamo è terminata 0-0 e qui, inaspettatamente, dopo mezz’ora la Dea ha messo alle corde una Juve poco convincente, che più volte ha rischiato di capitolare. A questo punto, l’ennesima azione efficace dell’organico di Gasperini ha portato Alejandro Gomez solo davanti alla porta. Buffon esce istantaneamente ma il tocco dell’argentino è fulmineo e lo trafigge: 1-0 per una favolosa Atalanta, se non fosse che l’arbitro non convalida il gol per fuorigioco del tutto inesistente, tanto che nemmeno il guardalinee ha alzato la bandierina. Siamo in Coppa Italia, ovvero nell’unica competizione in cui lo Juventus Stadium è accessibile anche agli spettatori non abbonati senza dover vendere un rene, oppure essere baciati dalla sorte per ottenere i pochi posti rimasti disponibili. Aggiungiamoci che la Juve è ampiamente in testa al Campionato e in corsa in Champions League e così molti tifosi bianconeri abituali hanno rinunciato alla semifinale di Coppa nazionale. Capita dunque, in via eccezionale, che molti appassionati tra Milano e Bergamo si siano recati a godersi una bella serata di calcio, incuriositi dalla rivelazione della stagione. Ci sono gli ultras dell’una e dell’altra squadra, ma una gran fetta dello Stadium non è particolarmente interessata alla vittoria della Juve o dell’Atalanta, quanto allo spettacolo del match.
In uno scenario del genere, tralasciando gli irriducibili di entrambe le fazioni, come reagirebbe uno Stadium inaspettatamente neutrale? Esattamente come ha reagito il Ranieri III dopo l’ingiustizia subita da Goffin sabato pomeriggio. Il giocatore, o la squadra, partiti contro il favore del pronostico che giocano alla grande e subiscono un’ingiustizia che favorisce chi ha sempre vinto e ora non sta facendo nulla per meritarlo. Giù fischi da qui alla fine, specie se l’Atalanta e Goffin non sono abituati a mantenere altissima la concentrazione contro un avversario più forte – ma fino ad ora il campo sta dicendo tutt’altro – anche dopo aver subito quello che è un indiscutibile torto, finendo così per sparire dal terreno di gioco lasciando via libera al dominio degli avversari. Fischi ampiamente comprensibili se si considera che quella decisione arbitrale ha di fatto privato il pubblico dello spettacolo cui stava assistendo. Detto tutto questo, i potenti Nadal e Juventus che colpa hanno? Perché fischiare loro?
“Ma come? È evidente! Sono gli stessi che quella volta non volevano più essere arbitrati da Bernardes e quell’altra volta avevano fatto pressioni su tutti gli arbitri chiamandoli al telefono… lasciamo perdere per carità!”
Ok, fermiamoci qui. Siamo andati troppo oltre. Maledetto calcio, il suo tifo becero acceca la passione, da quando poi ci sono i Federiani e i Nadaliani pare che molti amanti di tennis abbiano abbandonato i gesti bianchi e gli abiti del rispetto dell’avversario per indossare quelli degli ultras. Pare anche che i giornalisti prima si riempiono la bocca di strali verso questa deriva e poi la cavalchino che è un piacere, che vergogna…
Dimentichiamo dunque combine e chiacchiere da Bar Sport e torniamo (se qualche lettore nonostante tutto è rimasto su questa pagina…) a quella fetta di pubblico che ama il tennis e il calcio e crede nei valori dello sport. Comprensibile, per quanto detto sopra, che chi era nella realtà sul Centrale del Country Club o nella fantasia allo Juventus Stadium di Torino ce l’avesse con Nadal o con la Juventus. Normalissimo solidarizzare con i meriti traditi di David Goffin o dell’Atalanta di Giampiero Gasperini. Ma Rafa e i bianconeri non hanno nessuna colpa. Epperò Nadal – si potrebbe obiettare – si stava già rivolgendo al raccattapalle per servire, dunque sapeva benissimo che la palla era larga. Lasciando perdere la Juve (è vero, nel calcio non ci aspettiamo mai che i giocatori della squadra che beneficia di un errore arbitrale vadano dall’arbitro per dirgli che ha sbagliato – vale per gli juventini come per tutti gli altri, beninteso – mentre nel tennis questo succede molto spesso), Rafa è stato chiaro in conferenza stampa: “Ho concesso punti molte volte quando erano nel mio campo, oggi non era così”. Come a dire: “Quando la palla è dall’altra parte del campo e vedo il giudice di sedia che fa overrule, come posso essere certo di averla tirata fuori e andarglielo a dire?” Difficile dargli torto, Rafa è peraltro sempre stato giocatore corretto, come ha sostenuto lo stesso Goffin in un’intervista post partita di grande classe e lucidità, dove ha peraltro rimarcato come lo spagnolo fosse “dall’altra parte del campo e non poteva fare nulla”.
Semmai, si potrebbe discutere sull’opportunità d’introdurre l’occhio di falco anche sulla terra. Nadal sostiene che sul mattone tritato Hawk-Eye sarebbe nei guai, essendo una tecnologia che presenta un margine d’errore, seppur molto basso. Nonostante questo, ribadito e sostenuto anche dal direttore Scanagatta nel suo editoriale (dove viene spiegato anche perché si usa il termine “occhio di falco”), può succedere che un giudice di sedia prenda un abbaglio grosso e, una volta sceso a controllare il segno, non lo riconosca con sicurezza. Quello che non deve succedere e che condanna Mourier è quanto accaduto subito dopo: in tale condizione d’incertezza, il giudice di sedia non può non avere il buon senso e l’umiltà di consultare il giudice di linea che ha appena corretto col precedente overrule. Se però ci fosse stato Hawk-eye, i dubbi dell’arbitro francese sarebbero stati del tutto fugati: la palla era talmente fuori che non c’era spazio per alcun margine d’errore dello strumento. Goffin avrebbe chiamato il falco e il grave errore sarebbe stato scongiurato. Detto questo, rimane il problema d’introdurre questa tecnologia nei casi meno evidenti: come ha affermato il giocatore belga, “sulla terra dovremmo poter ricorrere al segno del rimbalzo”. Purtroppo è difficile arrivare a capo del problema, anche se basterebbe un giudice di sedia di maggiore buon senso, come certamente saprà essere Cedric Mourier se l’ATP saprà tenerlo per un lungo periodo a riposo, a riflettere su quanto commesso sabato scorso a Montecarlo.