[WC] M. Sharapova b. R. Vinci 7-5 6-3
Forse Maria Sharapova, come qualcuno ha detto, serve oggi al tennis più di quanto il tennis serva a lei. Ma la fretta di andare a colpire la sua prima pallina da tennista riabilitata, sfuggita al suo glaciale autocontrollo durante la routine degli scatti pre-partita, reca una didascalia di debolezza. La comprensibile debolezza di chi ha bisogno di tornare a fare quello per cui il mondo ha imparato ad apprezzarla. Prontamente compensata dall’autorità con cui simula tre violenti rovesci durante il rito del sorteggio, che premia Roberta Vinci e la sua scelta di andare a servire per prima. L’accoglienza della Porsche Arena invece vive due fasi, dall’iniziale timidezza a un tributo comunque comunque tiepido, mai sfacciato. Probabile una primitivo sorta di senso di colpa per i presenti sugli spalti: si deve applaudire al rientro una tennista che ha appena scontato 15 mesi di squalifica per doping?
Il primo punto del 2017 di Maria Sharapova è una risposta vincente di dritto. E nei primi dieci minuti di partita sostanzialmente Masha fa punto soltanto con la risposta. Perde un turno di battuta denso di incertezze come tanti, e tanti gliene abbiamo visti rimontare in carriera, sbuffando tra una prima e una seconda di servizio. Poi mentre Roberta sta per infilare il suo terzo gioco consecutivo, tanti quanti ne aveva raccolti nell’ultima sfida, un paio di seconde troppo tenere aprono le porte del controbreak russo. E Sharapova rimette insieme i pezzi, a partire dal servizio. Insostenibile per Roberta, che invece soffre terribilmente ogni volta che tocca a lei rimettere in gioco la palla. Tre volte conscecutive è costretta ai vantaggi, due volte ad annullare palle break. Ma se qualche piccola incertezza si palesa negli spostamenti laterali per Masha, in risposta la siberiana è semplicemente debordante. A nulla valgono i suggerimenti di coach Cinà sul 4-3 – “quando lanci la palla non far capire dove stai servendo” – la siberiana si avventa su ogni seconda con ferocia del tutto dimentica dei 455 giorni senza gare ufficiali. Il classico sguardo felino rivolto ai cartelloni pubblicitari, per far attendere quell’istante in più Roberta impegnata a salvare un game sul 5-5, è il preludio del break che vale il primo set, chiuso nel game successivo da un dritto tremebondo che il nastro manda fuori dalla portata di Vinci.
Nello scambio l’italiana può avere voce in capitolo, ma troppe poche volte è riuscita a impostarlo. Maria chiude con 24 vincenti e 12 gratuiti ma soprattutto con il vantaggio di aver giocato la metà dei punti a servizio rispetto alla sua avversaria.
La fotografia del secondo set è il game da 10 minuti con cui Masha conferma il break ottenuto in avvio di parziale. Non basta un gran dritto vincente di Roberta a ribaltare l’inerzia del game, viziato per l’azzurra anche da una scellerata scelta nei pressi della rete, quando consegna il punto a una Maria ancora incerta in quella zona del campo. E non sono sufficienti all’italiana tre palle dell’1-1, che di occasioni per recuperare il gap non ne vedrà più di lì in avanti. Psicologicamente è una Sharapova che non si è mai allontanata dai campi, non avverte minimamente la pressione e la scena è giù tutta sua. Ci mette del suo la tennista pugliese, lontana parente dalla versione che certo avrebbe potuto proporre altre difficoltà a Maria. La russa oggi non ha bisogno di spostarsi per prendere il centro del campo. E non soffre.
Il dritto lungolinea non è mai stato il suo marchio di fabbrica e ne fallisce un paio di troppo con cui regala a Vinci l’illusione di poter tenere botta. In realtà il servizio è un fortino inespugnabile e l’ultimo strappo è dietro l’angolo. Arriva sul 5-3, quando la russa decide di chiudere le ostilità guadagnandosi il primo match point della stagione con l’ennesima risposta vincente. Festeggiamenti piuttosto sobri, quasi si aspettasse di rientrare così in grande stile. Roberta ha fatto quel che ha potuto oggi, non poteva essere abbastanza.
Maria Sharapova sembra già pronta per giocare ad alti, altissimi livelli. Il saldo di +18 (39W/21U) con cui si congeda dall’episodio pilota della sua nuova carriera è un timbro deciso e inequivocabile sulla sua missiva alle colleghe. In particolare a chi come Eugenie Bouchard, soltanto poche ore fa, non ha usato troppi eufemismi nel definirla “una che ha barato“. Ultima di una lunga lista. Temiamo però che il tempo della giustizia sommaria sia terminato, adesso Masha ha ritrovato il campo e pare abbia portato con sé l’intenzione di rimetterle tutte in riga. E dopo aver vinto – c’erano dei dubbi? – la partita del comeback più atteso del circuito WTA, rischia di non fermarsi qui.
La conferenza stampa di Maria Sharapova