da Madrid, il nostro inviato
I primi giorni di un grande torneo sono sempre i più elettrizzanti per l’inviato. Nonostante sia il sesto anno (degli ultimi sette) che chi vi scrive viene alla Caja, ogni volta sembra diversa dalle precedenti. Invece, tranne il colore della terra – che, come qualcuno ricorderà, nel 2012 era blu -, in pratica cambia poco o nulla. Oddio, per il cronista (meglio, per CERTI cronisti) qualcosa cambia e riguarda da vicino lo stomaco. Infatti, pur avendo ricevuto la lettera dell’organizzazione che informava sull’orario di apertura del ristorante riservato alla stampa, oggi lo staff di Ubitennis e affini ha appreso non senza un pizzico di sana delusione che, come citava Orwell, i giornalisti (o pseudo tali) sono tutti uguali ma alcuni sono più uguali degli altri. E quelli meno uguali, se vogliono mangiare devono mettere mano al portafoglio.
Vabbè, ma chi se ne frega. In fondo noi ci cibiamo di tennis e di quello oggi ce n’era davvero in abbondanza, anche per noi poveri italiani che in tornei di tale levatura talvolta sembriamo l’Armata Brancaleone. Invece oggi i nostri tre rappresentanti si sono distinti sia per i risultati (la convincente vittoria di Fognini su Joao Sousa, con il ligure che si è guadagnato il privilegio di affrontare sul centrale Nadal, otite dell’iberico permettendo) che per il comportamento. Il momento più bello della giornata, infatti, riguarda Francesca Schiavone e la sua grande sensibilità. Impegnata sul campo 4 contro la qualificata svedese Johanna Larsson, una che a un certo punto ha imitato Borg e non ha sbagliato più una palla, la Schiavo ha avuto pietà degli spettatori che le stavano alle spalle sotto il solleone e ha iniziato a dispensare bottigliette d’acqua prelevate direttamente dal frigo riservato ai giocatori. Alla fine, presa anche dalla stanchezza, Francesca ha perso ma il suo gesto rimane la perla di giornata. Anche Seppi ha finito per cedere in due set al francese Herbert ma era una sfida complicata e non possiamo certo rimproverargli nulla.
L’attesa per il ritorno a Madrid di Maria Sharapova, campionessa qui nel 2014, è finito poco prima dell’una. Mirjana Lucic-Baroni ha provato a prenderla a rispostacce ma quando ha finito la benzina la siberiana ha preso il sopravvento e chiuso 6-0 al terzo. Ma è nella bolgia dei campi secondari che si possono cogliere le sfumature del grande circo della racchetta e godere delle delizie dispensate dal trio Kiki, Coco e Cici – che, badate bene, non sono le tre civette sul comò bensì nomi e soprannomi di Mladenovic, Vandeweghe e Bellis. Quest’ultima, in particolare, sembra una buona prospettiva per il movimento statunitense in gonnella, che continua a sfornare buone giocatrici ma nessuna in grado di raccogliere la pesante eredità delle sorelle Williams.
Infine, uno sguardo al doppio per registrare il tutto esaurito sulla pista 3 per assistere all’esibizione di Kyrgios e Sock contro gli specialisti Rojer e Tecau. L’australiano e l’americano hanno dato spettacolo e vinto in due set. Sullo stesso campo, in apertura di giornata, il giovane Kuhn (che non è il Kun Aguero, beninteso) non si è ripetuto e, dopo aver sconfitto Basilashvili, è stato preso a pallate da Escobedo, un NextGen di sicuro interesse.
La maledizione di Rabat si è abbattuta sulle finaliste in terra marocchina. Dopo Schiavone, anche Pavlyuchenkova è stata eliminata (dalla rumena Cirstea). Ombre e luci per la Spagna, con Garbine Muguruza disintegrata dalla Bacsinszky e Carlita Suarez Navarro che ha visto le streghe con la quadrumane Peng. Ma la vera notizia del giorno, per me che sono ferrarese, è il gol ingiustamente annullato alla Spal a due minuti dalla fine della partita interna con la Pro Vercelli che avrebbe dovuto sancire il ritorno in serie A dei biancazzurri dopo 49 anni. Festa rimandata, quindi. E speriamo sia solo rimandata.
A domani.