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Quando gioca così Fabio Fognini bisogna lasciarlo stare. Lo fa purtroppo poco spesso, ma quando lo fa illude. Sì, perché gioca alla pari con Nadal e Murray, li ha anche battuti e non una ma tre volte ciascuno, quindi autorizza chi lo ha visto in quelle performance a pensare che abbia i numeri per essere un top-player. E perché no un top-ten se dimostra di saper battere due dei Fab Four in maniera obiettivamente convincente, tanto a Napoli che qui a Roma Murray, e in uno Slam a New York Nadal rimontando un handicap di due set a zero contro il maiorchino che per l’appunto avanti di due set non era mai stato battuto prima in centinaia e centinaia di incontri disputati. Quando Fabio era salito a n.13 del mondo, vincendo due tornei a fila in Germania (Stoccarda e Amburgo) e poi facendo finale a Umago, si era inerpicato a 600 punti appena dal decimo posto, un traguardo mai più raggiunto da nessun italiano fin dai tempi paleontologici di Panatta e Barazzutti. Purtroppo non è stato capace di mantenersi lassù e ha fatto i passi del gambero, sia pur ogni tanto dando sprazzi di quel talento tennistico che non si discute, anche a Rio de Janeiro alle ultime Olimpiadi, quando era riuscito a star davanti nel punteggio allo scozzese che sarebbe diventato campione olimpico per la seconda volta di fila: Fabio era avanti 3-1 con palla del 4-1 nel terzo. Ma perse.
Insomma Fabio ha illuso tanti di noi per anni, perché delle sue capacità tecniche, della sua straordinaria rapidità di braccio e di gambe nessuno ha mai potuto dubitare. Mentre tutti o quasi hanno – abbiamo – dubitato della sua testa, della sua capacità di non perderla nel corso di un match, di un torneo, di una serie di tornei. La classifica si costruisce con la continuità e Fabio la continuità non l’ha mai avuta. È un fatto, non un’opinione. Si dirà che quello che aveva di fronte non sembrava il vero Murray – se il fratello non fosse mancino pareva più Jamie che Andy fin dalle prime risposte di dritto incredibilmente sotterrate anche su alcuni secondi servizi di Fabio – così come quando Fabio era stato l’unico a strappare un set a Nadal a Madrid non c’è chi non abbia scritto che quella affrontata da lui (fosse o non fosse una conseguenza dell’otite accusata da Rafa) era la brutta copia del vero Nadal. Però è altrettanto vero che certi dritti che ha tirato in corsa Fognini stasera erano da vero fenomeno e avrebbero fatto secco qualunque avversario. Fosse o non fosse il n.1 del mondo, il campione in carica degli Internazionali d’Italia.
Murray è certo apparso stonato e stranamente arrendevole salvo il guizzo d’orgoglio avuto dal 2-5 al 4-5 nel secondo set (complici i primi errori gratuiti di Fabio), se su ben sette dropshot non ha abbozzato nemmeno il minimo tentativo di uno scatto. Ora si può restare sorpresi una volta oppure due o tre, ma non sette volte. E una di quelle sette smorzate di Fabio non era neppure riuscita granchè bene, era stato un mezzo pallonetto. Eppure Murray non si è mosso, come fosse paralizzato. Per un giocatore noto per le sue straordinarie capacità di recupero, di scatto e anche combattività, tali da essergli valsi il soprannome di BraveHeart, beh…sono state vicende per me assolutamente sorprendenti. Ma devo dire che non mi ha meno sorpreso la prima ora di gioco di Fabio, ispirato come forse mai, certo come mai a Roma prima di questa volta. Il dritto era micidiale, ma anche il rovescio era profondissimo e non dava possibilità a Murray di girare attorno alla palla per prendere l’iniziativa con il suo dritto. E alcuni rovesci lungolinea, brucianti, sono partiti come schioppettate. Assolutamente imprendibili.
Il punteggio con il quale Fognini ha battuto Murray, 6-2 6-4, per l’appunto è identico a quello con il quale Filippo Volandri dieci anni fa demolì Roger Federer. Anche quella volta si scrisse che Federer era incappato in una pessima giornata e questo non avrà fatto piacere a Filippo così come non fa piacere a Fabio sentirsi dire che quello che ha battuto non era il miglior Murray. Ma questa è la verità e non significa voler togliere meriti ai protagonisti italiani di questi exploit. Volandri giocò il suo miglior tennis quel giorno, Fognini ha giocato il suo miglior tennis questo martedì. E si è tolto la più bella soddisfazione della sua carriera perché a battere il n.1 del mondo erano riusciti prima di lui soltanto quattro italiani in cinque occasioni. Barazzutti (contro Nastase), due volte Panatta (contro Connors), Pozzi contro Agassi che però si ritirò quando era malmesso, e appunto Volandri.
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