Alla vigilia di uno Slam, nel tentativo di individuare le probabili protagoniste e valutare le forze in campo, si fa spesso ricorso a criteri consolidati; ad esempio si possono considerare le posizioni del ranking, oppure recuperare i precedenti storici, oppure tenere presenti le favorite dei bookmaker. Valori numerici che cercano di rendere misurabile, oggettiva, la situazione.
Proverò a farlo anche questa volta, ma devo confessare che mai come in vista del prossimo Roland Garros mi sembra che dati e cifre difficilmente possano rappresentare con esattezza l’attuale momento del tennis femminile.
Non credo che il ranking possa essere un riferimento del tutto certo. La classifica si costruisce sull’arco dei dodici mesi, e quindi risulta attendibile sul lungo termine e nei periodi di stabilità del circuito. Quando però si attraversano fasi in cui le prime non sono al meglio (o addirittura non sono presenti) allora la gerarchia ufficiale mostra i suoi limiti. Serena Williams è ferma, Angelique Kerber in una fase di appannamento, Pliskova soffre sulla terra, etc. Nemmeno la Race sembra essere del tutto affidabile, perché non tutte le migliori giocatrici della prima parte di stagione sul cemento sono riuscite a confermarsi su terra.
In più stanno emergendo nuove protagoniste che mettono ulteriormente in crisi i valori prestabiliti. E così può accadere che una delle migliori partite sul piano tecnico dell’ultimo periodo, almeno secondo me, sia stata giocata tra la numero 233 del mondo e la numero 99: mi riferisco alla finale di Biel tra Marketa Vondrousova e Anett Kontaveit. A Biel il loro livello di gioco era apparso straordinariamente sottostimato se misurato con la posizione in classifica, e le settimane successive lo hanno confermato. Tanto che oggi la diciassettenne Vondrousova (che ha vinto domenica scorsa l’ITF di Trnava) è diventata numero 94 del ranking, mentre Kontaveit è salita al numero 52; e nel frattempo a Roma si è pure tolta lo sfizio di sconfiggere la numero 1 del mondo Kerber per 6-4, 6-0. Eppure a Biel, secondo il ranking, erano ai margini del tennis che conta.
C’è una conseguenza importante rispetto a tutto ciò: se la classifica non fotografa correttamente le forze in campo, allora anche le teste di serie del prossimo Roland Garros non corrisponderanno ai valori effettivi. E quindi il sorteggio del tabellone potrebbe dare esiti notevolmente sbilanciati, aggiungendo un ulteriore elemento di imponderabilità a una situazione già particolarmente complessa.
I precedenti
Ecco un quadro che riassume i risultati degli ultimi anni nei più importanti tornei di preparazione a Parigi, cioè i tre Premier che si disputano su terra rossa.
Come si vede, fino al 2014 c’era stata una notevole corrispondenza tra chi faceva bene a Stoccarda, Madrid, Roma e chi poi arrivava in fondo anche a Parigi. Ma dal 2015 nemmeno questo aspetto sembra essere più significativo. Piccola consolazione: quest’anno abbiamo almeno avuto il vantaggio di avere visto all’opera tutte le possibili protagoniste del prossimo Roland Garros, senza che ci siano stati forfait (fisici o per assenze programmate) come invece spesso era accaduto in passato.
Le quote dei bookmaker
Queste sono invece le indicazioni che forniscono i bookmaker. Le quote si riferiscono a lunedì 22 maggio. Lo ricordo perché possono variare di giorno in giorno, e poi c’è sempre qualche fisiologica differenza tra agenzia e agenzia:
Non sono un esperto di scommesse, ma mi colpisce che malgrado i tanti nomi presi in considerazione ci sia come terza forza (data a 9) la voce “altro”. Un altro aspetto che non attendevo è la presenza con quote tutto sommato degne di nota di Petra Kvitova e Sloane Stephens, che sono ferme da mesi, e per le quali non ci sono certezze nemmeno sulla loro presenza. Ma forse si tratta di valutazioni legate all’eventualità che possano comunque essere scelte da una parte di scommettitori.
Simona Halep
Per quanto mi riguarda concordo con i bookmaker nel considerare prima favorita Simona Halep. Senza raggiungere vette di gioco straordinarie, ha mostrato un rendimento medio superiore alle avversarie nei tornei sul rosso. Per raggiungere due finali Premier (Madrid e Roma, vincendo in Spagna) non ha nemmeno avuto bisogno di esprimere il meglio del suo tennis, e questo depone a suo favore, visto che potrebbe avere ancora margini di crescita. Secondo me infatti la Halep sconfitta agli US Open 2016 da Serena Williams aveva raggiunto livelli più alti, per non parlare di quella in grado di arrivare in finale nel 2014 proprio al Roland Garros: molto più solida nell’arco del match, senza quei passaggi a vuoto che a volte la colpiscono quasi senza motivo.
Sul suo conto la maggiore perplessità riguarda l’aspetto mentale. Dopo quella finale di tre anni fa contro Sharapova, Simona non è più riuscita a ripetersi in un Major, fermandosi al massimo in semifinale (Wimbledon 2014 contro Bouchard e US Open 2015 contro Pennetta), ma soprattutto andando incontro a controprestazioni sconcertanti. L’aspetto più negativo è che alcune sconfitte negli Slam sono arrivate quasi senza lottare, al termine di due set dal punteggio severo. Ad esempio in tutti gli ultimi Australian Open: nel 2017 (6-3, 6-1 da Shelby Rogers), nel 2016 (6-4, 6-3 da Zhang Shuai), nel 2015 (6-4, 6-0 da Makarova).
Mentre a Parigi nel 2015 è stata sconfitta da Lucic-Baroni (7-5, 6-1) e l’anno scorso da Stosur (7-6(0), 6-3). Sempre in due set, senza lasciare dubbi sul divario in campo rispetto all’avversaria.
È la prima volta che Halep si presenta in uno Slam da favorita. Una posizione inedita, con pro e contro: da una parte significa che sulla carta ha tutto per fare bene; ma dall’altra dovrà dimostrare di saper reggere le pressioni, come finora non è forse mai accaduto. Del resto se si vuole arrivare a vincere un Major, la solidità di carattere è un requisito indispensabile; e se manca quella, nessun vantaggio tecnico può essere sufficiente.
a pagina 2: le altre favorite e le possibili outsider