In Spagna il toro non è un animale come gli altri ma qualcosa di più: un simbolo radicato nell’immaginario collettivo. Il torero che riesce a distrarlo e poi ad ucciderlo con la propria spada viene immediatamente celebrato come un eroe. Coloro che a Pamplona correndo sfuggono alla mandria tumultuosa si considerano dei sopravvissuti. Ma, corrida dopo corrida, corsa dopo corsa, i tori saranno ancora lì, indomiti e imprevedibili, a incutere rispetto e timore, a cercare di non farsi scherzare ed infilzare sulla polverosa sabbia di un’arena stipata di gente, ad invadere selvaggiamente le strade della pittoresca cittadina della Navarra. I tori resistono e i riti si ripetono.
Proprio come un toro, che infatti compare sulle sue scarpe griffate Nike, Rafael Nadal Parera, nato a Manacor, piccolo comune nell’isola di Maiorca, esattamente 31 anni fa, stagione dopo stagione continua strenuamente a combattere per non farsi sconfiggere, dagli altri avversari muniti come lui di racchetta ma anche dai logoramenti di un corpo al quale ha chiesto probabilmente più del dovuto. Ancora allenamenti estenuanti, ancora lunghe sessioni in palestra, ancora piccoli dolori con i quali convivere ogni giorno, ancora aggiustatine ai capelli e alle mutande per trovare la concentrazione prima del servizio, ancora disperate corse da metri dietro la linea per recuperare palle apparentemente impossibili, ancora reversed forehands che sembrano uscire poi rimangono sempre in campo, ancora esultanze che mostrano gli abnormi bicipiti, ancora un punto giocato come fosse l’ultimo, ancora partite vinte soffrendo, ancora titoli più e meno prestigiosi, ancora record epici. Perché Rafa è questo: la ripetizione come forma di resistenza. Dopotutto al di fuori dal tennis potrebbe essere scambiato per un ragazzo spagnolo come tanti altri, tranquillo al limite del noioso: l’hobby della pesca, il tifo appassionato per il Real Madrid, la stessa ragazza acqua e sapone da una vita, le vacanze in montagna a fare trekking.
Per apprezzarlo veramente, quindi, bisogna andare oltre l’apparente, oltre i successi, oltre la fama, oltre le (rare a dir la verità) copertine patinate, verso la sostanza, verso l’umiltà, verso l’etica del lavoro, verso la resilienza. Perché queste qualità lo hanno portato a poter sfoggiare nel suo palmares 14 titoli Major, altri 58 tornei ATP, 4 coppe Davis, e due medaglie d’oro olimpiche, ad essere stato n.1 del mondo e a conservare un record positivo con quello che viene considerato da alcuni il miglior giocatore di ogni epoca. E sono queste le qualità che potrebbero permettergli di incornare tra pochi giorni il suo decimo titolo al Roland Garros dopo due anni di astinenza. Perché i tori possono essere feriti ma non si arrendono mai. Buon compleanno Rafa.