[1] A. Murray b. [29] J.M. del Potro 7-6(8) 7-5 6-0 (da Parigi, Ruggero Canevazzi)
Andy Murray (finalista l’anno scorso e semifinalista qui nel 2011, 2014 e 2015) approda agli ottavi di finale dopo una vittoria in tre set contro Juan Martin del Potro, al termine di un match a tratti vibrante ma complessivamente pieno di errori. Da questi due legittimo aspettarsi di più. Primo set molto combattuto, con l’argentino che ha fallito 4 set-point. Ha servito invano per il set sul 5-4 (con un set-point fallito nel game precedente e uno col servizio a disposizione), poi rimpiange fino alla morte il primo degli altri due set-point non trasformati nel tie-break, con un clamoroso doppio fallo. Nel secondo set tocca a Murray toppare quando serve per il set, ma ritorna di nuovo a servire due game più tardi. Il terzo parziale è un bagel decisamente immeritato per il generoso argentino, che però paga i troppi errori, proprio con quel dritto che dovrebbe essere la sua arma letale e con un servizio al di sotto delle aspettative.
Terzo turno di lusso sul tra Murray e del Potro, attuale n.30 del mondo e semifinalista a Parigi nel 2009, grande replica della finale olimpica di Rio. 6-3 i precedenti a favore di Murray (l’unico a dire due parole sul caso Margaret Court), 1-1 sulla terra con lo scozzese vincitore nel 2008 a Roma (quando Juan Martin si ritirò dopo il primo game del terzo set) e l’argentino (autore del bel gesto col povero Almagro) vittorioso a Madrid in due set nel 2009. Sul Philippe Chatrier dal cielo bianco come la maglia di Andy, fa capolino a intermittenza un pallido sole, ma i 19°C e un’arietta lieve rendono le condizioni climatiche ideali. I francesi, ringalluzziti dalla netta vittoria di Cornet su Radwanska, dimostrano un palato molto scadente perché all’inizio almeno mezzo stadio è vuoto: incredibile. Il n.1 del mondo, massacrato da Fognini a Roma, cede la battuta al terzo game: sotto 0-40, trova un ace e una gran volèe di dritto, ma poi il lob di rivescio (di solito specialità della casa) è pessimo e non supera neanche la rete. Il set segue poi i servizi fino al 4-3 del Potro, quando il britannico con una bellissima volèe di rovescio e un recupero lungo dell’avversario ha due palle del contro break, ma il servizio della torre di Tandil non tradisce. Nel gioco successivo, l’argentino fallisce un set-point sul 30-40 stecca il dritto, fino a quel momento spaventoso e perfetto, ma dopo 46 minuti serve per il primo set (5-4). Qui prima assistiamo a colpi fantastici (un lob splendido e una gran risposta danno a Murray lo 0-30, poi dritto incrociato della tds n.29), poi il game diventa un imprevedibile ciapa no: sul 15-40 Andy non può nulla sul dritto avversario, ma nello scambio successivo a metà campo sbaglia un rigore a porta vuota spedendo largo il dritto. Nonostante questo centra lo stesso il break, dopo un rovescio sbagliato al terzo break-point, perché l’argentino concede una quinta palla-break e poi una sesta su doppio fallo, che si rivela fatale: 5 pari. Poco dopo è tie-break: il tre campione di 3 Slam parte con un doppio fallo, poi recupera e sul 5-4 s’inventa l’ennesima volèe al bacio: 6-4. DelPo tiene e poi Andy manda lungo un dritto. Due set-point falliti ciascuno, ma la fiera delle occasioni buttate non finisce: l’argento olimpico ne fallisce altri due (il primo con un doppio fallo!) dopo due magie, poi sul 9-8 e servizio del Potro il suo dritto viene chiamato fuori. Bernardes scende a vedere e chiede l’aiuto del giudice di linea per trovare il segno: la palla è fuori di un niente e il campione dello US Open 2009 resta almeno 120 secondi netti piegato sulla rete a rimpiangere i 4 set point falliti.
Nel secondo set il ventottenne sudamericano è ancora con la testa sugli ultimi due set-point buttati e cede il servizio a 15. Dominano poi le battute ed Andy va a servire per il set sul 5-4 dopo 2 ore e 7 minuti, ma sembra di essere a Buenos Aires perché tutto il pubblico scandisce con applausi ritmati: “DelPo! DelPo!”. Ad ogni punto Bernardes deve chiedere “S’il vous plaît” perché l’urlo sale sempre più alto, Juan Martin fallisce due palle del controbreak sul 15-40 ma poi Murray fa doppio fallo e manda in rete un dritto: 5 pari. Peccato che dopo l’ex n.5 del mondo (nel 2009 e 2013) recupera da 0-40 con tre vincenti ma un dritto scomposto e un errore non forzato rispediscano Murray a servire per il set, stavolta senza sconti: 7-6 7-5 dopo 2 ore e 24 minuti. Ancora una volta, ha sbagliato meno lo scozzese, mentre l’argentino paga un servizio non all’altezza (31% di punti con la seconda). Il terzo parziale parte come il secondo. Del Potro cede la battuta a 15, manifestando difficoltà quando deve colpire il dritto quasi in controbalzo: il movimento all’indietro col busto non gli permette di calibrare il colpo, che sovente termina lungo. Poco dopo il match sembra davvero finito, perché Murray centra a 0 un secondo break: si registra un parziale di 18 punti a 3 e poco dopo siamo 4-0. Due game più tardi, al secondo match-point Murray chiude, col pubblico che saluta del Potro con grande calore.
Agli ottavi il n.1 del mondo troverà il vincente di Isner-Khachanov.
[7] M. Cilic b. F. Lopez 6-1 6-3 6-3 (Pierluigi Maienza)
Cilic supera Lopez e “prenota” i quarti. Il programma del Day 7 sul Suzanne-Lengen si apre con la sfida tra Cilic e Lopez. Il croato conduce 4-2 nei precedenti ma lo spagnolo si è aggiudicato i due incontri, risalenti al 2008 e 2010, disputati sulla terra. Lopez si avvicina al match con qualche perplessità di tenuta fisica dovuta non solo alle scorie della maratona vinta contro Ferrer al turno precedente ma anche al calo fisiologico connesso all’età (a 35 anni è il giocatore più vecchio rimasto in tabellone). Cilic è invece intenzionato a confermare il buon momento di forma mostrato nell’anno in corso con la semifinale di Acapulco, i quarti a Rotterdam e la vittoria di Istanbul del mese scorso. Il match presenta uno sviluppo analogo nei tre set: Cilic si affida con efficacia allo schema servizio-diritto mentre Lopez denuncia taluni passaggi in cui sembra non essere al massimo della concentrazione. Il primo set corre via veloce con Lopez che perde i tre turni di battuta su tre e si chiude sul 6-1 in appena 30’; anche il secondo ripropone un tema simile al primo con Cilic che recupera il break iniziale per chiudere senza difficoltà 6-3. L’unica arma che può dare qualche chance a Lopez è il back cui lo spagnolo ricorre sia per offrire palle senza peso al suo avversario che per chiamarlo a rete, ma un arsenale così carente non può pretendere particolari vantaggi. Nel terzo set, Cilic, a sua volta incline all’errore per rischi non necessari, scappa subito sul 3-0. Da questo momento nonostante i tentativi di Lopez che si propone anche a rete, Cilic non corre alcun rischio e chiude con un ace sul 6-3. Ora il croato attende al quarto turno il vincitore tra Anderson ed Edmund e può coltivare ambizioni di raggiungere i quarti di finale.
F. Verdasco b. [22] P. Cuevas 6-2 6-1 6-3 (Emmanuel Marian)
L’osservatore impegnato ad analizzare il programma di gioco del primo sabato del Roland Garros avrebbe notato come il Cuevas-Verdasco odierno fosse a prima vista il match più equilibrato del menù, ma, sedendosi sui piccoli spalti del Court 3, il tifoso sarebbe rimasto molto deluso dalla truculenta mattanza perpetrata dal vecchio Nando, per un giorno non più “Perdasco”, come viene sempre più di frequente definito, ai danni del contumace Cuevas, il quale, forse impossibilitato a recarsi al Bois de Boulgogne, ha spedito al campo un suo sosia per nulla avvezzo a simili palcoscenici. Poco da dire sull’incontro, vista la giornata di totale abulia vissuta dall’uruguagio, incapace di reggere il ritmo sulla diagonale sinistra, dove il suo rovescio sbandava paurosamente nel tentativo di opporsi ai pesanti drittoni in top del madrileno, e clamorosamente abbandonato dal servizio, che il povero Pablo è riuscito a conservare appena quattro volte su dodici tentativi funestati da percentuali inquietanti specie con la seconda palla. Come nei match femminili più altalenanti, nel primo set la battuta si è rivelata essere uno svantaggio notevole per i contendenti, così la differenza l’hanno fatta il primo e il settimo game, ossia gli unici in cui il giocatore al servizio, in entrambi i casi Verdasco, è uscito vincitore. Il termometro dell’infausta giornata della testa di serie numero ventidue la davano i tre consecutivi giochi on serve persi a zero, e dopo il 6-2 maturato in trentacinque minuti di tennis ampiamente rivedibile il naufragio di Cuevas è proseguito nei restanti due parziali senza che si scorgessero reali tentativi di riscossa. Un Fernando ordinato, che sarà comunque necessario rivedere contro avversari più presenti, si riaffaccia dunque alla seconda settimana di un Major a tre anni di distanza dall’ultima esperienza, vissuta proprio su questi campi. Affronterà negli ottavi il vincitore del derby dell’estremo oriente tra Chung e Nishikori.
K. Anderson b. K. Edmund 6-7(6) 7-6(4) 5-7 6-1 6-4 (Riccardo Sozzi)
Kyle Edmund, n.49, e Kevin Anderson, attuale n.56 ma con un recente passato da Top-ten, non si erano mai incontrati prima di oggi e questo primo incontro è servito a entrambi per testare l’avversario di cui non conoscevano i colpi né tantomeno il carattere. Il match è stato quindi particolarmente combattuto, e caratterizzato da un power-tennis a tratti disarmante, che spesso ha lasciato fermi e sbalorditi i giocatori in campo. Si comincia subito forte, entrambi sanno che dovranno fare il più possibile affidamento sui propri colpi a rimbalzo, specie sul dritto (soprattutto Edmund che ha nel dritto particolarmente elaborato il suo colpo migliore) e bastano pochi minuti per capire il perchè, non appena il punto si sposta verso la rete tirare il passante diventa una pura formalità: meglio dunque condurre lo scambio da fondo. Date queste premesse, i tiebreak con cui si chiudono primo e secondo set non devono stupire. Mentre nel primo a spuntarla è Edmund che approfitta di un dritto in rete dell’avversario dopo un bellissimo passante in lungolinea di rovescio con cui era andato a set-point, nel secondo è spietato Anderson ad approfittare di un minimo passaggio a vuoto del britannico per riportare il match in parità. Ora parrebbe esser venuto il momento in cui è cambiata l’inerzia del match tutta a favore del sudafricano, ma non è così, Edmund ha la forza per annullare 5 palle break e per giunta portarsi lui in avanti nel parziale alla seconda chance. Un servizio vincente lo proietta avanti due set a uno. La reazione di Anderson però, seppur con un set di ritardo, arriva, e il quarto set è un monologo del sudafricano, che approfitta anche di un Edmund visibilmente affaticato che praticamente senza opporsi concede il set all’avversario, risparmiandosi per il quinto. Anderson dimostra però una tenuta mentale eccezionale, ed anche nel quinto set il suo tennis non soffre nessun calo di prestazioni, e coi suoi colpi va prima 0-40 sul 2-2, con Edmund che fa tre miracoli per restare a galla, poi ottiene il definitivo break sul 4-4 grazie ad un milimetrico rovescio vincente in lungolinea. Una delle sue prime vincenti chiude set e match dopo quattro ore di battaglia. Al prossimo turno Anderson sfiderà Marin Cilic, con cui è sotto nei precedenti per 1-5.
Risultati:
[7] M. Cilic b. F. Lopez 6-1 6-3 6-3
[1] A. Murray b. [29] J.M. del Potro 7-6(8) 7-5 6-0
[15] G. Monfils vs [24] R. Gasquet 6-5 sospesa
[3] S. Wawrinka b. [28] F. Fognini 7-6(2) 6-0 6-2
[8] K. Nishikori vs H. Chung 7-5 6-4 6-7(4) 0-3 sospesa
K. Anderson b. K. Edmund 6-7(6) 7-6(4) 5-7 6-1 6-4
[21] J. Isner vs K. Khachanov 6-7(1) sospesa
F. Verdasco b. [22] P. Cuevas 6-2 6-1 6-3