Dal nostro inviato a Parigi
C’è da capirla. Garbine Muguruza è appena stata privata dello scettro di campionessa del Roland Garros da Kiki Mladenovic e in conferenza stampa ha addosso ancora tutta la rabbia e la delusione per una prova molto al di sotto delle aspettative, unita a un comportamento del pubblico a suo dire ostile: “E’ stata dura, penso che i tifosi potevano essere più rispettosi, specie tra un punto e l’altro, per questo ho rifiutato il loro saluto alla fine, ma non voglio creare nessun caso”.
Dopo 3 domande, non regge lo stress e mentre un collega sta formulando la quarta, china il capo mettendosi una mano davanti alla faccia, silenziosa. La responsabile delle interviste le si avvicina, capisce il momento e l’accompagna fuori, chiedendoci di rimanere seduti ai nostri posti. Mentre attraversa la sala principale dedicata alle interviste, sono evidenti le sue lacrime e gli occhi arrossati. Dopo 60 secondi torna ed è più sciolta, ma quando si passa alle domande in spagnolo, le viene chiesto se le abbia fatto più male la sconfitta o come si è sentita in campo. Con nuove lacrime trattenute a fatica, risponde telegrafica con un filo di voce: “La sconfitta”.
Un momento intenso e certamente apprezzabile, un lato squisitamente umano che raramente si vede nelle conferenza stampa spesso fonti di banalità e poche frasi di rilievo.