Raramente la vittoria di uno Slam da parte di un tennista, specie quando questo tennista è tra i più titolati che abbiano mai imbracciato una racchetta, può essere così legata al nome e all’impresa di un altro giocatore. Ma nonostante la grandezza dell’impresa di Roger Federer, che il 7 giugno 2009 conquistava il suo primo e unico Roland Garros, proprio l’avversario sconfitto in finale finiva per consegnarsi alla storia come il primo artefice di quel successo. Era stato infatti Robin Soderling a spezzare l’incredibile e quasi inquietante dominio di Rafael Nadal sui campi di Parigi sconfiggendolo agli ottavi di finale. Neanche il più fervido dei detrattori o il più esaltato dei tifosi svedese sarebbe stato in grado di prevederlo.
E invece è successo, mentre Roger Federer continuava a fare quello ininterrottamente gli si vedeva fare dal 2005: arrivare in fondo al torneo e attendere, inesorabile, la batosta per mano dello spagnolo. Ma dopo tre finali consecutive perse a causa del giovane diavolo di Manacor, Federer avrebbe potuto giocarsi il primo atto finale sullo Chatrier contro un avversario diverso. Dopo essere sopravvissuto ai cinque set contro Tommy Haas agli ottavi di finale e a quelli contro del Potro in semifinale, quando l’odore di una finale finalmente “giocabile” si era fatto troppo forte per lasciare che si allontanasse.
6-1 7-6(1) 6-4. Tre set in controllo, con qualche concessione alla fisiologica tensione per un traguardo ormai a portata di mano. Poi la gioia, il bacio alla coppa, il 14esimo trofeo Major della sua carriera. Ne sarebbero arrivati altri quattro, l’ultimo particolarmente inaspettato. Ma il sapore della prima e unica vittoria nella tortuosa gimcana parigina rimane difficile da eguagliare.