“C’è un tempo per ogni cosa, ora sono pronta”
Sapeva di potercela fare, Maria. Quell’anno aveva già vinto Stoccarda e Roma. Lei che sul rosso non si sentiva più “like a cow on ice”. Qualche giorno prima dell’inizio del Roland Garros disse: “Per domare quella superficie bisogna essere più maturi. Maturi per correre, per scivolare, andare in difesa, per essere cattivi. Ora lo sono”.
Arrivò a Parigi da favorita e la clamorosa sconfitta di Serena con l’eroe di un giorno Virginie Razzano le spianò la strada. Cadantu, Morita, Peng, Strycova, Kanepi, una semifinale raggiunta senza colpo ferire. Fu così anche la semifinale con Petra Kvitova. Tutto funzionava alla perfezione nel tennis di Masha.
L’ultimo grande ostacolo di Sara Errani è Maria Sharapova, scrivevano i giornali italiani a ventiquattro ore dall’atto conclusivo. Sognavano di ripetere quanto fatto due anni prima da Francesca Schiavone. Andò diversamente. 6-3 6-2 in un’ora e ventinove minuti. Un match senza storia, come gli altri d’altronde.
Nove anni dopo Serena Williams, un’altra tennista era riuscita a completare il Career Grand Slam. La decima donna della storia del tennis a centrare l’impresa.