Il tennis sa raccontare storie che sorprendono. Qualificati che vincono tornei, lucky loser che non smettono di essere lucky e arrivano fino in fondo, Dudi Sela che prende una sedia per abbracciare Karlovic. Ci fu persino una finale nel lontano 1981 che si giocò metà su terra battuta e metà su carpet, e consacrò vincitore quello che pochi minuti prima del cambio di superficie sembrava spacciato. Ma scavando negli anfratti degli aneddoti tennistici, ce n’è uno che vale la pena di essere incordato. Accadde nel corso della Coppa Davis 1976, quella che noi italiani ricordiamo sempre con piacere perché alla fine l’abbiamo sollevata tra polemiche e volèe proibite. Prima del Cile – che giunse in finale senza giocare, per il rifiuto dell’URSS di ospitare l’incontro – battemmo l’Australia in semifinale con un sofferto 3-2, grazie al punto decisivo di Panatta. Come ci era arrivata l’Australia in semifinale?
Aggiudicandosi la propria finale zonale, come avevano fatto Italia (Europa, zona A), URSS (Europa, zona B) e Cile (Zona americana). L’Australia competeva nel raggruppamento asiatico, e raggiunse la finale contro la vicina Nuova Zelanda. Le due nazionali divise da un paio di stelle nelle bandiere si sfidarono nel week end dal 27 al 29 febbraio, o quantomeno iniziarono a sfidarsi. Quel che accadde sull’erba di Brisbane fu che sul punteggio di 2-1 in favore dell’Australia la pioggia si prese la scena. Non un pezzetto, tutta. E siccome l’acqua non voleva saperne di fermarsi, il quarto incontro fu rinviato.
Magari al giorno successivo, si potrebbe pensare. Al peggio alla settimana successiva. In realtà trascorsero esattamente 113 giorni prima che le ostilità potessero riprendere. I vari impegni soprattutto a carico del terzetto australiano (Ross Case, John Newcombe e Tony Roche) imposero un rinvio senza precedenti nella storia della Coppa Davis. Condito da un’altra bizzarria. Quattro mesi dopo, il 18 giugno, la sfida tutta oceanica si sarebbe conclusa sempre sull’erba, sì, ma di Nottingham. Regno Unito, praticamente dall’altra parte del pianeta: a 11 meridiani e oltre 16000 km di distanza.
Per la cronaca John Newcombe battè Brian Fairlie 8-6 5-7 11-9 6-3 in tre ore e mezza di gioco. L’Australia chiuse la finale con il punteggio di 3-1 e andò a sfidare l’Italia. Il resto è storia che conoscete.