Wimbledon: tabellone maschile – tabellone femminile
La settimana che anticipa il Major più prestigioso della stagione prevedeva due piccoli ATP 250, un più importante Premier nel circuito femminile e i tornei di qualificazione a Wimbledon. Anche se i nostri numeri 1, Fognini e Vinci, nonché la nostra migliore giocatrice sull’erba, Giorgi, hanno preferito riposarsi in vista dei Championships – come gli inglesi chiamano il torneo di Wimbledon – qualche conferma è arrivata da questa sette giorni. Partiamo dalle negative: Paolo Lorenzi (sconfitto da Radu Albot, tennista non tra i primi 100 ATP, da lui battuto 10 giorni prima sulla terra di Caltanissetta) e Sara Errani (alla seconda eliminazione consecutiva nelle quali di un torneo su erba) non hanno un tennis congeniale per potersi esprimere a livelli buoni sui prati, come del resto i loro record in carriera sulla superficie già testimoniavano.
Le conferme positive arrivano invece da due veterani: soprattutto da Andreas Seppi, lo scorso lunedì uscito dalla top 100, per la prima volta dal luglio 2007. Il bolzanino è arrivato in semifinale giusto un anno dopo dall’ultima volta, guarda caso sempre sull’erba (Nottingham 2016, perse da Johnson). Non è la prima volta che scriviamo che per numeri di piazzamenti (ha vinto un torneo, Eastbourne nel 2011, raggiunto una finale in un ATP 500, Halle due anni fa, oltre ad essere giunto agli ottavi a Wimbledon nel 2013) e, soprattutto, per rapporto di vittorie-partite giocate è il miglior giocatore italiano su erba nell’era Open. Con questo successo, Andreas, che dopo Wimbledon si prenderà una pausa dal circuito per la terapia a cui periodicamente deve sottoporsi per preservare l’anca, conquista importanti punti per rientrare tranquillamente tra i primi 100 e soprattutto ritrova un po’ di fiducia dopo i deludenti risultati che anche sull’erba aveva raccolto nel 2017 (secondo turno a S’Hertogenbosh, eliminato nelle quali ad Halle). Anche Francesca Schiavone conferma di non aver perso l’inerzia positiva di forma che aveva trovato in primavera: a Eastbourne perde contro Peng, ma nel turno decisivo delle quali, a 37 anni compiuti, si è tolta la mai banale soddisfazione di sconfiggere una top 30 come Lauren Davis. Un bravo va anche a Thomas Fabbiano, già vincitore di 3 Challenger nel 2017, il quale, dopo la finale di due settimane fa sull’erba di Nottingham nel torneo di analoga categoria, questa settimana a Eastbourne, nell’ esordio assoluto su questa superficie nel circuito maggiore, si toglie la bella soddisfazione di arrivare al secondo turno e di far soffrire uno specialista come Johnson. Infine, anche le quali di Wimbledon ci offrono, con l’accesso in tabellone di altri due tennisti, due piccoli sorrisi: il primo viene da Bolelli, alla seconda qualificazione consecutiva in uno Slam. Simone, ormai 31enne, conferma di essere pronto a tornare dove, quando sta bene fisicamente, ha mostrato di poter stare tranquillamente, ovvero ampiamente nei primi 100. La seconda viene da un tennista non più giovanissimo, Simone Travaglia (il marchigiano ha 25 anni) ma dalla carriera ancora molto breve, a causa di diversi infortuni che lo hanno rallentato: dopo la vittoria del Challenger di Ostrava a maggio, senza punti da difendere nella seconda parte del 2017, si può senz’altro sperare che il tennis italiano possa assistere ad un nuovo ingresso di un suo giocatore nella top 100 ATP.
Partiamo nel ripercorrere quello che i nostri giocatori hanno fatto dal più brillante, Andreas Seppi che, perdendo nel giro di due settimane i 90 punti dei quarti di Halle e gli altrettanti della semifinale di Nottingham conquistati nel 2016, è arrivato alla prima edizione dell’Antalya Open, nuovo ATP 250, essendo per la prima volta dopo 10 anni fuori dai primi 100 del ranking ATP (non accadeva dal luglio 2007). Forse, questa situazione è stata per lui uno shock positivo, vedendo come in Turchia per la prima volta da Melbourne abbia vinto tre partite consecutive. Al primo turno il bolzanino ha affrontato Kamil Majchrzak, 279 ATP, 21enne tennista polacco proveniente dalle qualificazioni: dopo aver vinto facilmente il primo set con un facile 6-2 in 28 minuti ed aver subito brekkato il suo avversario, Andreas si è poi distratto, facendosi trascinare al tie-break, portato a casa, assieme alla partita, dopo 74 minuti complessivi di partita con un netto 6-2 7-6(1). Una vittoria di maggiore valore tecnico, contro un avversario che l’aveva sconfitto in 3 dei 4 precedenti, è stata quella ottenuta dal bolzanino contro Janko Tipsarevic, 61 ATP.
Seppi aveva sconfitto il coetaneo serbo solo in occasione di uno dei successi più belli della sua carriera, la vittoria del titolo ad Eastbourne nel 2011, non a caso su un prato verde. In Turchia, dopo una per lui consueta partenza lenta, costatagli il primo set, è stato bravo a raddrizzare la partita con un break al terzo gioco del secondo parziale, portando il match al terzo. In questo frangente, il tennista nato a Caldaro (BZ), dopo avere annullato una delicatissima palla break nel sesto gioco, ha strappato il servizio a Tipsarevic nel nono gioco ed ha poi chiuso il match nel game successivo, portando a casa il primo quarto di finale del 2017 (non gli accadeva dallo scorso ottobre, quando arrivò tra gli ultimi 8 ad Anversa). Una curiosità: nel tennis, le statistiche dicono molto, ma non tutto e quelle di questo match sono esemplificative in tal senso. Il serbo è stato migliore nel bilancio ace-doppi falli (+14 , invece che + 6), nella percentuale di prime (65% contro 57%), e nelle percentuali di punti vinti sia con la prima di servizio che con la seconda (rispettivamente, 79% e 60%, piuttosto che 75% e 56%), ma ha perso l’incontro. Nei quarti l’allievo di Max Sartori ha trovato dall’altra parte della rete Radu Albot, già sconfitto in due set da Andreas al primo turno di Miami, nell’unico precedente, in una delle poche vittorie stagionali che hanno fatto seguito agli ottimi Australian Open dell’altoatesino. Ad Antalya, per fortuna del tennista azzurro, non è andata differentemente: una pessima percentuale di conversione in punti a proprio favore con la seconda di servizio (43%), non è bastata a mettere in discussione l’esito del match. Andreas ha convertito l’87% dei punti serviti quando entrava la prima e questo lo ha aiutato anche nell’unico momento di difficoltà, sul 4 pari del secondo, quando, dopo aver vinto facilmente il primo (è stato avanti anche di due break), si è trovato a dover annullare due pericolose palle per far andare a servire per il set il moldavo. Una volta scampato questo pericolo, si è arrivati senza più sussulti (saranno le uniche palle break del parziale) al tie-break, dominato dall’altoatesino, capace di conquistare una semifinale nel circuito dopo esattamente un anno (Nottingham, quando perse da Steve Johnson) al termine di 1 ora e 49 minuti di partita, vinta con lo score di 6-4 7-6 (3). L’appuntamento con la prima finale dopo due anni (l’ultima è stata quella di Halle 2015, persa contro Federer) è però stato rimandato.
Contro Adrian Mannarino, 62 ATP, tennista erbivoro (i prati sono l’unica superficie sulla quale in carriera, nel circuito maggiore, il transalpino ha una percentuale di successi sopra il 50%), sconfitto però in 3 dei 5 precedenti da Andreas (1-1 sull’erba) vi è stato purtroppo poco da fare. Il 29enne mancino francese, sfruttando un ben differente rendimento con la seconda ( 63% contro il 40% di Andreas) ha portato a casa, dopo aver vinto il primo set sfruttando nel game d’apertura la partenza diesel dell’azzurro e dopo aver recuperato nel secondo parziale da 0-2, l’accesso alla terza finale della sua carriera con un duplice 6-4 in 92 minuti.
Ad Antalya vi era pure il nostro numero 2, Paolo Lorenzi, il quale, forte del suo best career ranking, 33 ATP, era seconda testa di serie del tabellone turco: si trattava di un’ottima occasione per migliorare il pessimo record (3 vittorie – 15 sconfitte) in carriera del toscano sull’erba. Purtroppo non è andata bene e Paolo ha confermato la scarsa attitudine del suo gioco con i prati in erba. Esentato dal primo turno in virtù del suo stato di secondo “favorito” del seeding, negli ottavi, era opposto a Radu Albot, 116 ATP, lo stesso tennista che Seppi al turno successivo, come abbiamo raccontato, avrebbe sconfitto senza patemi e che Paolo due settimane prima aveva liquidato nell’unico precedente, sulla terra di Caltanissetta, con un duplice 6-4. In Turchia, invece, il toscano, che ha ceduto 4 dei suoi 9 turni di battuta, non è riuscito ad esprimersi ed il moldavo ha avuto facilmente la meglio col punteggio di 6-3 6-4 in 1 ora e 21 minuti di partita.
A Eastbourne, dove dopo due anni nei quali la location era stata spostata a Nottingham, un solo azzurro, Thomas Fabbiano, ha preso parte all’Aegon International, tradizionale torneo di preparazione a Wimbledon che si disputa nel Devonshire Park, il maggiore parco della cittadina marittima inglese. Il pugliese, sino a questa settimana, non aveva mai giocato in carriera un torneo nel circuito maggiore sull’erba, ma, due settimane fa nel Challenger di Nottingham, aveva mostrato una buona predisposizione al tennis sui prati, arrivando in finale e sconfiggendo specialisti come Groth o Stakhovsky o importanti prospetti come Shavopalov. A Eastbourne Thomas è dovuto passare per le quali, dove al primo turno ha sconfitto Andres Molteni, 29 enne argentino al 683°posto del ranking ATP, sconfitto con un nettissimo duplice 6-1 in 46 minuti di gioco; al secondo, invece, ha avuto la meglio sul 33enne tennista di Taiwan, Ti Chen, 264 ATP, mandato a casa in 65 minuti di partita con un pesante 6-1 6-4. Nel tabellone principale, il nostro giocatore ha incontrato un altro qualificato, il doppista (88 nella specialità) croato Franko Skugor, 304 ATP, contro il quale aveva vinto 4 dei 6 precedenti, considerando anche quelli nel circuito minore. Il primo confronto sull’erba è stato vinto piuttosto agevolmente da Thomas, che ha servito intelligentemente con alte percentuali la prima (79%), perdendo una sola volta il servizio nel corso dell’incontro, che poteva scivolargli di mano, quando nel decimo gioco del primo set, nel quale col servizio a favore ha avuto un set point, si è fatto brekkare. Una volta vinto il tie-break del primo parziale, la partita è andata in discesa ed è bastato un solo break per poi chiudere incontro con lo score di 7-6(5) 6-4 in 1 ora e 45 minuti. La prova migliore Thomas l’ha però fornita al secondo turno contro Steve Johnson, 31 ATP, tennista erbivoro (l’anno scorso ha vinto a Nottingham uno dei due titoli in carriera e l’erba è la superficie sulla quale ha la migliore percentuale di successi nel circuito). Contro il 29enne statunitense, Fabbiano ha mostrato di poter giocare su questa superficie a buoni livelli, mettendoci anche le consuete doti agonistiche: sotto di un set e sul 3-5 e servizio, ha annullato un match point ed infilato una serie di 4 giochi consecutivi che ha portato il match al terzo. Nel decisivo parziale, un break subito nel settimo gioco ha regalato il match a Johnson dopo 2 ore e 17 minuti di partita col punteggio di 6-3 5-7 6-4, ma l’azzurro è uscito a testa alta per aver fatto partita pari contro uno specialista come lo statunitense, uscito dal campo con un bilancio ace – doppi falli di +14 (15-1), a differenza dell’azzurro che ha servito 1 ace ma commesso anche 1 doppio fallo.
Sempre a Eastbourne, si è disputato anche il Premier WTA, torneo storico e prestigioso del calendario femminile (vinto da campionesse come Chris Evert, Virginia Wade, Lindsay Davenport, Kim Clijsters, Caroline Wozniacki, Marion Bartoli e, per ben 11 volte, da Martina Navratilova) al quale però solo un’azzurra ha preso parte quest’anno nel tabellone di singolare, Francesca Schiavone. La milanese partecipava per la nona volta in carriera all’Aegon International, ma, per entrare nel tabellone principale, è dovuta passare per le quali, dove è stata molto brava nel turno decisivo a eliminare la testa di serie numero 1 del tabellone cadetto, la 23enne statunitense Lauren Davis, 29 WTA, col punteggio di 6-3 0-6 6-1 in 1 ora e 45 minuti, dopo aver avuto facilmente la meglio nel turno inaugurale sulla wc locale Harriet Dart, 277 WTA, con un duplice 6-2 in 1 ora e 28 minuti. Una volta superate le quali, la Leonessa, che non ha mai amato giocare sull’erba (sebbene abbia raggiunto a Wimbledon i quarti nel 2009 e gli ottavi nel 2012, sui prati ha un bilancio in carriera nel circuito maggiore di 38 vittorie e 42 sconfitte) ha trovato semaforo rosso davanti alla 31 enne cinese Shuai Peng, 38 WTA, contro la quale aveva vinto 3 dei 5 precedenti, sebbene datati (il più recente risaliva al 2011). A Eastbourne Francesca ha rimpianti soprattutto per come ha servito (1 ace e 10 doppi falli, 24% di punti vinti con la seconda) e per come si è lasciata scappare di mano il secondo set, che conduceva 4-2: un filotto di 4 giochi consecutivi da quella condizione di punteggio ha portato alla vittoria la cinese 6-3 6-4 in 1 ora e 33 minuti. All’Aegon International anche un’altra italiana, Sara Errani, ha provato ad entrare nel tabellone principale passando per la porta di servizio delle quali, ma la sua incompatibilità con i prati (solo due terzi turni a Wimbledon, 14-23 bilancio vittorie-sconfitte su erba in carriera) l’ha penalizzata sin dal primo turno, nel quale ha perso contro la 25enne paraguaiana Virginia Cepede Royg, 90 WTA, che ha avuto la meglio in 74 minuti di partita col punteggio di 6-1 6-2.
Questa,però, era pure la settimana dedicata alle qualificazioni del terzo Slam dell’anno, Wimbledon, ed una folta pattuglia di tennisti italiani si è recata a Londra per tentare di accedere al tabellone principale. Una spedizione composta, quantitativamente con gli stessi numeri dell’ultimo Roland Garros, da ben 12 ragazzi (Alessandro Giannessi, Simone Bolelli, Federico Gaio, Stefano Napolitano, Andrea Arnaboldi, Riccardo Bellotti, Lorenzo Giustino, Luca Vanni, Gianluigi Quinzi, Stefano Travaglia, Salvatore Caruso e Matteo Donati) e due ragazze (Martina Trevisan e Jasmine Paolini). Dai prati di Roehampton, dove si svolgono le qualificazioni, due uomini hanno ottenuto il visto per accedere al main draw: Simone Bolelli e Stefano Travaglia. Il 31enne bolognese, rientrato nel circuito a febbraio dopo otto mesi di inattività forzata, dovuta soprattutto alla convalescenza post-operazione al ginocchio sinistro effettuata lo scorso luglio, già era stato molto bravo a qualificarsi al Roland Garros un mese fa, dove aveva anche superato un turno eliminando Mahut. A Londra, nonostante sia attualmente 312 ATP, avvalendosi del ranking protetto per poter partecipare alle quali, è riuscito a qualificarsi al suo 30°Slam ed 8° Wimbledon, Major dove si è tolto alcune delle più belle gioie della carriera, come le vittorie su Stan Wawrinka e Fernando Gonzalez. Simone ha sorpassato come primo ostacolo Sam Groth, 187 ATP, 7-6(3) 2-6 11-9 in 2 ore e 30 minuti di partita, confermando così i due precedenti sempre nelle quali di RG e Wimbledon (nel 2014). Al secondo turno ha avuto la meglio sulla 28° testa di serie, Adrian Menendez- Maceiras, 145 ATP (1-1 i precedenti), eliminandolo in 1 ora e mezza di gara con un duplice 6-4. Infine, nel terzo e decisivo turno, che a Wimbledon si gioca al meglio dei 3 set su 5, Bolelli ha ottenuto il pass per il tabellone principale eliminando il 29enne portoghese Pedro Sousa, 153 ATP, con un netto 6-2 6-3 6-2 in 90 minuti di partita.
Molto bella la storia di Stefano Travaglia, che un anno fa, nel pieno della convalescenza dall’infortunio alla schiena che gli aveva fatto saltare la prima parte del 2016, di questi tempi era fuori dai 500 ATP. Era solo l’ultimo degli infortuni che hanno rallentato la crescita del 25enne tennista nato ad Ascoli Piceno: ora sembra aver trovato finalmente continuità e fiducia. Sensazioni confermate dalla vittoria a maggio del Challenger di Ostrava, la prima nella sua carriera in un torneo di questa categoria, dall’ attuale classifica (155 ATP) -suo best career ranking- e, soprattutto, da questo primo accesso nel tabellone principale di un Grande Slam. Per riuscirci, Stefano ha prima eliminato, confermando i due precedenti, nel derby azzurro di primo turno, Salvatore Caruso, 198 ATP, col punteggio di 6-3 7-5 in 1 ora e 30 minuti; poi ha avuto la meglio, in quel che era un confronto inedito, sul 20enne francese Quentin Halys, 139 ATP, eliminato con lo score di 7-5 6-0 in 72 minuti di partita. Infine, il marchigiano, nell’ultimo turno è venuto fuori alla grande da una lunga battaglia con il canadese Peter Polansky, 127 ATP e 15°testa di serie del tabellone delle quali, sconfitto dopo 3 ore e 16 minuti- e solo al decimo match point a favore- con il punteggio di 6-4 4-6 3-6 6-4 6-4.
Tra le donne, nessuna è riuscita ad arrivare ai prati di Church Road: il maggiore rammarico è sicuramente sul groppone di Jasmine Paolini (Trevisan è stata sconfitta al primo turno), che all’esordio ha sconfitto facilmente 7-5 6-2 in 1 ora e 39 minuti la wc locale Eden Silva, 594 WTA, per poi cedere alla croata Jana Fett, 144 WTA, dopo non aver sfruttato due match point sul 5-4 e servizio del terzo set. L’azzurra ha purtroppo capitolato e così la Fett è risultata vincitice dopo 1 ora e 56 minuti con lo score di 6-0 1-6 7-5.