D. Medvedev b. [5] S. Wawrinka 6-4 3-6 6-4 6-1 (Gabriele Ferrara)
Grande vittoria per Daniil Medvedev, che gioca il miglior match della sua giovane carriera (è nato nel febbraio 1996) ed elimina in quattro set Stan Wawrinka, recente finalista al Roland Garros e testa di serie numero 5 dei Championships. Medvedev conferma di essere in grandissima ascesa (12 mesi fa era addirittura n.228), mostrando una personalità forte ma tranquilla, alla base dell’ottima gestione mentale della sfida. Male Wawrinka, apparso svogliato, poco concentrato su come creare problemi al rivale.
Il match inizia male per il campione di Losanna, che nel quinto game regala il break con quattro errori che, alla fine, gli costano il set. Medvedev ottiene moltissimo con la prima di servizio (21/25), forzando spesso anche la seconda. Perso il primo 6-4, Stan cerca di alzare il ritmo, ma anche di variare il gioco e di venire a prendersi qualche punto a rete, tentando anche di fornire all’avversario palle molto basse dalla parte del dritto del russo. Lo svizzero, forse alle prese con un piccolo problema al ginocchio, riesce a portare la contesa in parità vincendo il secondo 6-3 (meraviglioso il rovescio lungolinea che gli dà il break sul 4-3), ma nel terzo Medvedev sale notevolmente di rendimento. Il russo, infatti, è devastante dal lato sinistro quando deve accelerare su una palla sotto l’altezza delle ginocchia – talvolta giocandolo addirittura dall’angolo sinistro “à là Paire” – peraltro mostrando una buona sensibilità quando varia il gioco da quella parte. Dopo aver salvato due palle break sul 2-1, Wawrinka si distrae nella seconda metà del decimo game, in cui commette tre errori in manovra che gli costano il set: 6-4 Medvedev.
Nella quarta frazione di gioco il numero 49 ATP toglie nuovamente la battuta allo svizzero, che si fa sorprendere da un ottimo lob di rovescio, subendo poi il break dopo un dritto in avanzamento e un passante di rovescio di Medvedev. Nel gioco successivo Daniil si trova sotto 15-30, ma risolve la situazione con due servizi vincenti e uno splendido drop shot. Adesso Wawrinka non ci crede più, gioca ogni punto molto in fretta e perde il servizio un’altra volta (incredibile la volée di rovescio sotterrata in rete sul break point). Medvedev si dimostra a proprio agio anche in una situazione inedita per lui e trema solo per pochi istanti e alla fine riesce ad archiviare la vittoria più bella della sua vita in 2 ore e 13 minuti. Al prossimo turno sfiderà Bemelmans.
[4] R. Nadal b. J. Millman 6-1 6-3 6-2 (Giacomo Capra)
Poco più di una passeggiata di salute l’esordio di Rafa Nadal ai Championships. Il campione spagnolo si è imposto lasciando solo sei game all’australiano John Millman, 28enne numero 137 del mondo ma ex numero 60. Primo confronto in assoluto tra i due. Parte subito forte il campione del Roland Garros brekkando a 15 nel primo game. Il giocatore di Brisbane fatica tremendamente per riuscire a tenere il servizio nel terzo gioco e di lì in poi Nadal non concederà più nulla salendo 5-1 e chiudendo con il terzo break del set grazie a un bel dritto in contropiede sull’ultimo punto. Nel secondo parziale dopo essere salito sul 3-1 Rafa concede inaspettatamente il controbreak all’avversario con un gratuito di rovescio. Tuttavia la superiorità mostrata in campo dal maiorchino è tale che non fatica a strappare nuovamente la battuta subito dopo e a condurre in porto il set senza ulteriori complicazioni. Tutto liscio per Nadal nel terzo e ultimo parziale. Sotto 4-1, Millman ha una reazione d’orgoglio riuscendo a rimontare uno dei due break di svantaggio grazie a un bel passante che trova l’incrocio delle righe sulla palla break. L’iberico però ancora una volta rimette subito le cose a posto nel game successivo salendo 5-2 prima di chiudere comodamente il match appena dopo. John Millman, nonostante il passaporto australiano, dimostra di non essere propriamente un tennista da erba. È stato infatti palese nell’incontro odierno come si muovesse piuttosto male su questa superficie, oltre a non avere un servizio abbastanza valido per pensare di fare partita con Nadal. Lo spagnolo, trovandosi contro un giocatore che non aveva i mezzi per metterlo in difficoltà, ha potuto giocare a braccio sciolto mettendo a segno una notevole quantità di vincenti e testare il proprio tennis sui prati di Wimbledon in attesa di incontri più probanti. Il secondo turno lo vedrà impegnato contro lo statunitense classe ‘89 Donald Young, attuale numero 43 del ranking. Due i precedenti, entrambi giocati ad Indian Wells (2008 e 2015) ed entrambi favorevoli a Rafa che si è imposto in due set in tutte e due le occasioni.
[1] A. Murray b. [LL] A. Bublik 6-1 6-4 6-2 (Lorenzo Dicandia)
La prima volta da Sir e la prima volta da numero uno e prima testa di serie. Andy Murray ha sognato a lungo, probabilmente da sempre, di ritrovarsi a questo punto della carriera. Quello che, però, presumibilmente non immaginava era di arrivarci in uno dei più precari stati di forma attraversati negli ultimi anni. Il campione uscente sta infatti attraversando un periodo di appannamento dovuto, secondo alcuni, ad un senso di appagamento che lo ha pervaso al raggiungimento del tanto agognato primato in classifica, e secondo altri semplicemente a dei problemi fisici, ora all’anca ora altrove, che ne minano il rendimento prestativo. La notizia, giunta appena ieri, della seconda gravidanza della moglie Kim, può forse aiutare a distogliere la mente dalla responsabilità avvertita di dover difendere il titolo da numero uno. E la possibilità di perderlo, quel numero uno tanto agognato, potrebbe anche magari alleggerire l’animo dello scozzese. Il primo incontro, che funge come da tradizione da apertura del campo centrale di Wimbledon, è contro il lucky-loser ventenne Sasha Bublik, numero 134. Bublik, membro estroverso della categoria di giovani rampanti, ribattezzata dall’ATP “NextGen”, è alla prima partecipazione a Wimbledon e alla seconda in uno Slam, dopo il secondo turno raggiunto in Australia agli inizi dell’anno. Questa è anche la quarta volta nel tabellone di un torneo dei grandi. Per il resto, tante sconfitte nei tabelloni di qualificazione, 8 ad essere precisi. Dalla sua c’è una certa indifferenza nei confronti dei primi: contro i top 20 ha finora un bilancio di due vittorie, contro Bautista Agut e contro Pouille, proprio agli AO, e zero sconfitte.
Sir Murray va subito in difficoltà nel primo gioco, trovandosi a dover annullare due palle break e a compiere improvvise corse verso la rete, chiamato dalle palle corte del kazako. Bublik inizia baldanzoso, facendo vedere quel mix di tocco e potenza che è la sua croce e delizia, regalandogli alle volte grandi colpi e altre del caos difficile da governare. Nel quarto gioco, il kakazo mette giù tre doppi falli, quasi che si fosse scordato dei suggerimenti avuti qualche mese fa proprio da Murray, e con un attacco a rete scellerato suggella un gioco horribilis che lo condanna ad inseguire. Murray, dal canto suo, è solido e concreto, certo più abituato a questo teatro. Bublik continua a perdersi in doppi falli e in scelte avventate che, in mezz’ora esatta, lo costringono a subire un parziale di 6 a 1. Murray scappa anche ad avvio di secondo set, non sfruttando poi delle palle per il doppio break. L’unico momento di difficoltà, nella parte scozzese del campo, arriva proprio in chiusura di set. Due smorzate, una vincente del kazako e una sbagliata di Murray, e una risposta vincente di Bublik sul 5-4 servizio Murray, portano il ventenne alle prime palle break dall’inizio dell’incontro. Andy le cancella con fermezza e si porta poi a set point con un delizioso passante incrociato di dritto in corsa, non il primo. Il numero uno chiude così anche il secondo set, sei giochi a quattro. Murray solidissimo sia da fondo che nelle sortite a rete, Bublik l’opposto. Sull’1-0 del terzo set, con un break già in favore dello scozzese, frutto dell’ennesimo doppio fallo del kazako, arriva la nuvola passeggera che interrompe il gioco sul solo campo centrale. Il tempo di un gioco e nuovamente arriva la pioggia. Dopo trenta minuti si ricomincia, per quanto la musica non cambi. Andy deve ancora annullare una palla break, aiutato nell’occasione dall’avversario, colpevole di un errore banale su un semplice passante, prima di involarsi senza troppi patemi verso la vittoria, 6-1 6-4 6-2 in un’ora e quarantacinque. Murray ha destato una buona impressione, specialmente se confrontata con quella fornita al Queen’s. Bublik è sembrato ancora un po’ confuso dal ricco bagaglio a disposizione. Questa sarà comunque un’esperienza utile per il futuro. Andy troverà ora Dustin Brown, in una partita sicuramente divertente e potenzialmente pericolosa.
P.H. Herbert b. [20] N. Kyrgios 6-3 6-4 rit. (Pietro Scognamiglio)
Dura soltanto due set l’avventura a Wimbledon di Nick Kyrgios, costretto al ritiro dopo aver perso i primi due set contro Pierre-Hugues Herbert. Il numero 20 del mondo alza subito bandiera bianca, tormentato dai guai all’anca che l’avevano mandato ko al Queen’s. Il francese, campione in carica di doppio e 69 del ranking, centra così in scioltezza il passaggio al secondo turno per il quarto anno consecutivo. In un’ora di partita, Kyrgios arriva immediatamente a pentirsi della scelta di non marcare visita ai Championships. Il linguaggio del corpo appare rivedibile sin dalle prime battute: le gambe sono troppo coperte per la temperatura (circa 19 gradi), ma soprattutto la mobilità risulta estremamente ridotta. La regola del servizio regge fino al break che vede Herbert portarsi 5-3, con l’australiano che butta via un 40-15 e molla il set. Kyrgios si aggrappa alla prima per accorciare il gioco, imbraccia il bazooka per impedire la risposta di fioretto ma il piano partita d’emergenza continua a scricchiolare. Herbert ha l’intelligenza tattica per enfatizzare al massimo le difficoltà dell’avversario: servizio non potentissimo ma agli angoli, gioco corto ingestibile per un giocatore zavorrato a fondo campo. La sliding door del secondo set è il break del 4-3 per il francese, che arriva dopo un cambio campo in cui Kyrgios addirittura non torna sulla sedia per evitare di raffreddarsi. Quando serve per il set, Herbert chiude i conti con imbarazzante facilità (6-4) toccando la doppia cifra con gli ace. Il francese certo non spara missili, ma le sue traiettorie ampie pugnalano chi fa fatica a rimanere in piedi. Kyrgios in campo non ci tornerà più, dopo aver giocato la carta della disperazione chiedendo aiuto al fisioterapista. Herbert al secondo turno se la vedrà contro Paire e mercoledì, insieme a Mahut, inizierà la difesa del titolo di doppio contro Gonzalez/Young.
[7] M. Cilic b. P. Kohlschreiber 6-4 6-2 6-3 (Manuel Dicorato)
Tutto facile per Marin Cilic che, grazie ad un tennis di pregevole fattura, supera l’ostico primo turno che la sorte gli aveva regalato e vola al secondo turno. Primo set di livello assoluto sul Campo 2, dove i servizi la fanno da padrone. Cilic fa la partita colpendo la palla sistematicamente con i piedi dentro il campo ma Kohlschreiber nei propri turni di battuta si cava d’impaccio sopratutto con la diagonale di rovescio. La prima palla break dell’incontro arriva nel decimo gioco ed è fatale al tedesco: un suo errore col fido rovescio spezza l’equilibrio e consegna al campione degli US Open 2014 il primo set. Nel secondo set la qualità della partita cala sensibilmente, soprattutto a causa di Kohlschreiber che, nel quarto gioco viene brekkato da un gran passante del più quotato avversario. Il secondo break che certifica il 6-2 del secondo parziale arriva nell’ottavo gioco. Nel terzo set si torna all’equilibrio iniziale ma, ancora una volta, Kohlschreiber cede sulla distanza e per Cilic è un gioco da ragazzi trovare prima il break nell’ottavo gioco, poi il pass per il secondo turno nel game successivo. Un altro tedesco, Florian Mayer, sarà l’avversario della testa di serie numero 7 nella giornata di mercoledì.
[30] K. Khachanov b. A. Kuznetsov 7-6(4) 2-6 6-3 1-6 6-2 (Riccardo Sozzi)
Karen Khachanov vince il suo primo match nel tabellone principale di Wimbledon, alla sua prima volta da testa di serie in uno Slam, battendo il suo connazionale Andrej Kuznetsov dopo una dura battaglia di due ore e mezza. Il derby russo comincia in maniera molto altalenante: che nel tennis di entrambi il gioco di volo non sia un punto chiave lo si capisce fin dai primi scambi, rare le discese a rete ed ancor più rare le volée vincenti, che vengono salutate con scroscianti applausi dal pubblico (tra cui va segnalata la presenza del connazionale Andrey Rublev). Non riuscendo quindi a spuntarla con questi mezzi, i due si danno battaglia nel modo a loro più consono, con lo scambio da fondo nel tentativo di trovare il vincente per primi. Il risultato è migliore di quanto si immagini, i vincenti sono di ottima fattura e il pathos che generano è pienamente motivato. Ma in questo modo è difficile valutare una vera differenza tecnica, entrambi giocano molto bene e alla fine la testa diventa il vero ago della bilancia. Non appena uno dei due stacca un attimo la spina, l’avversario ne approfitta per spingere e mettere distanza, e questo succede dal secondo set in poi. Con questo andazzo è inevitabile che a giovarne sia Khachanov, che può contare non solo su una inerzia favorevole, ma anche su una maggiore potenza nei propri colpi rispetto a Kuznetsov, che deve necessariamente cercare di lavorare più “ai fianchi” del suo avversario. Il quinto set non fa eccezione, e dopo il quarto dominato da Kuznetsov, è Khachanov a prendere in mano le redini del gioco riuscendo ad essere più incisivo rispetto al suo avversario eccessivamente falloso. Una distrazione gli fa perdere un break di vantaggio, ma il successo è solo rimandato. Ora al prossimo turno lo attende il vincente della sfida tra Thiago Monteiro e Andrew Whittington, con quest’ultimo l’unico precedente nel 2014 al Futures di Taipei, vinto proprio dal russo.
K. Anderson b. [31] F. Verdasco 2-6 7-6(5) 7-6(8) 6-3 (Giovanni Vianello)
Un primo turno, a giudicare dal ranking, molto equilibrato ha visto Kevin Anderson prevalere per tre set a uno su Fernando Verdasco, t.d.s. 31, con il sudafricano che ha così realizzato un piccolo upset. I precedenti ufficiali recitavano 3-2 in favore dello spagnolo, ma si era verificata anche una vittoria del sudafricano in Hopman Cup a pareggiare virtualmente i conti. A conferma dell’equilibrio tra i due giocatori, l’unico precedente a livello di Slam (in Australia nel 2013) terminò al quinto set e vide trionfare Anderson. Il primo set vede Verdasco vincere. Dopo quattro game alla pari, lo spagnolo diventa imperioso e fa sua la frazione 6-2. Il secondo set è molto più equilibrato, Anderson si fa più sicuro al servizio e Verdasco invece perde qualcosa della consistenza del primo set. Il parziale termina al tie-break, arrivato dopo una breve pausa per delle lievissime precipitazioni. Il tie-break parte con tre mini-break consecutivi, poi Anderson si aggiudica il gioco decisivo 7-5 chiudendo con quattro ace consecutivi. A questo punto un altro scroscio interrompe il match, questa volta per circa mezz’ora. Anche il terzo set si decide al tie-break, che vede Verdasco sprecare quattro set-point di cui due col servizio a disposizione ed infine è Anderson a portarsi due set a uno avanti in un gioco decisivo durato 18 punti (10-8 l’esito). Nel quarto set Anderson trova il primo break del match sul servizio di Verdasco portandosi prima 4-2 e poi 5-3, chiudendo infine col servizio a disposizione il quarto set 6-3. La partita è vissuta di un contrasto di stili, da una parte il tennis manovrato di Verdasco, dall’altra l’uno-due con servizio e dritto di Anderson. Al prossimo turno per il sudafricano il nostro Andreas Seppi.
[PR] J. Janowicz b. [WC] D. Shapovalov 6-4 3-6 6-3 7-6(2) (Raoul Ruberti)
Durante le due settimane di torneo, l’All England Lawn Tennis Club non è mai meno che stracolmo. La fitta siepe di spettatori lungo i due lati lunghi del Court 7, tuttavia, segnalava grande interesse per l’incontro in corso. E pensare che né Jerzy Janowicz né Denis Shapovalov – erano loro i protagonisti – avrebbero avuto la classifica per prendere parte all’edizione 2017 dei Championships, se non fosse stato per il ranking protetto del primo e per una wild card offerta al secondo. Il canadese tornava a Wimbledon da campione in carica, sia pure del torneo junior, ma il suo passaggio al livello successivo è durato appena quattro set: Janowicz lo ha battuto in un incontro equilibrato, piacevole sebbene a tratti nervosetto, guidato ma non dominato dal servizio (tre i break, tutti nella prima metà del set). Alla fine, nonostante quasi il doppio dei vincenti e circa il quadruplo degli ace, le traiettorie lancinanti di Shapovalov hanno ceduto al peso di palla e all’inamovibilità del polacco dagli occhiali a specchio. A stabilire il vincitore sono stati anche gli errori, o meglio ancora le situazioni in cui essi sono arrivati: Shapovalov rimpiangerà i break concessi – tanti i dritti fuori bersaglio, tre consecutivi nel servizio perso nel terzo set – più di quelli mancati, spesso senza colpe. L’esperienza che sta nel nascondere lo sbaglio tattico o la steccata dentro un game vinto in modo poco appariscente, e non il contrario, Denis avrà tempo di acquisirla, visto che da appena diciottenne era il più giovane tra i 128 del tabellone. Dal canto suo Janowicz, semifinalista a Wimbledon 2013 e (brevemente) ex top 15, era giunto a Londra in uno stato lontano da quello della mezza impresa: questo, per lui, è stato il primo incontro Slam vinto dal Roland Garros del 2015, al quale erano seguiti sei major a secco di successi. Dopo un buon match giocato tutto d’anticipo, contro Jaziri o Pouille dovrà alzare la qualità degli occasionali colpi “lenti” (i risultati di back e palle corte non sono sempre stati pari a quelli sperati). Intanto però un secondo turno è già qualcosa.
[12] J.W. Tsonga b. [WC] C. Norrie 6-3 6-2 6-2 (Jacopo Bartalucci)
Sfida impari ma di grande fascino tra la tds n.12, il trentaduenne transalpino Jo-Wilfried Tsonga e la ventunenne wild card di casa Cameron Norrie. Entrambi, con qualcosa da festeggiare: il primo il centocinquantesimo gettone di presenza, il secondo il debutto assoluto in una prova dello Slam. E un po’ l’emozione, un po’ la caratura dell’avversario – due volte semifinalista a Church Road (2011 e 2012) e attuale dieci del mondo – non si può certo dire sia stato un esordio da tramandare ai posteri quello del ragazzino britannico (nato a Johannesburg da padre scozzese e madre gallese), il cui tennis attuale, o almeno quello esibito oggi, si è rivelato assolutamente non all’altezza del palcoscenico più prestigioso del circuito. Servizio poco incisivo – seconda tutt’altro che mortifera – e un peso di palla decisamente insufficiente per poter dar fastidio a uno Tsonga (zero le palle break concesse dal francese in tre set condotti senza il minimo rischio) che qui, del resto, al primo turno non ha mai perso con nessuno e che quest’anno, ha già messo in cascina la bellezza di tre titoli (Rotterdam, Marsiglia e Lione), dimostrando al mondo che la paternità lo ha reso un giocatore migliore sotto tutti i punti di vista, certamente più bravo e maturo a gestire un fisico imponente e un tennis esplosivo. Ad attendere il francese il vincente tra Lu e il nostro Bolelli: auspicare possa trattarsi di Simone, ovviamente, pare il minimo.
[Q] R. Bemelmans b. [WC] T.Haas 6-2 3-6 6-3 7-5 (Matteo Guglielmo)
Terzo atto di giornata sul campo numero 16 è la sfida tra il qualificato belga Bemelmans e la wild-card Tommy Haas. Questa partita, oltre ad essere il primo turno in uno Slam, porta con sé un significato speciale: potrebbe essere l’ultima del campione tedesco sui prati londinesi. Il primo set è condizionato dai troppi errori di Haas che si lamenta più volte verso il suo angolo (dov’era presente anche Thomas Hogstedt per l’intero parziale) di non ‘sentire bene’ la palla. Eccezion fatta per il secondo set, la maggiore solidità del belga fa la differenza e con discreta facilità Bemelmans vola sul vantaggio di 2 set a 1. Il quarto set è un’autentica battaglia che alla fine vede trionfare il giocatore proveniente dalle qualificazioni. L’ex numero 2 del mondo paga le tante opportunità non sfruttate (addirittura due set points nel quarto parziale) al contrario dell’avversario che si è mostrato cinico nei momenti importanti. Il numeroso pubblico presente negli spalti del campo 16 e nei corridoi dell’ All England Club ha supportato fino all’ultimo punto il veterano di Amburgo che però non è riuscito a mettere in campo il suo gioco migliore. Nonostante la prestazione abbastanza deludente di oggi, Tommy Haas lascia il torneo tra l’ovazione dei presenti e soprattutto con tanti bellissimi ricordi come la semifinale del 2009. Il tedesco si è da sempre contraddistinto come uno dei migliori interpreti di questa superficie grazie allo splendido rovescio ad una mano e la rarissima capacità di lettura tattica del match. L’addio a questi campi non può non portare ad un senso di malinconia in tutti gli appassionati di tennis che il prossimo anno non vedranno più un incredibile campione solcare il palcoscenico più prestigioso al mondo. L’affetto dei tifosi che lo segue costantemente però è sicuramente l’augurio più bello che ci possa essere per un nuovo capitolo della sua vita. Buona prestazione comunque di Bemelmans che ,per ovvie ragioni, ha giocato un ruolo ‘secondario’ in questo match. Al secondo turno il belga affronterà il NextGen Medvedev, artefice dell’eliminazione del numero 3 del mondo Stan Wawrinka.
Gli altri incontri (Michele Trabace)
Avanza senza problemi Roberto Bautista Agut, tds 18, il quale si sbarazza in tre set di Andreas Haider-Maurer. Lo spagnolo vince agevolmente i primi due parziali per 6-3 e 6-1, poi in vantaggio 3 a 2 il match viene interotto dalla pioggia, ma alla ripresa chiude anche il terzo per 6-2. Prossimo impegno contro Gojowczyk. Qualche grattacapo in più per Lucas Pouille, numero 14 del seeding e campione qualche settimana fa a Stoccarda, che supera Malek Jaziri al termine di una battaglia durata oltre tre ore: Il primo set è a favore proprio di Jaziri al tie break, poi il francese ribalta con un doppio 6-4 per poi chiudere con un altro tie break questa volta vincente, proiettandosi al secondo turno contro Janowicz. Un altro vincitore di un titolo su erba in questa stagione (‘s-Hertogenbosch) è Gilles Muller, qui accreditato della sedicesima testa di serie, il quale soffre solo un set contro Marton Fucsovics: 7-5 nel primo, mentre gli altri due parziali sono in pieno controllo del lussemburghese con il punteggio di 6-4 6-2 e nel prossimo impegno troverà Rosol. Steve Johnson, tds 26, rispetta il pronostico vincendo in tre set con il punteggio di 6-4 7-5 6-3 contro Nicolas Kicker. Partita pazzesca tra Ivo Karlovic, numero 21 del seeding, e Aljaz Bedene: la spunta quest’ultimo dopo più di 4 ore grazie ad un solo break in tutto l’arco del match arrivato al quattordicesimo gioco del quinto set con una risposta vincente scagliata in lungolinea; gli altri parziali sono stati vinti tutti al tie break con il croato che ha vinto il primo e il terzo, ma Bedene è riuscito a rispondere prendendosi il secondo e il quarto fino a trovare un’entusiasmante vittoria per 8-6, che permette al britannico di staccare il pass per il secondo turno, dove ad attenderlo ci sarà Dzumhur. Passano il turno Benoit Paire e Dustin Brown, i quali entrambi vincono in quattro set rispettivamente contro Rogerio Dutra Silva e Joao Sousa. Al prossimo turno Paire troverà il suo connazionale Herbert (giustiziere di Kyrgios), mentre Brown affronterà Murray magari su quel Centrale che due anni fa fu il teatro della sua grande vittoria contro Nadal.
Risultati:
[30] K. Khachanov b. A. Kuznetsov 7-6(4) 2-6 6-3 1-6 6-2
N. Basilashvili b. C. Berlocq 6-4 7-6(3) 6-1
J. Janowicz b. [WC] D. Shapovalov 6-4 3-6 6-3 7-6(2)
[12] J.W. Tsonga b. [WC] C. Norrie 6-3 6-2 6-2
D. Brown b. J. Sousa 3-6 7-6(5) 6-4 6-4
P.H. Herbert b. [20] N. Kyrgios 6-3 6-4 rit.
B. Paire b. R. Dutra Silva 6-4 3-6 7-6(10) 6-4
[Q] S. Bolelli b. Y.H. Lu 6-3 1-6 6-3 6-4
T. Monteiro b. [Q] A. Whittngton 4-6 6-3 7-6(4) 7-6(5)
[24] S. Querrey b. T. Fabbiano 7-6(5) 7-5 6-2
[18] R. Bautista Agut b. A. Haider-Maurer 6-3 6-1 6-2
[1] A. Murray b. [LL] A. Bublik 6-1 6-4 6-2
D. Young b. D. Istomin 5-7 6-4 6-4 4-2 rit.
K. Anderson b. [31] F. Verdasco 2-6 7-6(5) 7-6(8) 6-3
[Q] S. Stakhovsky b. J. Benneteau 6-3 7-6(8) 2-6 6-2
[9] K. Nishikori b. M. Cecchinato 6-2 6-2 6-0
[14] L. Pouille b. M. Jaziri 6-7(5) 6-4 6-4 7-6(2)
A. Seppi b. N. Gombos 6-2 3-6 6-2 6-1
[Q] P. Gojowczyk b. M. Copil 7-6(5) 2-6 6-3 6-1
[4] R. Nadal b. J. Millman 6-1 6-3 6-2
D. Dzumhur b. R. Olivo 6-2 6-0 6-1
[28] F. Fognini b. D. Tursunov 6-1 6-3 6-3
A. Bedene b. [21] I. Karlovic 6-7(5) 7-6(6) 6-7(7) 7-6(7) 8-6
J. Vesely b. [Q] I. Marchenko 6-1 4-6 4-6 7-5 6-1
[Q] L. Rosol b. H. Laaksonen 4-6 7-5 6-3 6-4
[16] G. Muller b. [WC] M. Fucsovics 7-5 6-4 6-2
[7] M. Cilic b. P. Kohlschreiber 6-4 6-2 6-3
[Q] R. Bemelmans b. [WC] T.Haas 6-2 3-6 6-3 7-5
F. Mayer b. V. Troicki 6-1 rit.
D. Medvedev b. [5] S. Wawrinka 6-4 3-6 6-4 6-1
R. Albot vs F. Bagnis 4-6 6-4 7-6(9) sospesa
[26] S. Johnson b. N. Kicker 6-4 7-5 6-3
Wimbledon: Kvitova si sente a casa. Vika in rimonta, out Genie
Wimbledon, italiani: con Giorgi non ci si annoia. Bolelli sì, Fabbiano e Cecchinato no
Wimbledon, italiani: sicuri Fognini, Schiavo e Seppi. Vinci, dolore e sconfitta