Più onesti di così si muore. Ma quel che ha detto, ripetuto e ribadito Bernard Tomic dopo aver perso da Mischa Zverev (6-4 6-3 6-4) il fratello più anziano dei due Zverev, non l’avevo mai sentito dire da nessun tennista al mondo. E nemmeno nei giorni di peggior depressione e frustrazione. “Non so perché ma mentre giocavo mi sentivo un po’ come se … – pausa – mi fosse venuto a noia di giocare…”. Un giornalista lo provoca: “Hai pensato allora a restituire i soldi?” “Quali soldi?” “Quelli del primo turno”. E Tomic aggressivo: “Beh, se chiedi a Federer di restituire 500 milioni di dollari, lo farebbe oppure no?” “Ma tu hai detto che eri stufo lì sul campo?” “Lavoriamo tutti per i soldi. A 34 anni magari li darò in beneficienza. Se lo farà Roger lo farò anch’io! Sì, se lo faranno Roger, Novak e tutti loro lo farò anch’io, nessun problema”.
Poi qualche domanda dopo Tomic confessa: “È dura, ho 24 anni, sono venuto sul circuito a 16/17. Sono stato in giro un sacco di tempo e mi sento super-vecchio, anche se non lo sono. È il mio ottavo Wimbledon o il nono, è dura trovare delle motivazioni… sul campo non riuscivo a trovarle”. Poi dirà anche: “Ho ancora 10 anni davanti, si dovrebbe rispettare lo sport ma io… non lo rispetto abbastanza. Tutti questi anni mi hanno fatto pagare dazio… per me oggi vincere un torneo, giocare bene non mi soddisfa più… Non me ne potrebbe fregare di meno perdere al primo turno o raggiungere gli ottavi all’US Open. È tutto uguale. So solo che posso giocare 10 anni e dopo questa carriera non dovrò più lavorare. Penso che per Nick (Kyrgios) sia la stessa cosa… noi siamo giocatori diversi.”
E dopo: “A volte ho voglia di lavorare, altre no. Certe volte gioco bene e batto giocatori buoni… sono arrivato fra i primi 20 a 19 anni e a 20, mi divertivo, ma ora è un saliscendi, ora su e ora giù”. Un giornalista gli dice di aver saputo che un collega australiano ha suggerito di togliergli il passaporto aussie e lui ribatte: “Deve essere uno che per stare su un computer guadagna 50 dollari l’ora!”. Il sospetto che la gente che ha pagato il biglietto non lo apprezzi dapprima non lo sfiora: “Non è che io non dia il mio meglio… mi sono arrabbiato con me stesso perché sbagliavo e steccavo delle palle… Ferrer è diverso da me ovviamente”.
Poi però ammette: “Mi sento un po’ in colpa, forse avrei potuto giocare 4 o 5 set, ma lui giocava bene e io in modo orribile… non riuscivo a trovare il mio ritmo”. Mah, che dire, sembra matto come un cavallo anche perché si contraddice mille volte. Una cosa è certa: lui e David Ferrer non si assomigliano nemmeno un po’.