Prima di tutto, come ti senti? Cosa è successo alla fine di quel set?
Niente di che per fortuna. Sono cose che a volte capitano in campo e io non ho saputo gestire la situazione. Purtroppo non ho iniziato bene nel terzo set, il che mi è costato molte energie. Dopo era dura farla girare.
Quanto è stato difficile alla luce della tua esperienza, rientrare così in fretta dopo sei mesi di assenza?
Nessuno può immaginare quanto lavoro e fatica mi sia costato riuscirci e per questo sono forse più delusa del solito. Ma d’altro canto è stato splendido essere qui. Era il mio obiettivo riuscirci e l’ho raggiunto. Così da un lato dentro di me mi sento grata per avere avuto la possibilità di giocare, ma dall’altro sono triste per aver dovuto uscire così presto.
Abbiamo iniziato a credere nelle fiabe e quindi che tu avresti potuto vincere il torneo. Ti sei mai detta che avresti potuto farcela?
No, per nulla. Avevo detto che non mi sentivo favorita e non ho mai pensato al titolo. Forse a Birmingham è stata una fiaba ma io so di dover ancora lavorare tanto. Mi mancano i sei mesi. Devo fare più incontri e allenarmi molto. Ci sono ancora alcune cose sulle quali devo lavorare per tornare come prima ed è ciò che intendo fare.
La Brengle ha una strana meccanica di servizio. Non sembra una battuta rapida. Come si gestisce? È complicato risponderle?
Avete ragione, è una battuta lenta e ciò può a volte metterti in difficoltà poiché non siamo più abituate a queste velocità. Io lo sapevo e per questo entravo in campo e cercavo di colpire bene con la risposta, che oggi funzionava bene. Non mi pare di essere andata male con la risposta. Ma è un servizio insidioso. Ha un taglio a uscire con rotazione laterale sul quale non riesci a colpire dei vincenti e che le dà modo poi di comandare il gioco. Però abbiamo fatto molti scambi lunghi sui quali alla fine spesso commettevo un errore gratuito e questo non è mai bello.
Qual è la più grande emozione che porti con te dopo queste settimane trascorse a Parigi e sui campi in erba?
Sono felice che sia finita, francamente. Voglio dire che è stata dura e ora mi sento svuotata. Conosco il mio corpo, non sono al massimo, ma mentalmente sono lieta che sia finita. Da un lato è stata una fiaba, ma dall’altro è stato molto faticoso. Ho bisogno di guardare avanti e concentrarmi sui prossimi tornei. So di poter giocare su tutte le superfici e ciò è bello. Speravo di poter giocare più a lungo qui. Ma almeno così posso prepararmi per ciò che verrà dopo.