[4] R. Nadal b. [30] K. Khachanov 6-1 6-4 7-6(3) (da Londra, il nostro inviato Luca Baldissera)
Non ci sono precedenti fra Rafael Nadal (31 anni, 2 ATP) e il giovane russo Karen Khachanov (21 anni, 34 ATP), che scendono in campo sul mitico Centre Court mentre gli ultimi colleghi della stampa inglese, delusi per l’eliminazione di Heather Watson, lasciano i loro posti in tribuna sperando di rifarsi più tardi con Andy Murray opposto a Fabio Fognini. Noi, con simpatia e sportività s’intende, speriamo che il loro pomeriggio si concluda peggio di come è iniziato, ovviamente, ma è ora di occuparsi del campione del Roland Garros e del recente semifinalista di Halle.
Pronti, via con Rafa al servizio, e inizia da subito una pioggia di dritti vincenti scoraggiante per Karen, che non riesce a rispondere abbastanza profondo, nè a servire in modo abbastanza incisivo. Lo spagnolo è entrato in partita a mille all’ora, e si nota in particolare una grande solidità alla battuta, sempre spinta, sempre alla ricerca del punto. Senza praticamente dare il tempo all’avversario di capire cosa stia succedendo, Nadal brekka al secondo e al quarto gioco, e quando sul 4-0 in suo favore commette tre errori di dritto e uno di rovescio regalando un controbreak a Kachanov, l’impressione è che sia uno di quei passaggi a vuoto che capitano quando le partite scorrono via talmente facili da farti scendere inconsciamente di intensità. Il momento di distrazione rimane infatti estemporaneo, l’ennesimo drittone con cui Rafa va 0-40 e tre palle per brekkare per la terza volta suscita l‘ooh collettivo del pubblico, il rovescio lungo di Karen decreta il 5-1 e virtualmente la fine del primo parziale. Nadal serve costantemente sopra le 120 miglia, piazza un ace centrale a 125 (201 kmh), e si prende un 6-1 francamente spaventoso per sicurezza e autorità. Il giovane russo ha sbagliato molto, certo, però sono spesso errori derivanti dall’affanno dell’essere sempre, costantemente sotto pressione.
Sono passati 21 minuti, Khachanov è già pronto a servire per iniziare il secondo set, non sembra una buona idea accelerare le operazioni vista la rapidità con cui gli stanno sfuggendo di mano i punti e i game. Si pensava di assistere a una partita di contenimento e contratacco da parte dello spagnolo, invece il bombardiere in campo è lui. Dalla tribuna stampa, sull’angolo alla sinistra dell’arbitro Lahyani si possono valutare bene le traiettorie in altezza, e i colpi di Nadal sono belli filanti e impattati pieni, nulla a che vedere con i topponi da terra rossa, lo avevamo visto diverse volte impegnarsi in allenamento nell’entrare sulla palla liftando di meno. Si salva ancora da palla break Karen nel game d’apertura, così come nel terzo (bravo, con un ace centrale), ma una seconda opportunità concessa due punti dopo si rivela fatale, siamo a inizio secondo set ma il dritto che vola lungo al russo ha già il sapore della resa. Rafa tiene in scioltezza e sale 3-1, poi finalmente vediamo un bel game di servizio tenuto con autorità da Khachanov. Adesso sembra esserci un minimo di equilibrio in campo, almeno quando è alla battuta Karen, ma di possibilità per rientrare nel set il russo non ne vede fino al 3-4, quando sul servizio di Rafa si issa ai vantaggi (passante non difficile fallito dallo spagnolo), sempre che arrivare al “deuce” possa essere definito una chance. Rafa non si scompone, martella e spinge, sale 5-3, e nel game successivo un grande attacco di dritto lo manda a set point, annullato con il servizio dal russo, che sempre tirando a tutta la battuta, non ha altro modo di rimanere a galla, accorcia sul 4-5. Si diverte pure, Nadal, a chiudere il secondo set con una “veronica” tenendo a zero la battuta, siamo 6-1 6-4 in un’ora e 8 minuti senza un minimo momento in cui lo spagnolo non sia stato in pieno controllo del gioco.
Si vede qualche scambio divertente a inizio terzo set, come un pallonetto-contropallonetto in contropiede messo a segno da Karen, che giustamente prova a crederci ancora e tira servizio e dritto a tutto braccio: non può fare altro per non venire travolto. Sul 2-2 un erroraccio con il dritto in avanzamento di Khachanov regala palla break a Nadal, ma il russo spinge senza paura e annulla, per poi salire 3-2. Onestamente bravo Karen a non “sciogliere” vista la situazione, le qualità le ha e si vedono, ma sta affrontando un impegno ancora fuori dalla sua portata. Qualità che si esprimono soprattutto nel drittone, con cui martella tutto quello che può; la “mano” in avanti e sulle palle basse è ancora ruvida, al contrario di quella di Rafa, che quando spara il dritto per poi accarezzare la stop-volley è uno spettacolo prima tecnico che agonistico. Ma sul 4-3 per il russo, dal nulla, o meglio da un paio di scambi in pressione che Nadal si fa colpevolmente sfuggire lasciando l’iniziativa a Khachanov, arriva una palla break, annullata da un falso rimbalzo sulla seconda palla, fortunato qui Rafa. Ma Karen si è acceso, sta dando giustamente tutto, ne conquista un’altra con un dritto lungoriga dopo uno scambio di botte pazzesche: gli sfugge anche questa, ne ha una terza grazie al gratuito di Rafa, e la fortuna sorride ancora a Nadal salvato da una chiamata errata corretta da Hawk-Eye quando Khachanov aveva sparato la palla sulla riga esterna. Tiene poi lo spagnolo per il 4-4, ma gli è andata bene.
Il russo è entrato in ritmo, e sale 5-4 senza problemi, lo imita Rafa che non avrà certo voglia di correre altri rischi inutili, 5-5. Ancora un ottimo game di servizio, che fa solo aumentare dal punto di vista del russo i rimpianti per il modo in cui gli era sfuggito il break poco prima: 6-5 per lui, ma come detto il ragazzo ha personalità e braccio, si è scrollato di dosso la tensione dell’esordio su questo campo e contro questo avversario. Va 15-30 a due punti dal set, e poi 30-40, set point per lui. Qui ci vuole un gran Rafa, e un gran Rafa c’è: drop shot perfetto a cancellare il set point, poi una bella volée, però un doppio fallo lo tiene ancora sulla parità, bell’equilibrio in campo, Karen risponde bene e picchia. Ma ecco l’intelligenza di Rafa: in difficoltà negli scambi contro le bordate di Khachanov, va a rete lui, chiude un’altra bella volée, e si prende il tie-break. Da applausi un altro tocco di fino dello spagnolo, drop shot fintato spettacolare: Nadal va sopra di un minibreak, poi super-rovescio diagonale chiuso, siamo in dirittura d’arrivo. Passantone di dritto, e gli ottavi di finale sono raggiunti. Lo attende l’attaccante puro Gilles Muller: precedenti 4-1 Rafa, ma l’unico successo per il lussemburghese è arrivato proprio qui a Wimbledon nel 2005.
[18] R. Bautista Agut b. [9] K. Nishikori 6-4 7-6(3) 3-6 6-3 (Michelangelo Sottili)
Roberto Bautista Agut ottiene la sua seconda vittoria in carriera contro un top ten in uno Slam, dopo quella contro del Potro a Melbourne nel 2014. A farne le spese è Kei Nishikori, numero 9 del mondo e del seeding, che lo aveva sempre battuto nelle quattro precedenti sfide ma nessuna sull’erba, superficie su cui il ventinovenne spagnolo vanta la miglior percentuale di vittorie, mentre è decisamente ostica per il giapponese. Con l’arbitro Pascal Maria che si fa subito notare per due ottimi overrule sulla riga lontana, i due scambiano molto vicini alla linea di fondo, nascosti dal cappellino e con lo stesso logo sul piatto corde: resta lo swing del dritto per distinguerli. Ed è proprio il dritto a decidere il primo parziale, precisamente quello semplicissimo sbagliato da Kei in uscita dal servizio che regala il set point subito sfruttato da Bautista. Gli scambi da fondocampo sono intervallati da qualche pittino, dopo una smorzata giapponese, che magari si conclude con un colpo no-look tra gli applausi convinti. Il tie-break inizia con Michael Chang che osserva preoccupato il linguaggio del corpo giapponese e finisce sul 3 pari quando due dritti spagnoli squarciano il campo avversario per il mini-break decisivo. Nove palle break su nove annullate da Bautista finora, temperatura che si avvicina ai 30°.
Nishikori cerca timidamente di alzare il livello e, all’ottavo gioco, si procura la decima opportunità di brekkare Roberto che scivola sul contropiede avversario e cade rovinosamente; si rialza, ma perde quel game e i successivi tre. Dopo un’altra caduta, lo spagnolo decide di aver già regalato abbastanza: con un passante di rovescio tirato da molto lontano e uno dei suoi classici, pulitissimi dritti vincenti lungolinea, si riprende il break. Un Nishikori nervoso salva con il servizio la palla del 2-4 dopo aver ricevuto due warning (violazione di tempo e abuso di racchetta), ma non quella del 3-5. Bautista non trema e approda agli ottavi dove troverà Marin Cilic (2-1 i precedenti per il croato), sempre che rispetti il pronostco contro Steve Johnson.
[7] M. Cilic b. [26] S. Johnson 6-4 7-6(3) 6-4 (Alberto Prestileo)
Marin Cilic approda agli ottavi di finale di Wimbledon battendo senza troppi patemi Steve Johnson, numero 31 del mondo e testa di serie numero 26, 6-4 7-6 6-4. Una buona partita giocata dal croato che è sceso in campo con grande concentrazione e con poca voglia di rimanere a lungo in campo, nonostante un calo di tensione significativo tra il finale del secondo e l’inizio di terzo set. L’ex vincitore degli US Open 2014, sul 5-4 e servizio nel secondo parziale, si fa strappare la battuta dall’americano, allungando così il match di almeno una ventina di minuti. Sì perché Johnson, da lì in avanti, gioca con fiducia, costringendo prima l’avversario ad un tie-break e poi portandosi avanti 2-0 nel terzo set. Il gigante Marin riesce però a tornare subito in partita, riportando il risultato in parità sul 2-2 e brekkando poi di nuovo l’avversario, veleggiando agevolmente verso gli ottavi di finale.
B. Paire b. J. Janowicz 6-2 7-6(3) 6-3 (Antonio Ortu)
Giocassi sempre così, Benoit! Con una fantastica prestazione, Paire ha avuto la meglio in tre set su uno spento Janowicz, raggiungendo la seconda settimana ai Championships per la prima volta in carriera. Il numero 46 ATP ha ancora dimostrato di saper tirar fuori il meglio dal suo fenomenale braccio quando mette concentrazione in campo. Jerzy si è visto infilare da ogni parte del campo, ma non è riuscito a far valere il suo gioco erbivoro, anche perché ha servito male per tutto l’incontro. Oggi Benoit sfidava il polacco per la quarta volta, battuto poche settimane fa in due set in quel di Stoccarda ai quarti. L’incontro è di sicuro quello che promette più fuochi d’artificio tra quelli in programma oggi. Infatti il campo 18 è tutto esaurito e anche sopra la terrazza dell’All England Club un cospicuo numero di spettatori si affaccia per vedere a confronto talento sopraffino e forza bruta.
Il primo turno di battuta a rischio è il primo di Paire, che è costretto ad annullare tre break point mentre cerca di rodare la palla corta. Scampato il pericolo, il francese inizia a tirar fuori assi dalla manica a ripetizione. Sul 2-2 trova il break con un lob vellutato, che gli apre la strada verso la conquista del primo parziale. Dopo aver brekkato una seconda volta, Benoit con un dritto choppato al volo (!) ottiene il 6-2 in meno di mezzo’ora. Nel secondo parziale Janowicz alza il numero di prime palle in campo e riesce a limitare i danni, pur concedendo due pericolose palle break nel nono gioco, prontamente cancellate con due punti di potenza. Il drop shot è sicuramente l’arma in più del francese quest’oggi, che gli permette anche di annullare un set point sul 5-6 e poi di raggiungere il tie-break. Con servizio e rovescio, fa suo anche il secondo parziale, vincendo il tie-break 7 punti a 3. C’è poco da fare per JJ, che nonostante soli due errori non forzati nel set, si ritrova con la testa sott’acqua. Nemmeno in un game dove tira una serie di comodini in risposta per guadagnarsi tre palle break riesce a strappare il servizio all’avversario nella terza partita. Il break nell’ottavo game porta Paire al servizio per la vittoria e, stavolta con alcuni dritti poderosi, si porta agli ottavi di finale dopo 1 ora e 43 di gioco. Sono 63 i vincenti del francese, che ha giocato un match d’autore, condito anche da una buona prova alla battuta. Così non si può dire per Jerzy, ma per lui è stato ad ogni modo il torneo della rinascita, che lo ha riportato a discreti livelli nel Tour maggiore. Benoit attende il vincente del match di giornata, Murray-Fognini.
[24] S. Querrey vs [12] J.W. Tsonga 6-2 3-6 7-6(5) 1-6 6-5 sospesa (Andrea Ciocci)
Chi non ricorda quel leggiadro peso massimo, nome da atollo e faccia da Cassius Clay, schiantare un incredulo Rafa Nadal nella semifinale degli Australian Open 2008? Così si presentava Jo-Wilfried Tsonga da Le Mans al tennis che conta. Avrà forse un po’ tradito le attese scaturite da quell’exploit. Ma la spettacolare battaglia contro un degnissimo Querrey, sospesa per oscurità sul 6-5 al quinto per l’americano, è uno di quei picchi che ti fanno dimenticare cadute come la clamorosa sconfitta al primo turno al Roland Garros. Un avversario ostico, Sam (chiedere a Djokovic), come dimostra l’unico confronto fra i due ai Championships, vinto dal francese per 14-12 al quinto, tre anni fa.
Si parte con Tsonga che cerca di muovere il gioco, mirando a dare palle di peso e soprattutto altezze diverse al gigante californiano. Le cui notevoli ribattute, però, gli procurano sul 2-2 il primo break dell’incontro. Un’altra fantastica risposta di dritto in allungo e Sam va a servire per il set. Gli estemporanei chip and charge del transalpino avranno strappato qualche applauso, ma l’ovazione finale tocca all’americano. Mezz’ora per un 6-2 in cui non ha perso un punto quando ha servito la prima palla. La qualità sale nella seconda frazione, parallelamente al calare degli errori non forzati del francese. Finalmente si scambia di più, per la gioia dei montatori di highlight. Sul 4-3 arriva una battaglia di rovesci che manda Querrey fuori giri. Sam perde il servizio e consegna il set all’avversario. Il match non ha scelto ancora un padrone, ma il body language del francese tradisce una certa stanchezza, soprattutto mentale. Ciò nonostante, è difficile stabilire chi stia vincendo ai punti. Giusto che a spezzare la parità sia il tie-break. Un gioco a tolleranza zero, imposto da un Querrey perfetto. A deciderne l’esito è un solo dritto inside-in di Tsonga finito appena largo. Tutt’altro che demoralizzato, il francese si fa prendere da uno dei raptus agonistici che lo hanno reso uno dei giocatori più godibili del circuito. In versione Fast and Furious, a forza di vincenti si porta sul 4-1 in una manciata di minuti. Querrey non fa in tempo a sorprendersi che il set si chiude sul 6-1. Nella partita decisiva camminano in parallelo la preoccupazione di perdere il servizio e quella di non vedere la conclusione del match per l’oscurità. Sia come sia, i due sono incollati alla partita. Ma sul 6-5 per il californiano, Tsonga chiede che la partita venga sospesa. Alla fine il convitato di pietra, l’odiato buio, si prende la ribalta e rimanda il tutto a domani. E chissà se stanotte, Sam e Jo-Wilfried decideranno in sogno un esito diverso da quel 14-12 di tre anni fa.
Gli altri incontri (Matteo Orlandi)
Gilles Muller supera in tre set la resistenza di un generoso Aljaz Bedene e approda per la prima volta in carriera al quarto turno dei Championship, dopo una prova di grande solidità. Troppo centrato il lussemburghese, nel momento migliore della sua carriera che prosegue spedito la sua campagna su erba, dopo il trionfo all’Hertogenbosh e la semifinale al Queens, battuto solo da Cilic. Bedene, sospinto dal pubblico mattiniero del Campo 2 si aggrappa al match più che puó ma la sua è una partita a rincorrere: dopo uno scambio di break e controbreak, lo sloveno naturalizzato inglese riesce ad annullare due set point sul proprio servizio e trascinare il parziale al tie break che viene peró gestito senza troppi problemi da Muller. Il secondo set si apre con il break di Bedene, che peró nel game fiume successivo butta via la chance e cede di nuovo il servizio. Muller alza a poco a poco il rendimento al servizio e diventa inavvicinabile per l’avversario. Il secondo set si chiude con un break decisivo sul 5-5 e nel terzo c’è poca storia: il numero 16 del seeding prende subito il break e non c’è più nulla da fare. Tre set a zero e primo Manic Monday per il mancino lussemburghese che lunedì proverà a mettere in difficoltà Nadal.
Nel tardo pomeriggio Kevin Anderson raggiunge la sua vittoria numero 50 negli Slam e conquista per la seconda volta il quarto turno a Londra (nel 2014 venne sconfitto da Murray). Il sudafricano regola in tre set tiratissimi Ruben Bemelmans, proveniente dalle qualificazioni. Impeccabile al servizio e chirurgico nei due tie break, Anderson ha avuto un unico momento di pausa nel terzo set, cedendo il servizio per l’unica volta nel match e portando il belga a servire per il set: ma Bemelmans non sfrutta la chance e crolla nel tie break. Rimane un gran torneo per il belga, che torna nei primi 100: per Anderson quarto turno contro Querrey o Tsonga.
Risultati:
[16] G. Muller b. A. Bedene 7-6(4) 7-5 6-4
[18] R. Bautista Agut b. [9] K. Nishikori 6-4 7-6(3) 3-6 6-3
[7] M. Cilic b. [26] S. Johnson 6-4 7-6(3) 6-4
B. Paire b. J. Janowicz 6-2 7-6(3) 6-3
[4] R. Nadal b. [30] K. Khachanov 6-1 6-4 7-6(3)
K. Anderson b. R. Bemelmans 7-6(3) 6-4 7-6(3)
[1] A. Murray b. [28] F. Fognini 6-2 4-6 6-1 7-5
[24] S. Querrey vs [12] J.W. Tsonga 6-2 3-6 7-6(5) 1-6 6-5 sospesa
Wimbledon: Fognini lotta ma perde gli ultimi 5 game. Murray in 4 set
Wimbledon: Giorgi spreca, passa Ostapenko
Wimbledon: Azarenka non si ferma, ora c’è Halep. Out Cibulkova