Nonostante le critiche, le multe e gli sponsor che fuggono, Bernard Tomic non si scusa e non si pente. Infatti, dopo i comportamenti antisportivi durante la sconfitta al pio turno di Wimbledon contro il tedesco Mischa Zverev e le susseguenti dichiarazioni tanto sincere quanto discutibili, il tennista australiano continua a dare prova di arroganza e menefreghismo in un’intervista alla testata di Melbourne Herald Sun.
“Non vi piaccio ma c’è gente che si sogna di avere quello che io ho a 24 anni”, dichiara il n.59 del ranking ATP direttamente dagli Stati Uniti dove si sta prendendo una vacanza ben poco meritata, “Se non vi piaccio non mi interessa. Tornate a sognare la vostra auto o la casa dei sogni mentre io le compro”. E in effetti Tomic ultimamente non ha badato a spese, acquistando una villa nella Gold Coast, vicino a Brisbane, da 3,5 milioni di dollari e una Lamborghini gialla da 430mila dollari. Dall’alto degli oltre 7 milioni di dollari in montepremi guadagnati in carriera e dei remunerativi contratti di sponsorizzazione, questi lussuosi sfizi sembrano assolutamente consoni e legittimi. Tuttavia, il Daily Mail ha sottolineato come parte delle ricchezze di Tomic derivino anche dal continuo supporto della federazione australiana. Infatti, pare che fino al 2015, il 24enne nato a Stoccarda abbia accumulato circa 5 milioni di dollari in finanziamenti per la sua carriera sportiva.
A beneficiare di queste risorse e dei ricavi del figlio è anche il padre e allenatore John, che nel 2013 fu arrestato dalla polizia spagnola per aver rotto il naso allo sparring partner del figlio. Tuttavia pare che nemmeno lui, non proprio un esempio di buone maniere, riesca a giustificare l’atteggiamento strafottente e l’ostentazione della ricchezza di Bernard. “È mio figlio, gli voglio bene, ma mi vergogno per come si sta relazionando con la sua professione”, afferma l’ex tassista di origine croata. “Non è una bella cosa quella che sta facendo. Non sostengo il suo comportamento, specialmente in uno Slam unico come Wimbledon. Bisogna rispettare e seguire le regole, bisogna lavorare duro. Si deve dare il 100 per cento e spingersi al limite. Non adagiarsi e fare la bella vita”. Poi però John passa al contrattacco contro le leggende contro tutti quelli chi in questi giorni ha criticato il figlio: “Ci sono squali, haters e leggende del tennis che vogliono distruggere Bernard”.
Ma è proprio Bernie a ricordare da dove è partito con suo padre e dove è arrivato grazie agli sforzi fatti in passato. “Ho lavorato 10 ore al giorno con mio padre, senza soldi dall’età di 8 all’età di 15 anni”, racconta il talento aussie. “Guidavamo un auto da 500 dollari e ora, a 24 anni, ne guadagno milioni con case in tutte le parti del mondo”. Insomma, Tomic in questa maniera ci rammenta quanti sacrifici abbiano comunque fatto lui e suo padre. Dato ciò, l’ostentazione della ricchezza sembra un modo per dimostrare al resto del mondo di avercela fatta, ribaltando una condizione economica disagiata. Purtroppo quello che manca in questa storia di successo sociale, anche se solo parzialmente sportivo, è il tennis.