dal nostro inviato a Londra
[14] G. Muguruza b. M. Rybarikova 6-1 6-1
Siamo arrivati al “day 11” dei Championships 2017, tocca alle semifinali femminili. Le prime a scendere in campo sul Centre Court di Wimbledon sono la spagnola Garbine Muguruza (23 anni, 15 WTA) e la slovacca Magdalena Rybarikova (28 anni, 87 WTA). I precedenti sono 2-2, l’ultima partita (Birningham 2015, sull’erba) l’ha vinta Rybarikova in modo molto netto, 6-3 6-1. Garbine arriva dalla convincente prestazione contro Svetlana Kuznetsova, “Magda” dall’altrettanto autoritaria eliminazione di Coco Vandeweghe, dopo aver battuto al secondo turno la nuova numero uno WTA Karolina Pliskova. Le tribune sono gremite, il cielo è coperto ma non c’è minaccia di pioggia.
Inizia Muguruza al servizio, tenuto senza problemi, e si conquista subito palla break nel secondo gioco, quando Rybarikova si incarta in un paio di indecisioni in zona centrale del campo, per poi concludere un autentico game-disastro con un doppio fallo, 2-0. Tesissima la slovacca in questo avvio, si vede anche dall’espressione del viso, la spagnola invece spinge tutto senza tremare, arriva il 3-0. Sempre contratta e poco lucida, Magdalena continua a regalare opportunità all’avversaria, che giustamente non si fa pregare, sullo 0-40 ha altre tre palle break, ma le spreca, se ne prende una quarta che Rybarikova annulla con il suo primo vincente a rete, ma il 4-0 arriva due punti dopo con un errore di rovescio. È come se Magdalena si fosse resa conto tutto in una volta dell’enormità della vicenda, una semifinale a Wimbledon sul campo centrale. Garbine fa pesare l’esperienza a questi livelli quasi più del dritto e del rovescio, va 5-0 annullando una palla break che appare casuale, adesso quello che deve fare Magdalena è sciogliersi a tutti i costi, per poi provare a giocarsi le sue possibilità nei set successivi. Un paio di buoni attacchi sembrano essere dei segnali in questo senso, così come la conseguente conquista del primo game, che in ogni caso non cambia le sorti del parziale, incamerato dalla spagnola per 6-1.
I tocchi smorzati solitamente felpati e precisi di Rybarikova le scappano lunghi o lenti, i tagli sotto la palla non sono cattivi come di consueto, a rete col braccio così contratto non riesce a giocare, e ovviamente non ha l’alternativa di provare a rivaleggiare in potenza con una come Muguruza. Nel primo game del secondo set, dopo una parità, Garbine a forza di botte tremende brekka ancora, Magdalena scuote la testa, francamente dispiace per lei che debba pagare un pedaggio di nervi così salato per questa che è la partita più importante della sua vita. In pochi minuti, dopo il 2-0, ancora tre palle per il 3-0 e doppio break, implacabile il lungolinea di rovescio di Muguruza che trasforma la prima. Al cambio campo la slovacca ha lo sguardo fisso nel vuoto, sono passati 44 minuti e siamo 9-1 per l’avversaria, il 4-0 è questione di un attimo. Il pubblico partecipa alla sofferenza di Magdalena e prova a incoraggiarla con un boato quando va a segno con un gran lob liftato vincente, solo un piccolo sprazzo del suo bel tennis però, in mezzo a una tempesta di accelerazioni soprattutto lungolinea di una grandissima Garbine. Quando nel quinto game Rybarikova annulla due palle del 5-0 e triplo break, tenendo il servizio, l’impressione dagli spalti è che si sia solo allungata la sofferenza. Fa ancora in tempo Magdalena a deliziare il centrale con una delle sue perfette combinazioni palla corta – pallonetto, nel game in cui la spagnola al servizio va 5-1. Subito dopo, trasformando il secondo di tre match point consecutivi, Garbine chiude una partita perfetta da parte sua, ma in effetti giocata senza un’avversaria dall’altra parte della rete. 6-1 6-1, un’ora e 5 minuti, non servono commenti o statistiche, dispiace dal punto di vista umano per Magdalena. In attesa dell’esito della seconda semifinale, però, abbiamo una Muguruza finalmente ritornata ai livelli che le competono.
Garbine Muguruza in sala stampa: “Non sai mai cosa aspettarti, l’avevo vista giocare molto bene, ha un grande talento, forse il punteggio ha fatto sembrare la partita più facile di quello che è stata. Che bello essere di nuovo qui in finale, l’atmosfera è speciale, il campo, il pubblico. È come lo avevo immaginato quando ero piccola. Sarò pronta per chiunque arrivi in finale, ho più esperienza adesso. Tutti i campioni e le campionesse più grandi habnno vinto questo torneo, mi fermo spesso a guardare il muro con i nomi, mi piacerebbe così tanto vedere anche il mio lì sopra un giorno. Un nome spagnolo”.