È durata un solo set, il primo, la finale di Wimbledon, quello che Venus avrebbe potuto vincere se avesse trasformato uno dei due setpoint consecutivi conquistati sul 5-4 15-40. Ma due volte è stata tradita dal dritto, che già le era costato il mancato break sul 3-2 quando ne aveva messo uno in rete proprio facile e quindi più che gratuito. Per Muguruza è il secondo Slam, e il primo torneo vinto quest’anno. La sua vittoria ricorda da vicino quella di Conchita Martinez che nel ’94 aveva 22 anni – Garbiñe ne ha invece 23 – quando batté Martina Navratilova che aveva per l’appunto 37 anni come oggi Venus Williams. Una storia che si ripete insomma. Peccato che nel secondo set la finale non ci sia più stata. Venus è andata via di testa e Garbiñe ha acquisito sempre più sicurezza. Speriamo che la finale maschile di domani fra Federer e Cilic sia più bella e combattuta fino alla fine. Peccato anche che Garbiñe, con due richieste di challenge negli ultimi punti abbia tolto un po’ di atmosfera e di calore alla conclusione del match. Ha un po’ sciupato un grande e memorabile momento, ma evidentemente era solo focalizzata sul portare a casa la partita, il suo primo Wimbledon, il suo secondo Slam dopo il Roland Garros 2016.
Ubaldo Scanagatta
dal nostro inviato a Londra, AGF
[14] G. Muguruza b. [10] V. Williams 7-5 6-0
Vincendo a Wimbledon in finale su Venus Williams un anno dopo avere sconfitto Serena nella finale del Roland Garros, Garbiñe Muguruza diventa la più importante giocatrice della sua generazione. Nessuna tennista sotto i 25 anni può vantare un palmares paragonabile al suo, e il fatto di esserselo costruito battendo due leggende del tennis come le sorelle Williams lo rende ancora più importante.
È una giornata grigia quella della finale femminile. Circa 18 gradi e la sensazione che sia impossibile che possa apparire il sole. Una pioggia leggera e frequente consiglia gli organizzatori di chiudere il tetto del Centre Court, e non avere problemi di programma, che prevede l’inizio alle ore 14.00. Il tetto chiuso, a detta dei giocatori che hanno potuto fare il confronto, velocizza leggermente la palla, e quindi dovrebbe essere un piccolo vantaggio per Venus, che basa maggiormente il suo gioco sull’incisività del servizio e sui colpi rapidi.
Muguruza vince il sorteggio e decide di ricevere. Il primo game vede più errori che vincenti: segno che le protagoniste sono piuttosto tese; ma già nel secondo game il gioco comincia a crescere con un paio di pregevoli conclusioni a rete di Muguruza. Dopo i primi game si comincia a capire l’andamento della partita, e la sintesi non è positiva per Venus: si è spesso entrati nel palleggio, anche sul servizio Williams, più di quello che forse ci si poteva attendere. Garbiñe non è però riuscita ad approfittarne a causa di qualche errore di dritto di troppo. E i gratuiti di dritto di Muguruza sono la costante della prima parte di partita.
Primo sussulto al di fuori della regola dei servizi al sesto gioco quando un doppio fallo di Muguruza e un bel passante di dritto di Venus portano alla prima palla break, che però Venus manca con un dritto in rete. Con un ace Muguruza rimette le cose a posto: 3 pari.
Situazione speculare nel game successivo. Venus commette due doppi falli e finisce per lasciare una occasione di break a Garbiñe, che però manda subito lunga la risposta (di dritto).
La svolta del set arriva nei due game successivi. Il decimo gioco (sul 4-5 servizio Muguruza) si inizia con uno scambio intensissimo vinto da Venus con un gran lungolinea di rovescio. Ma poi sono ancora due gratuiti di dritto di Muguruza a portare sul 15- 40: due set point per Venus. Sul primo Garbiñe vince un grande scambio in cui Venus ha puntato tutto su una nuova tattica: martellare Muguruza dalla parte destra, visto che oggi il dritto si sta rivelando il punto debole del gioco della sua avversaria. Ma per una volta Garbiñe non regala, e poi con un servizio vincente risolve le cose. 5 pari.
Gol sbagliato, gol subito, si direbbe nel calcio. Nel game successivo è Venus a dover fronteggiare due palle break ed è proprio con un dritto fuori misura che concede a Garbiñe il primo break della partita: 6-5, Muguruza e servizio. Che tiene la battuta e chiude 7-5 in 52 minuti.
I ripetuti gratuiti di dritto Garbiñe hanno quasi “costretto” Venus a cambiare tattica in corsa, e così gli scambi si sono un po’ cristallizzati: Venus martella l’avversaria a destra, e se non arriva l’errore allora cerca di chiudere dalla parte sguarnita di campo del rovescio. Ma di rovescio oggi Muguruza è semplicemente fenomenale: non si contano le palle insidiose di Venus che ha saputo gestire senza perdere campo, a volte trasformandole addirittura in contrattacchi.
Il set perso dopo avere mancato due set point destabilizza Venus: Garbiñe sale 3-0 con due break di vantaggio, per una ragione molto semplice: vince i punti importanti dei game. Williams comincia ad avere difficoltà a trovare incrinature nel gioco di Muguruza, che sta aggiustando la solidità del dritto, ed è sempre letale con il rovescio, che sta facendo la differenza nel match. E così dopo un’ora e dieci minuti di gioco ci si ritrova sul 7-5, 4-0 Muguruza.
Il quinto gioco è quello della resa definitiva di Williams, con tre gratuiti che sono dei veri e propri regali concede il terzo break del set a Muguruza, che si ritrova 5-0 e servizio. Ormai la partita è finita, e gli scambi del sesto game servono solo per sancire il punteggio: 7-5, 6-0 Muguruza, con il secondo set che è durato appena 26 minuti.
Sotto di un set e con l’avversaria sempre più convinta e precisa, Venus ha smesso di crederci, o forse ha cominciato a sentire la fatica. O forse entrambe le cose. In ogni caso deve avere pensato che la rimonta fosse una impresa impossibile contro un’avversaria del genere. E ha lasciato via libera.
Un paio di statistiche danno la misura dell’andamento del match.
Primo set Muguruza: errori di dritto gratuiti 7, forzati 11. Gratuiti di rovescio 1, forzati 5.
Secondo set Muguruza: gratuiti di dritto 1, di rovescio zero.
Venus non subiva un 6-0 da Miami 2016 (contro Vesnina), mentre per trovare uno 0- 6 di Williams in una finale bisogna risalire al 2003 (Varsavia da Mauresmo): uno 0-6 su erba è invece la prima volta in assoluto nella sua carriera.
La partita si è decisa nei due game fra decimo e undicesimo gioco; è stato il braccio di ferro tecnico-mentale di quei minuti che ha rotto gli equilibri e deciso la nuova campionessa di Wimbledon. C’erano dubbi sulla caratura di Muguruza, ma oggi ha dimostrato di essere quel tipo di giocatrice che ha bisogno dei grandi palcoscenici per dare il meglio di sé, e di non avere alcun timore reverenziale qualsiasi sia l’avversaria che ha di fronte. Tutti aspetti che caratterizzano le campionesse. Una curiosità: con la vittoria di Muguruza per la prima volta vince a Wimbledon una tennista che utilizza una racchetta Babolat.
Queste le prime parole di Venus in conferenza stampa: “Sì, i set point sul 5-4 non convertiti sono stati fondamentali, ma devo dare merito a Muguruza: li ha giocati bene e ha meritato. In generale devo darle merito di avere giocato meglio di me. Ha giocato bene oggi ma anche in tutte le due settimane del torneo. Nel secondo set ho perso un po’ la misura dei colpi. Ho provato a spingere, ma non sono più rimasti in campo. Conta la sconfitta più del punteggio in sé. Sì penso di tornare ancora il prossimo anno. Faccio i miei migliori auguri a Federer per la sua finale, sono sempre stata una sua fan”.