A Stanford è il giorno di Maria Sharapova, che, dopo la squalifica per il famoso e controverso scandalo Meldonium, ha visto i suoi piani di “rivincita” rallentati dal maledetto infortunio patito agli Internazionali d’Italia contro Lucic-Baroni. L’iconica siberiana è abituata alla ribalta mediatica, del resto ha costruito un impero economico e commerciale, non solo con le vittorie sul campo, ma soprattutto sull’uso sapiente dei mezzi di comunicazione e sulla sua immagine, altera, algida e regale. L’onta del doping ha certamente ammaccato il “personaggio” Sharapova, ma il talento c’è e l’assenza di Serena può rappresentare una chance importante per l’ex n.1 del mondo. La “Divina” sa che da questo torneo, che apre le US Open Series, può “ripartire” la sua nuova carriera e sarà importante per testare la sua condizione in vista di Flushing Meadows, dove potrebbe essere una variabile da non sottovalutare.
“Voglio soltanto abbracciare tutti quanti per essere qui. Grazie di esserci, è il mio primo match negli Stati Uniti dopo un lunghissimo periodo. Questo è il luogo più vicino a casa che io abbia” con queste parole, rilasciate a caldo subito dopo la vittoria in tre set contro Jennifer Brady, Sharapova saluta il pubblico americano e finalmente sorride. C’è da dire che il 6-1 4-6 6-0 è un punteggio decisamente bugiardo, in quanto Sharapova è apparsa “legata” e non del tutto libera di sprigionare il suo talento. Le accelerazioni da fondo, vero e proprio marchio di fabbrica della siberiana, sono arrivate in modo discontinuo e il peso psicologico di Masha sull’incontro si è fatto sentire poco. Brady è una tennista in difficoltà, perché tolto il quarto turno ottenuto agli Australian Open, non ha combinato tanto in questo 2017, tuttavia dopo aver perso il primo parziale, l’americana si è rimessa in carreggiata. È Masha a calare, la russa perde di spinta, sembra a tratti svuotata e soprattutto manca dal punto di vista della personalità. La siberiana aumenta gli errori, i doppi falli e si ritrova al terzo set quasi senza rendersene conto.
È evidente che lo stop e l’infortunio di Roma hanno inciso sulle gambe e sulla testa dell’ex n.1 del mondo, che pur soffrendo e concedendo palle break si trova incredibilmente sul 3-0. Nel tennis non tutti i punti sono uguali, e Masha ha vinto quelli che servivano, quelli decisivi, mentre la statunitense ha sprecato l’occasione della vita. Il terzo set si chiude sul 6-0, in cui la siberiana in modo quasi brutale decide di divorare la preda ormai inerme e di mostrare al mondo che la “tigre” non è andata via, ma è solo nascosta ed è pronta a tornare. Masha deve ricostruirsi, ritrovare le giuste sensazioni psicologiche, ma dovrà farlo in fretta perché le avversarie sono tante e non attendono. Già il prossimo match contro Tsurenko ci dirà di più, sulla condizione psicofisica della russa.
Nelle altre partite di giornata, spiccano i successi della russa Vikhlyantseva, che si dimostra troppo forte per la qualificata Lao. Konjuh approfitta del ritiro di Erakovic, mentre “salta” la giapponese Doi, che viene schiantata dalla quasi diciottenne Day, un prospetto americano interessante su cui si punta molto. Ottimo esordio anche per Tsurenko che elimina in due set Arruabarrena, che è da sempre non del tutto a suo agio sul cemento.
Risultati:
N. Vikhlyantseva b. [Q] D. Lao 6-4 6-3
[5] A. Konjuh b. [Q] M. Erakovic 6-3 1-0 rit.
K. Day b. M. Doi 6-4 6-2
[7] L. Tsurenko b. L. Arruabarrena 6-3 6-3
[WC] M. Sharapova b. J. Brady 6-1 4-6 6-0
N. Gibbs b. [WC] C. Liu 4-6 6-2 7-6(5)