dai nostri inviati a Kitbuhel
[2] F. Fognini b. T. Bellucci 6-3 6-1 (Michelangelo Sottili)
Dopo un avvio incerto, Fabio Fognini si rivela particolarmente centrato superando con estrema facilità un Thomaz Bellucci eccessivamente falloso. Come il perentorio punteggio di 6-3 6-1 non lascia adito a interpretazioni, il gioco senza sbavature del ligure non ha mai permesso di entrare nel match al mancino brasiliano, che nei primi due turni aveva mostrato una buona condizione.
Nel quarto di finale che si distingue dagli altri per la presenza di una testa di serie e l’assenza di un austriaco (nativo o acquisito), si parte con qualche gratuito di troppo che costa subito il break a entrambi, poi Fabio tiene la battuta e, al cambio cambio, chiede il MTO per farsi trattare la schiena. Dopo che Bellucci ha pareggiato il conto dei game a colpi di dritto, Fognini colpisce la riga esterna con una buona prima sullo 0-30, ma la giudice di linea chiama out con un po’ di ritardo. Fabio vorrebbe la late call e il quindici – e lo fa capire esplicitamente suscitando il disappunto del pubblico – ma Mourier non si smuove dalla decisione di far rigiocare il punto; Fabio butta i due successivi colpi in uscita dal servizio. È però bravo a ritrovare serenità, mentre Bellucci sbaglia anche con il rovescio, il suo colpo solitamente più affidabile. E allora, Fabio può volare a prendersi il set senza fermate intermedie chiudendo con una smorzata dal sapore irridente.
La striscia di giochi italiani prosegue nel secondo parziale con Fognini bravo a contenere i tentativi di sfondamento da parte di Thomaz che, peraltro,manca il campo con allarmante frequenza. Il nastro regala al ligure il 3-0 pesante, ma al gioco successivo rende lo stesso favore a Bellucci che può così conquistare quello che sarà il suo unico game del set. C’è purtroppo tempo per il brasiliano di offrire al pubblico due volée di rara bruttezza prima che Fognini trasformi il match point piantando un dritto vincente in corsa che è un punto esclamativo in grassetto. Domani semi contro Kohlschreiber che, alla domanda se avrebbe preferito Fognini o Bellucci, aveva risposto: “Forse, Bellucci sarebbe un po’ meglio”. Magari questo Bellucci… Il tedesco residente a Kitzbuhel è comunque in vantaggio 5-2 negli scontri diretti.
Year | Event | Surface | RND | Winner | Result |
---|---|---|---|---|---|
2017 | Sydney Australia |
Outdoor Hard | R32 | Philipp Kohlschreiber |
64 64
|
2016 | Moscow Russia |
Indoor Hard | SF | Fabio Fognini |
61 762
|
2016 | Munich Germany |
Outdoor Clay | SF | Philipp Kohlschreiber |
61 64
|
2015 | Kitzbühel Austria |
Outdoor Clay | QF | Philipp Kohlschreiber |
760 64
|
2013 | Stuttgart Germany |
Outdoor Clay | F | Fabio Fognini |
57 64 64
|
2012 | ATP World Tour Masters 1000 Canada Canada |
Outdoor Hard | R32 | Philipp Kohlschreiber |
62 62
|
2012 | Hamburg Germany |
Outdoor Clay | R16 | Philipp Kohlschreiber |
75 62
|
P. Kohlschreiber b. D. Lajovic 4-6 6-4 7-6(5) (Roberto Ferri)
Grande qualità tennistica nei primi due set del quarto di finale vinto dal tedesco Philip Kohlschreiber (n. 47 ATP) contro il serbo Dusan Lajovic (n. 71 ATP), mentre il terzo è stato più materia di appassionati di psicologia sportiva che non di tennis giocato. Sicuramente Fabio Fognini, che incontrerà domani in semifinale Kohlschreiber, deve ringraziare Lajovic per averlo tenuto in campo sotto un sole cocente per almeno mezz’ora in più di quanto sarebbe stato necessario.
Lajovic come spesso gli capita – chiedere a Federer per conferma – parte molto bene e conquista al terzo game il vantaggio. Rischia di venire raggiunto all’ottavo ma, al termine di un set che farà la gioia degli appassionati di highlights, chiude al decimo gioco. Kohlschreiber più aggressivo in chiusura di set e tale atteggiamento tattico diverrà più marcato nel corso del secondo parziale in cui sposterà più avanti il suo baricentro d’azione, eccezion fatta per la posizione alla risposta al servizio che resterà per tutta la partita almeno quattro metri dietro la linea di fondo campo. “La scelta di restare così arretrato è dettata dalle caratteristiche di questa superficie, che restituisce un rimbalzo molto alto; per un giocatore della mia statura il rischio di essere scavalcati da un servizio in kick se non si resta sufficientemente indietro è quindi molto concreto”. Insensato contraddirlo. Ma la quantità di punti che Lajovic ha fatto battendo una prima o una seconda in kick a uscire a circa 130/140 km orari sulla quale Kohlschreiber non faceva in tempo ad arrivare correttamente, è impressionante.
Tornando alla cronaca della partita il secondo set si è deciso sostanzialmente su due punti: la risposta di diritto in rete di Lajovic nel primo game grazie alla quale Kohlschreiber ha annullato un break point e un tentativo fallito di serve and volley del serbo (il suo primo dell’incontro) sulla situazione di 4-5 30-30. Dettagli che però fanno la differenza. Nel set finale dopo avere annullato due break point ancora al primo game e avere strappato il servizio a Lajovic, il vincitore del Generali Open dell’edizione 2015 sembrava avviato alla vittoria soprattutto quando si trovava in vantaggio 3-1 e 40-15. A questo punto, però, il narciso che abita dentro questo talentuosissimo campione bussava per la prima volta alla sua porta e lo faceva deragliare permettendo al suo avversario di ritornare in partita. Con pazienza Kohlschreiber metteva a tacere l’intruso e si portava a due punti dal match sul 30-0 con il servizio a disposizione. Partita finita? Nemmeno per sogno. L’inquilino metafisico si ripresentava e il povero Kohlschreiber prima spediva un buon metro fuori dalla linea di fondo campo un diritto facile facile e poi in corridoio una volée di rovescio elementare. Le sofferenze per il nativo di Augusta proseguivano nell’undicesimo game in cui doveva annullare una palla break e poi nel tie-break dove, in svantaggio 3-5, si consegnava ad un passante elementare di Lajovic che… lo sbagliava!
I successivi tre punti sono stati interamente frutto del suo talento – superlativa la risposta di rovescio sul 5-5 – e grazie a essi dopo oltre due ore e trenta poteva finalmente lasciare il campo in trionfo dopo avere portato il suo score sul punteggio di due a zero nei confronti di Lajovic. Giocatore, quest’ultimo, molto dotato e completo ma al quale manca sempre quel “qualcosina” per poter fare il salto definitivo di qualità. “Temo la classe e l’imprevedibilità italiana di Fognini” ha dichiarato Kohlscreiber al termine del match. Comunque sino ad oggi lo ha battuto cinque volte in sette confronti. Si prevedono scintille di classe.
[WC] S. Ofner b. R. Olivo 6-3 1-6 6-3 (Roberto Ferri)
La generazione cantata dagli Who nell’iconica “My Generation” era composta da ragazzi con la ribellione e la voglia di osare nel sangue. La Next Generation (o Next Gen) del tennis è costituita da giocatori nati tra il 1996 e il 1998 con una statura media sopra i 190 cm e peso adeguato, in grado di servire prime battute a ripetizione a 200 km orari di media e di chiudere il punto con dei diritti di poco più lenti; rovescio a due mani quanto basta nel caso in cui l’avversario inaspettatamente riuscisse a imbastire uno scambio. Non chiedete loro variazioni tattiche di alcun tipo. Salve rare eccezioni la varietà non è prevista nel loro codice di programmazione. L’austriaco Sebastian Ofner che oggi ha giocato e vinto in tre set il primo quarto di finale della sua carriera davanti a un pubblico caldissimo, appartiene di diritto alla Next Generation.
Il valoroso argentino Renzo Olivo (n. 118 ATP) no. Anche lui è in grado di servire di tanto in tanto delle prime a 200 orari. Ma eccezionalmente. Non come il suo antagonista, attualmente numero 157 del mondo, che se deve annullare un break point nel corso del primo parziale sul punteggio di 5-3 lo fa con una battuta ad uscire a 190 orari e poi mette il punto finale sul set con un ace centrale a 200. Olivo, oltre a non essere dotato di un fisico straripante, non ha neanche uno strepitoso talento tennistico – alla Coria per citare un giocatore che un po’ fisicamente lo ricorda- che possa compensare la mancanza di potenza. Basta rivedere la sua sortita offensiva nel quarto game e costatagli il break per rendersene conto. L’austriaco da questo vantaggio ha tratto uno straordinario propellente psicologico e non si è più fatto riprendere.
Ma la musica cambia e parecchio se un granello di sabbia blocca gli ingranaggi di un giocatore così strutturato e ancora naturalmente poco esperto. Olivo ha alzato dal 42 al 62 per cento la percentuale di prime palle in campo e questo ha impedito a Ofner di procurarsi una sola opportunità di break. Due minuscole opportunità, al secondo e al quarto game, a fronte delle quali Ofner non ha saputo opporre un servizio o un diritto vincente, sono invece bastate all’argentino per conquistare per 6-1 il parziale andando persino a due punti dal bagel. Il set finale si è giocato in un’atmosfera che ricordava il foro olimpico ai tempi di Adriano Panatta. Olivo, forse un po’ intimidito dal clima ambientale e dalla desuetudine a giocare partite importanti, ha provato a suicidarsi perdendo il servizio dal punteggio di 40-0; anche il padrone di casa, però, non è ancora abituato a giocare partite così importanti e al game successivo, il quinto, gli ha restituito immediatamente la cortesia. A questo punto l’incontro aveva già però ampiamente perduto qualunque componente tecnica e di senso logico e i tre diritti steccati da Olivo all’ottavo gioco mandavano Ofner a servire per il match. Il rischio di un tie-break conclusivo – concretissimo dal momento che anche sul 3-5 il ragazzo di Rosario si procurava due break point consecutivi – veniva scongiurato da due prime palle a 210 orari e da una volée che rimbalzava due volte sul nastro prima di finire nella metà campo avversaria.
“Non mi importa contro chi giocherò la semifinale – ha dichiarato al termine – io mi concentro solo su me stesso e Sousa o Melzer per me non fanno differenza”. Considerando che “il pubblico mi ha aiutato tantissimo oggi” il fatto che non preferisca ad un austriaco un portoghese suona un po’ di circostanza Riguardo a Melzer: “Lo conosco poco se non per essermi allenato qualche volta in coppa Davis e non ho rapporti personali con lui”. Vedremo cosa gli riserverà in sorte l’ultimo quarto della giornata. A rendere ancora più memorabile per lui questa giornata l’arrivo in conferenza stampa di un sms della mamma di Dominic Thiem, moglie del suo coach, che testualmente gli ha detto di “essere in preda ai brividi. Ti abbraccio e ti faccio i complimenti. Sono felicissima per te”.
J. Sousa b. [WC] G. Melzer 2-6 6-1 6-3 (Michelangelo Sottili)
Non sarà derby austriaco domani: la colpa (o il merito) è dell’ex top 30 Joao Sousa che, non senza difficoltà, supera Gerald Melzerraggiungendo la sua terza semifinale dell’anno dopo Auckland e San Paolo. Travolto nel primo set dalla veemenza dei colpi del viennese n. 150 ATP, il portoghese trova le contromisure nel secondo e lo brekka in apertura di terzo. La pioggia sospende l’incontro per un quarto d’ora, ma Sousa non si fa distrarre, continua a ribattere gli affondi austriaci fino all’errore dell’avversario e sale 4-0. Melzer veste allora i panni dell’orso ferito e, supportato dal pubblico amico, inizia a rimontare pestando sempre come un fabbro. Sul 4-3, Sousa serve per difendere il break superstite, ma va sotto 0-30 con Melzer sempre più in versione hit hard, die harder.L’austriaco si procura la palla giusta che lo porterebbe al triplo break point, ma il suo dritto d’attacco finisce lungo. Joao non ha bisogno di altro: ritrova fiducia e va a prendersi il 6-3.
Risultati:
P. Kohlschreiber b. D. Lajovic 4-6 6-4 7-6(5)
[2] F. Fognini b. T. Bellucci 6-3 6-1
[WC] S. Ofner b. R. Olivo 6-3 1-6 6-3
J. Sousa b. [WC] G. Melzer 2-6 6-1 6-3