dall’inviato a Kitzbuhel
Philipp, avevi perso i primi due incontri con Sousa e poi ne hai vinti due di fila. Hai cambiato qualche cosa nel tuo modo di affrontarlo o è solo una coincidenza?
Dalle sconfitte si impara molto. Capisci come gioca il tuo avversario. Ho giocato in maniera più aggressiva. È molto veloce e si muove benissimo. Se non sei in gran forma ti torna sempre di là la palla. È un combattente e colpisce in anticipo, quindi ho cercato di giocare più veloce. Oggi poi ho letto molto bene la sua battuta in risposta.
Credi che la tua risposta sia stata la chiave dell’incontro così come ieri contro Fognini?
Ero molto concentrato oggi in campo. Lui è andato due volte avanti di un break e io sono stato capace di ribaltare subito la situazione. Soprattutto quelli in cui lui era avanti 30-0 sono stati cruciali. È successo anche ieri con Fabio. Ho messo tanta pressione su ogni colpo e, comunque, la concentrazione è stata decisiva in campo oggi.
Qualcuno pensa che queste settimane su terra dopo Wimbledon e prima della stagione sul cemento dovrebbero essere cambiate. Sei d’accordo?
Ne parlano da anni. Non si riuscirà mai a fare la programmazione perfetta. Ci saranno sempre buchi tra un grande torneo e l’altro. Io amo queste tre settimane sulla terra battuta ma non avrei nulla in contrario se la superficie venisse cambiata. Sono speculazioni. Io posso solo ringraziare l’organizzazione perché questo torneo è fantastico indipendentemente dal terreno di gioco.
Ma passare continuamente dall’erba alla terra al cemento può causare problemi al vostro fisico?
Certamente. Passare dall’erba alla terra rossa dove devi giocare scambi molto veloci, adattarti a palle diverse, modificare i tempi di approccio alla palla sono tutti dettagli che a livello professionistico pesano molto. Poi dover giocare in Europa e il giorno dopo dover andare negli States è un altro fattore di stress.