dal nostro inviato a New York
Come sempre, e con un paio di giorni di ritardo di cui mi scuso, causa accavallarsi di match degli italiani, benritrovati a bordocampo, per l’ultimo Slam di questo divertentissimo 2017 di tennis.
Dello spettacolare rovescio a una mano del giovane trottolino terribile canadese, Denis Shapovalov, che sta andando come un treno anche a questi US Open, avevo iniziato a interessarmene già nel 2016, quando vinse il torneo junior a Wimbledon maltrattando i ciuffi d’erba a suon di pallate violentissime. All’inizio di quest’anno, agli Australian Open, era venuto a Melbourne Park per una settimana di allenamenti, e quando mi ci sono imbattuto non ho potuto lasciarmi sfuggire l’occasione per un’analisi tecnica seria. Poco da fare, i talenti veri, se si osservano le cose giuste con occhio allenato, si vedono subito, quel qualcosa in più che hanno rispetto agli altri emerge in modo chiarissimo. A gennaio avevo evidenziato la velocità di braccio di Denis, e la compostezza del gesto nel rovescio nonostante la rapidità e l’esplosività, e qualche dettaglio da limare nel dritto. Cosa che Denis e il suo allenatore Martin Laurendeau hanno fatto alla grande, ottenendo in particolare uno sventaglio inside out di livello assoluto, se non siamo – in questa specifica escuzione, eh – dalle parti di Nadal e Verdasco, poco ci manca. Ma rimane il rovescio la perla del repertorio tecnico del canadese.
Il gesto monomane, a parte la gradevolezza estetica per chi la apprezza (e io sono tra quelli), come noto ha vantaggi e svantaggi. A una mano si tira più forte e con la possibilità di sviluppare maggiore rotazione in top-spin, data la maggiore ampiezza della sbracciata e di conseguenza dello spazio che è possibile far percorrere alla testa della racchetta per accelerare. Ma il contro è che in risposta, e aggrediti dalle palle alte, in mancanza dell’aiuto e del richiamo della mano non dominante è difficilissimo salire sopra il colpo, si deve assolutamente anticipare, pena il ritrovarsi totalmente sbilanciati all’indietro dalla traiettoria in arrivo. Per un mancino come Denis, gli avversari destri (quasi tutti ovviamente) possono creare molti problemi utilizzando lo slice a uscire nei punti pari, quel tipo di servizio è uno dei colpi migliori di Jo-Wilfried Tsonga, ad esempio. Come fa “El Shapo” (simpatico soprannome coniato a Montreal dai P.R. di Tennis Canada) a gestire tanto bene, senza perdere campo ed equilibrio, questi servizi? Il buon vecchio Jo, l’altra sera, non è riuscito quasi mai a prendersi l’iniziativa dello scambio servendo slice, anzi, spesso gli sono ritornate gran pallate profonde e veloci. Il segreto, come sempre, sta nelle gambe. Andiamo ad analizzarlo da vicino.
Nel video al rallentatore vediamo Denis, che ho raggiunto su uno dei “practice courts” vicini all’ingresso est di Flushing Meadows, il “P4” per l’esattezza, che allena esattamente questo tipo di esecuzione, la risposta al servizio slice a uscire da destra. La prospettiva da dietro-laterale ci permette di valutare molto bene l’azione del canadese, che è a dir poco spettacolare. Analizziamo i frame per apprezzarne i dettagli.
Qui sopra, rotazione degli avampiedi per iniziare la conseguente rotazione busto-spalle, racchetta portata verso dietro bella alta, inizio del trascinamento del piede sinistro.
Qui sopra, completamento della spinta con le gambe, e del backswing, Denis è passato da frontale ad affiancato in un attimo, e si è staccato da terra con entrambi i piedi. Il frame di destra è impressionante, sta volando a piedi pari e gambe distese inclinato di 45° rispetto al campo.
Qui sopra, nel pieno dell’esplosività, Denis rilascia la racchetta dal sostegno della mano destra continuando a salire in proiezione verso la palla, è esattamente questo clamoroso balzo laterale-frontale che gli sta consentendo di andare sopra a una traiettoria che sarebbe altrimenti stata impossibile da aggredire senza usare l’appoggio della seconda mano.
Qui sopra, gli istanti dell’impatto, il balzo felino di Denis è tanto potente da farlo andare in sforbiciata verso la fase di atterraggio, ma nello stesso momento il modo in cui riesce a mantenere bloccata perfettamente, da squadretta della lezione di geometria, la postura a 90° di polso, racchetta e braccio (totalmente disteso in avanti ad attraversare il colpo), è strepitoso. Che schiaffone, gente.
Qui sopra, l’atterraggio in conclusione di swing, va giù il piede sinistro con “arabesque” (proiezione all’indietro dell’altra gamba, in questo caso la destra), il braccio racchetta e quello non dominante si aprono all’indietro in estensione massima, sembra un gesto da pattinaggio artistico.
Qui sopra, infine, l’affondo e la frenata laterale, con peso tutto passato sul piede esterno per scatenare l’immediato rientro verso il centro del campo.
In definitiva, una delle risposte con il rovescio monomane più esplosive che si siano viste da molti anni, un colpo che sta facendo veramente male a parecchia gente, e che Denis esegue con una naturalezza e una fluidità istintiva da vero piccolo fenomeno. Sono curioso di vedere fin dove saprà spingersi in questi US Open, sinceramente non lo so, ma di una cosa sono sicuro: la storia di “El Shapo” è appena iniziata.