[12] P. Carreno Busta b. [Q] D. Shapovalov 7-6(2) 7-6(4) 7-6(3) (da New York, Luca Baldissera)
Domenica di mezzo allo US Open 2017, siamo a metà torneo, si iniziano a giocare gli ottavi di finale. Domenica di pioggia, è anche il “labour day weekend” qui, lunedì è festa, l’equivalente del nostro primo maggio, e il parco di Flushing Meadows è piuttosto affollato di volenterosi appassionati di tennis, nonostante per ora si giochi solo sul campo centrale coperto dal tetto. Va in scena il match tra il canadese Denis Shapovalov (18 anni, 69 ATP) e lo spagnolo Pablo Carreno Busta (26 anni, 19 ATP), non si erano mai incontrati in precedenza. Ormai, vista la situazione della parte bassa del tabellone, in cui pressochè qualsiasi giocatore rimasto in gara può legittimamente sognare il risultato della vita, ogni partita pesa moltissimo, ed è carica di significati e aspettative.
Shapovalov entra in campo con la consueta incosciente faccia tosta, sorprendente se si considera che si tratta pur sempre di un diciottenne catapultato in poche settimane dalla bolgia dei Challenger ai riflettori dello stadio più grande del mondo. Il giovane canadese porta a casa con due ace il primo gioco dell’incontro e si fa subito pericoloso con la risposta, profonda e penetrante sia col dritto che col rovescio. Lo spagnolo è costretto a cancellare con la prima ben due palle break prima di tenere il servizio. Nel quinto gioco, tocca a Shapovalov annullare una palla break con un ace esterno. Il diciottenne mancino sembra comunque più lucido e in palla dell’avversario: regge molto bene lo scambio da fondo e i miglioramenti dal lato del dritto sono evidenti (sia lo sventaglio che il “toppone” liftato in manovra mettono in difficoltà l’iberico). Il break del sesto gioco è la naturale conseguenza del leggero predominio mostrato finora, meno naturale è la freddezza con la quale si porta sul 5-2. Al momento di servire per il set però un po’ di ansia si intravede: Denis mette poche prime e permette a Carreno Busta di recuperare il break di svantaggio. Per niente scosso da questo contrattempo il canadese ritorna a macinare il suo gioco, spostando l’avversario per poi chiudere lungolinea. Si procede spalla a spalla fino al dodicesimo gioco, quando Shapovalov si procura due set point consecutivi sul servizio di Carreno. Entrambi vengono annullati al termine di due lunghi scambi ( il secondo in particolare molto teso). Un nastro beffardo concede una terza chance ma lo spagnolo mette in campo tre prime vincenti e si rifugia nel tiebreak. Carreno fa valere la sua maggiore esperienza e dilaga 7-2 contro uno Shapovalov forse rimasto col pensiero alle tante occasioni mancate.
Un bel set, 22 vincenti e 24 errori Denis, 5 vincenti e 9 errori Pablo, è chiaro chi ha fatto gioco, ma l’inesperienza a questi livelli per un ragazzo così giovane ha il suo peso e si è visto. Il pubblico incoraggia il canadese, dall’altra parte lo spagnolo sta dimostrando che non è un top-20 per caso, la sua solidità e la sua lucidità tattica sono esemplari, sarà durissima per “El Shapo” oggi. Infatti, l’esperto Pablo piazza un break al quarto gioco, sale 3-1, annulla un’opportunità del controbreak (tutti errori di Denis più che vincenti di Carreno Busta questi punti decisivi), e allunga fino al 4-1. Battere giocatori come lo spagnolo, i classici “cagnacci” che non regalano nulla (in questo momento, 27 gratuiti Denis, 7 Pablo) e fanno male in accelerazione appena possono, è un esame veramente tosto per un emergente, su questo campo e a questo livello Slam, poi, serve un’impresa. Sul 5-3, quando Carreno va al servizio per chiudere il secondo set, la mini-impresa arriva, sotto forma di uno scambio spettacolare chiuso a rete da Shapovalov (gran volée in allungo, poi due smash), che gli consente di brekkare, e poi di pareggiare 5-5. Gran reazione del ragazzino, pochi fronzoli e tanta spinta, bravissimo. Poco dopo, è di nuovo tie-break, Carreno serve bene, Shapovalov commette un paio di errori di rovescio e uno di dritto (succede, se si spinge sempre ogni palla), e il canadese si trova sotto 6-3 e tre set point. La gran risposta di dritto che manda Pablo, alla prima occasione, in vantaggio 2 set a zero, 7-6 7-6, è un ottimo esempio di tennis percentuale, il rischio giusto preso nel momento giusto. E’ proprio qui il margine di miglioramento per Shapovalov, tecnicamente già altro che competitivo, che potrebbe e dovrebbe imparare molto da questa partita, comunque vada a finire.
Il primo game del terzo parziale sembra confermare le difficoltà di denis, che annulla due palle break (con bravura, spingendo lui), ma poi il canadese ha un guizzo dei suoi, molla quattro pallate, strappa il servizio a zero a Carreno, 2-0, sempre a zero tiene il suo, ed è il 3-0. La striscia per lui è di 13 punti consecutivi, vincenti a destra e a sinistra, il pubblico è rumorosissimo ed eccitato, striscia interrotta da un errore di Denis sullo 0-30 del quarto game, ma altre due palle break arrivano comunque. Sulla seconda, male a rete il canadese, e alla fine Carreno tiene la battuta, però era un’occasione per ipotecare seriamente il set, Shapovalov potrebbe pagarla più avanti. Il conto, salato, arriva invece immediatamente, sotto forma di due doppi falli che consegnano il controbreak a Pablo, sempre bravissimo a esserci quando bisogna concretizzare. Durante il cambio campo il canadese parlotta fra se e se, evidentemente infastidito, e ne ha ben donde. Un rovescio in rete di Denis gli consegna il 3-3, errore numero 42, sono tanti, ma sono esattamente tanti quanti i vincenti, il tennis di “El Shapo” è questo, fuori tutta, e una cosa è certa, gli spettatori apprezzano molto. Sul 4-4 si vede, in pochi punti, proprio questo, il meglio e il peggio (attuali) del tennis di Denis, prima tre erroracci e 0-40 e tre palle break, poi di nuovo spinta, vincenti, rimonta e 5-4 per lui. Carreno, in questa fase, come si suol dire fa lo spettatore non pagante, ma la sua bravura, affrontando tanta esplosiva discontinutà, è non disunirsi, attendendo con concentrazione e lucidità l’occasione giusta, come nei due set precedenti. Stanno giocando bene entrambi, comunque, due game dopo tocca a Pablo far venire giù l’Arthur Ashe con una fantastica difesa vincente in arretramento, per conquistare il terzo tie-break. Parecchi tifosi canadesi, con foglie d’acero sia sulle magliette che dipinte in faccia, si alzano in piedi per incitare il loro ragazzo, ma il primo punto, purtroppo per Denis, è un suo doppio fallo. Carreno allunga bene fino al 3-0, attacca con il dritto e pressa da fondo, Shapovalov sembra molto affaticato a tratti, si cambia sul 5-1, e alla fine Pablo con il servizio chiude per 7-3, meritatissimi i secondi quarti di finale in carriera dopo il Roland Garros di quest’anno.
La differenza di rendimento nei momenti delicati si è vista chiaramente, come non mai, tra un solido 19 ATP (e per classifica, primo favorito per la finale nella parte bassa del tabellone) e un ragazzo fortissimo ma ancora inevitabilmente acerbo. In tre tie-break, il canadese ha fatto 9 punti in tutto, sono aspetti che pesano. Gran torneo anche per Denis, in ogni caso, non dimentichiamo che questa era la sua settima partita, forse col senno di poi una wild-card la avrebbe meritata, e avrebbe potuto fare la differenza. Nel frattempo, Pablo attende il vincitore tra Lucas Pouille e Diego Schwartzman.
(ha collaborato Lorenzo Colle)
[29] D. Schwartzman b. [16] L. Pouille 7-6(3) 7-5 2-6 6-2 (Andrea Ciocci)
Una prateria dove non rotolano nemmeno le balle di fieno. Così appare la metà inferiore del tabellone dello US Open. Situazione rarissima per la seconda settimana di uno slam. Proprio per questo, importava solo vincere questo ottavo di finale fra il francese Lucas Pouille e l’argentino Diego Schwartzman. E il più cinico e caparbio è stato il nativo di Buenos Aires, che avrebbe sbrigato la pratica con discreto agio se non fosse stato per un risentimento muscolare. Il resto, ossia la gamma di situazioni insolite che questa strana quanto intrigante edizione degli US Open sta offrendo, interessa pubblico e addetti ai lavori. Il duello giovani contro veterani. Il confronto fra onesti pedalatori e campionissimi. La voglia di cambiamento da opporre alla delusione per la caduta degli dei. Volendo, di paralleli ne proponevano anche loro. Il talentuoso francese dai modi gentili, con chi ha confuso la cafonaggine con l’originalità. E l’argentino, il tenace trottolino, con la sua stessa altezza, come chiunque debba rendere mediamente 15 centimetri all’avversario.
La trama è abbastanza chiara: il transalpino punta a spingere maggiormente, mentre il nativo di Buenos Aires cerca di non basare tutto sul contrattacco, tenendo bene gli scambi. Si ha l’impressione che il match si giocherà su pochi punti. Il risultato è gradevole, con alcuni picchi, fra cui un tweener di Pouille da circoletto rosso. Giusto che a decidere la prima frazione sia il tie-break. E qui è l’argentino ad essere più aggressivo. Un lob per il minibreak. E una notevole aggressività al servizio e da fondo campo. Il 7-3 finale che gli consegna il parziale è frutto anche di una certa passività di Lucas, incapace di trarre vantaggio dalle deboli seconde di Diego. Nel secondo set, gli schemi si arricchiscono di alcune belle palle corte. Il francese sembra poter sfondare il muro del contrattaccante di Buenos Aires. Ma, come nel primo parziale, non gestisce bene il vantaggio di un break e per due volte si fa rimontare. Al contrario, Schwartzman è un vero cannibale nello sfruttare le opportunità. Sul 6-5 gioca magistralmente e chiude con un passante notevole con cui incamera anche la seconda partita.
Purtroppo per Diego, il terzo set prende una piega inaspettata. Complice un risentimento alla coscia destra, che comporta un MTO con annesso antidolorifico, l’argentino non riesce che a vincere due game. Ora è tangibile come Pouille non segua più alcuno schema, centrato com’è sull’infortunio del rivale anziché sul suo gioco. In un festival della leziosità, il francese esagera con le palle corte. Diego, per contro, sembra tornato quello dei primi due set. Per l’ennesima volta, Lucas si fa rimontare il break di vantaggio e ne concede un altro. Ormai è una corsa alla doccia per il francese. Schiacciato probabilmente dal peso della grande opportunità offerta dal draw, il transalpino cede a zero l’ultimo servizio. Regalando letteralmente i quarti di finale a un raggiante Schwartzman, comunque ancora dolorante, come rivela nell’intervista post-match. Ora lo attende il coriaceo Carreno Busta. Ma, ancora per un po’, che gli sia concesso di sognare. E di scorrazzare, gamba o non gamba, per la prateria che si è conquistato.
[17] S. Querrey b. [23] M. Zverev 6-2 6-2 6-1 (Antonio Ortu)
Con una prestazione pazzesca, Sam Querrey demolisce Mischa Zverev nell’ultimo match in programma sull’Arthur Ashe, cedendo solo cinque giochi. Centrati i quarti di finale per il secondo Slam di fila, dopo che a Church Road, eliminando Murray, si è spinto fino alla semifinale, come non accadeva dal 2009 per un giocatore degli Stati Uniti. Si tratta del suo terzo quarto di finale in uno Slam in totale, il primo allo US Open. Dal 2011 un americano non raggiungeva i quarti a New York, quando ci arrivarono Isner e Roddick. Oggi il californiano è stato autore di una prestazione che ha lasciato tutti a bocca aperta, nonostante uno Zverev sottotono, il quale ha mancato l’appuntamento al secondo quarto di finale Slam stagionale. Era, tuttavia, anche il suo esordio nella sessione serale sul centrale di Flushing Meadows. Sam, grazie a questa vittoria, raggiungerà per certo il suo best ranking di numero 15 ATP, scavalcando John Isner per diventare il nuovo numero uno USA. Supera anche Andy Murray, issandosi al settimo posto della classifica Race.
Querrey è subito sceso in campo col giusto piglio. Una partenza bruciante gli frutta un break nel secondo gioco, guadagnato con un passante di rovescio vincente. Da lì, alla battuta non lascerà più scampo al maggiore dei fratelli Zverev, che prima evita nel sesto gioco di scivolare 1-5, ma nel suo turno successivo il californiano chiude un set rapidissimo, 6-2 in 24 minuti di dominio. Tuttavia non si è limitato a mettere in campo due prime su tre e piazzare sette ace in quattro turni. Sam ha anche trovato con facilità il passante e ha così mandato in tilt il tedesco fin da subito. Inizio più equilibrato nel secondo parziale, ma solo per merito di Mischa, che serve leggermente meglio, così da coprire la rete con più facilità e tenere i primi due turni. Al termine del quinto gioco si palesano però alcuni (prevedibili) problemi fisici per il tedesco, che chiama il fisioterapista per farsi massaggiare la spalla sinistra, dolorante. Il match esiste solo in questo frangente. Con game di altissimo livello, Querrey, che gioca cinque passanti superlativi, si prende un break di vantaggio anche nel secondo. In un amen il californiano è in vantaggio due set a zero, sotto l’ora di gioco. Chiude un set da 21 vincenti e soli due errori non forzati. Da non credere. Nel primo game del terzo, va sotto 0-30 con un doppio fallo e un non forzato. Piazza però quattro ace, spazzando via ogni speranza residua in Zverev, che cede nel gioco successivo la battuta a zero, destabilizzato dalle botte giocate in risposta dell’americano. C’è un ulteriore break per ipotecare l’ottavo di finale. Querrey, con 55 vincenti e soli 8 errori non forzati, stravince, giocando 77 minuti in the zone, per andare a sfidare Kevin Anderson, contro cui ha perso in due set l’ultimo confronto diretto a Montreal (8-6 in totale per Sam). Una prestazione memorabile per lui. Conferma – se ce ne fosse ulteriore bisogno – di essere il candidato più palpabile a raggiungere la finale nella parte bassa del tabellone, salvo la tensione di giocare “in casa” non faccia brutti scherzi.
Un giocatore statunitense non centra la finale allo US Open dal 2006, quando Federer batté Roddick, e non vince il titolo dal 2003 (vittoria proprio di Andy su Ferrero).
Risultati:
[12] P. Carreno Busta b. [Q] D. Shapovalov 7-6(2) 7-6(4) 7-6(3)
[29] D. Schwartzman b. [16] L. Pouille 7-6(3) 7-5 2-6 6-2
[28] K. Anderson b. P. Lorenzi 6-4 6-3 6-7(4) 6-4
[17] S. Querrey b. [23] M. Zverev 6-2 6-2 6-1