[16] A. Sevastova b. [WC] M. Sharapova 5-7 6-4 6-2 (da New York, Vanni Gibertini)
Quarta apparizione di Maria Sharapova sull’Arthur Ashe, e seconda apparizione diurna con il vestitino color salmone ad ampi spazi trasparenti, al di sotto del quale si può scorgere un reggiseno nero che certo si intona con la manica elastica e gli scaldamuscoli, ma che dopo un breve sondaggio tra gli esponenti di sesso femminile in sala stampa è risultato esteticamente migliorabile.
Dell’estetica forse Maria non si interessa molto in questi frangenti, come aveva confermato dopo i precedenti incontri giustificando la sua scelta della doppia manica nera “alla Raonic”. Si interessa molto di più del suo tennis e di quanto può far male all’avversaria. La lettone Sevastova, ormai Top-20 fissa reduce da un’annata di grande solidità, è una di quelle giocatrici che risultano un po’ il termometro delle avversarie: loro ci sono sempre, e la partita non la regalano mai, spetta alle altre andarsela a prendere.
Il rapporto vincenti/errori non forzati è una fedele fotografia del match che vede Sharapova partire con grande slancio sul 4-1, per poi farsi riprendere dall’avversaria sul 4-4. Il primo set si decide al rush finale quando sul 6-5 in suo favore la russa indovina tre risposte vincenti su altrettante seconde di Sevastova, che alla battuta è consistente ma non può fare male.
Come detto tutto si gioca principalmente sugli errori gratuiti di Sharapova, che sparando sempre a tutto gas a volte perde il filo dei colpi e finisce per mancare il campo. Sevastova è abilissima nel remare a tre metri dalla riga di fondo ed a pungere di tanto in tanto con palle corte di pregevole fattura, fatte seguire da puntuali pallonetti, con le quali fa spostare Sharapova, più di una volta costretta a recuperi di sinistro. Il break al terzo gioco ottenuto da Sevastova finisce per risultare decisivo nel secondo parziale, nel quale la lettone commette la miseria di due errori non forzati, contro i ben 16 di Sharapova.
Maria decide di andare a cambiarsi l’abito prima del terzo set, mentre il pubblico americano cerca di scaldarsi in una temperatura poco consona al “Labor Day weekend”, tradizionale evento di chiusura dell’estate: i 20 gradi di massima fanno pensare però molto poco all’estate e molto di più alla riapertura delle scuole. Con il sole che va e viene dietro le nubi, ma ormai totalmente ininfluente vista la copertura permanente dell’Arthur Ashe, la partenza del terzo set è da incubo per Sharapova: errori su errori la fanno sprofondare in un 3-0 pesante che sa di sentenza, ma poco dopo Sevastova si rende conto che sta per battere Maria Sharapova sul campo più grande del mondo, e commette due doppi falli tremebondi con la palla che non arriva nemmeno alla rete, restituendo uno dei due break e consentendo all’avversaria di riavvicinarsi sul 3-2. Ma davvero non è giornata per Maria, che riprende un ritmo di errori addirittura superiore a quello del set precedente, mettendo in mostra una delle sue principali debolezze, che poi è abbastanza comune nel tennis femminile: la mancanza di un “piano B”. Ha provato ad andare a rete un paio di volte, con risultati disastrosi, e non è riuscita a far altro che rifugiarsi nel suo solito tennis fatto di pallate ed accelerazioni. Ma quando la giornata è una di quelle no, e dall’altra parte c’è una giocatrice abilissima a rimandare tutto, continuare a sparare conduce inevitabilmente alla sconfitta.
Accede quindi al suo secondo quarto di finale Slam Anastasija Sevastova, confermando il risultato dello scorso anno (quando aveva sconfitto la testa di serie n.3 Muguruza) e privando gli US Open di un’altra stella, che comunque ha dimostrato nelle ultime uscite di essere pronta per riprendere un ruolo da protagonista, anche se forse non ancora di campionessa di Slam.
[13] P. Kvitova b. [3] G. Muguruza 7-6(3) 6-3 (da New York, Bruno Morobianco)
Quella tra Kvitova e Muguruza era molto probabilmente l’ottavo più affascinante, per il prestigioso curriculum delle due tenniste, del programma della domenica newyorkese. L’Arthur Ashe era il palcoscenico ideale per due tenniste che hanno in comune la prestigiosa vittoria di Wimbledon, la ceca nel 2011 e 2014, la spagnola lo scorso luglio. Kvitova è giunta al quarto turno eliminando, in ordine cronologico, Jankovic e le due francesi Cornet e Garcia. L’iberica, invece, ha superato Lepchenko, Ying Ying Duan e Rybarikova. Entrambe non hanno concesso un set alle rispettive avversarie, senza neanche disputare alcun tie-break. Il bilancio dei tre precedenti è favorevole a Kvitova che guida per 2-1 (1-1 sul cemento). La ceca, vittima di un grave infortunio per una drammatica aggressione casalinga, ha saltato la prima parte della stagione, scivolando fino alla 14esima posizione. Un episodio che ha vanificato anche il bel finale del 2016, altrimenti, molto probabilmente la ceca sarebbe stata una delle protagoniste della corsa al primo posto, così come Garbine, le cui ambizioni sono state rafforzate dal recente successo di Cincinnati.
L’avvio di gara è interlocutorio per entrambe le tenniste, che riescono a tenere il proprio turno di servizio, sebbene osservando la partita da bordo campo sia Muguruza a trasmettere maggior sicurezza. Il pubblico è neutrale e applaude le giocate senza parteggiare per nessuna delle due, ma esclusivamente per lo spettacolo. Kvitova soffre per quasi tutto il primo set a causa dei molti errori al servizio (alla fine del parziale ben 6 i suoi doppi falli). Il primo allungo è operato dall’iberica che, approfittando degli errori di Petra, strappa il servizio nel quarto gioco e consolida poi il proprio vantaggio fino 4-1.
Da questo momento dell’incontro inizia un’altra partita. Al servizio Kvitova ritrova se stessa: annulla tre palle dell’1-5 (dopo aver condotto 40-0) e, approfittando di qualche incertezza alla battuta di Muguruza, alla prima occasione utile ottiene il controbreak e poi pareggia i conti sul 4-4. I ruoli si sono ribaltati. Ora la ceca è pronta a mettere la freccia per il sorpasso, ma spreca in corridoio il punto del possibile 5-4. Questa situazione è solo la spia del disagio che sta attraversando la spagnola e il sorpasso è solo rimandato al suo turno di battuta successivo. Nell’undicesimo gioco, sul 5-5, Kvitova ha il merito di rimanere incollata all’avversaria: annulla il primo vantaggio all’iberica e concretizza il suo: 6-5 e servizio Kvitova. Ma subito dopo tre errori da fondocampo e un doppio fallo finale restituiscono il break a Muguruza e portano il set al tie-break. Dal 2-0 Muguruza, la ceca sale in cattedra e si . Basta il primo per vincere 7-3 il tie-break.
Il break iniziale di Muguruza nel secondo set è solo un fuoco di paglia, la spagnola ormai non ne ha più. Kvitova ancora una volta recupera senza troppi affanni e infila una striscia vincente di 4 giochi consecutivi. L’iberica è come un pugile all’angolo in attesa del colpo del ko, capace di annullare un primo match point. Sul punteggio di 5-3 e servizio per la ceca, Muguruza tenta di rientrare in gara, complice gli errori di Petra. Le tre occasioni per recuperare il break sono annullate da Kvitova, gli ace a fine incontro saranno alla fine 9, e alla prima occasione col servizio a favore converte il match point e vince la gara.
Per battere Venus Williams, (già sconfitta in 4 dei 5 precedenti) alla ceca servirà maggiore concentrazione: 42 errori gratuiti sono veramente troppi. Con l’eliminazione di Muguruza, diventa certo che gli US Open saranno vinti da una tennista diversa da quelle che hanno vinto i primi 3 Slam della stagione: era dal 2014 che non accadeva quando la cinese Li Na trionfò in Australia, Maria Sharapova a Parigi, Kvitova a Wimbledon e Serena Williams qui a New York.
S. Stephens b. [30] J. Goerges 6-3 3-6 6-1 (Andrea Franchino)
Nella rivincita del quarto di finale giocato a Cincinnati 15 giorni fa, sul Louis Armstrong si fronteggiano la 30ª testa di serie Julia Goerges (33 WTA, 28 anni) e Sloane Stephens (83 WTA, 24 anni) per guadagnarsi un posto nei quarti di finale dello US Open. Dopo quasi 2 ore di gioco accede per la prima volta ai quarti di uno Slam Sloane Stephens, regolando la tedesca con il punteggio 6-3 3-6 6-1: nel prossimo incontro la aspetta la lettone Sevastova (che ha eliminato Sharapova).
Goerges pare temere molte le accelerazioni della sua avversaria quindi cerca di rallentare il gioco alzando le traiettorie e ricorrendo ogni tanto alla smorzata: dall’altra parte della rete invece Stephens cerca appena possibile di cercare l’accelerazione vincente (specialmente di diritto) e accorciare gli scambi per non lasciare l’iniziativa alla tennista tedesca. La prima frazione è decisa dal teorema “Break mancato, break subito”: nel quinto gioco Goerges non riesce a trasformare nessuna delle 3 palle break consecutive avute soprattutto a causa di un diritto poco preciso, Stephens invece nel gioco successivo approfitta della palla break concessale per portarsi in vantaggio e chiudere poi il set sul 6-3 (alla 4ª palla set con le prime 3 brillantemente annullate dalla tedesca). Nella seconda partita calo di concentrazione per l’americana, Julia Goerges ne approfitta brekkando l’avversaria nel secondo gioco e guadagnando il vantaggio che le consentirà di vincere per 6-3 e riequilibrare l’incontro. Nel set decisivo Sloane Stephens non si concede distrazioni e prende decisamente l’iniziativa grazie ad un diritto molto preciso e ficcante che costringe la sua avversaria a recuperi sempre più difficili e chiude il match vincendo la frazione per 6-1.
[9] V. Williams b. C. Suarez Navarro 6-3 3-6 6-1 (Roberto Ferri)
Agli incontri tra la spagnola Carla Suarez Navarro (35 WTA) e zia Venus Williams (9 WTA) si addicono palcoscenici importanti. Quello odierno è stato infatti il quarto su otto disputato in un torneo dello Slam. Con questa vittoria Venus si porta sul 5 a 3 negli scontri diretti. Primo set giocato molto bene da fondocampo da parte di entrambe e splendido il confronto stilistico dei due rovesci. Ma l’inadeguatezza della velocità del servizio della spagnola al confronto della sua antagonista, è decisivo: tre break subiti e solo 59% di punti vinti con la prima; il suo meraviglioso rovescio monomane – degno di tutela da parte dell’Unesco- non basta a compensare tale insufficienza e se la statunitense non si imbrogliasse con il servizio nel sesto game in cui commette quattro doppi falli, il passivo sarebbe peggiore.
Williams ha un palese calo fisico e di concentrazione ad inizio di secondo set – il meno bello del match – e subisce l’iniziativa di Suarez Navarro che impone il suo ritmo da fondocampo e le porta via per due volte consecutive il servizio. Uno dei due lo rende immediatamente, ma il secondo lo difende senza particolari problemi e sul 5-3 si fa un bel regalo nel giorno del suo compleanno approfittando dell’ennesimo black out di Venus che si lascia strappare per la terza volta nel set la battuta da un punteggio di 40-15. Il rendimento di Williams con la prima battuta certifica la sua pessima performance parziale: i punti vinti sono solo il 54% contro il 79 del primo set. Il servizio della giocatrice spagnola resta però il miglior alleato di Williams e nel terzo e quinto game del set decisivo si conferma tale consentendole di andare in pochi minuti sul 5-1.
Williams, a sua volta, si dà però una bella mano. Recupera infatti concentrazione e comando del gioco; non si limita ad attendere eventuali errori dell’avversaria ma spinge su ogni palla e li provoca. Quando non arrivano va a prendersi il punto a rete con cattiveria agonistica. L’ultimo game è un’impressionante sfoggio di potenza e classe da parte di Venus quasi a voler dire alla sua prossima avversaria ai quarti: “Muguruza o Kvitova fatevi avanti. Zia Venus non vi teme”.
Risultati:
[16] A. Sevastova b. [WC] M. Sharapova 5-7 6-4 6-2
S. Stephens b. [30] J. Goerges 6-3 3-6 6-1
[9] V. Williams b. C. Suarez Navarro 6-3 3-6 6-1
[13] P. Kvitova b. [3] G. Muguruza 7-6(3) 6-3
Carreno stoppa Shapovalov, Schwartzman ai quarti. Grande Querrey