Il 5 settembre 1996 va in scena uno dei match più drammatici ed emozionanti della storia degli US Open e del gioco in generale. Siamo ai quarti di finale e a fronteggiarsi sono il numero uno del mondo e campione in carica del torneo, Pete Sampras, e lo spagnolo Alex Corretja. Il campione americano sta soffrendo il peso psicologico della morte del proprio coach Tim Gullikson, scomparso pochi mesi prima per un tumore incurabile al cervello, ma si approccia comunque al match con i favori del pronostico, avendo già sconfitto lo spagnolo in ben due occasioni (peraltro sulla lenta terra di Roma). Pete conquista il primo set al tiebreak, ma perde i successivi due col punteggio di 7-5, beffato nel finale da un avversario in stato di grazia. Lo statunitense inizia a mostrare segni di cedimento fisico, ma nonostante ciò vince d’orgoglio il parziale per 6-4 e rimanda tutto al quinto set.
Ora i problemi di Pistol Pete si fanno sempre più evidenti, ma supportato dal servizio riesce a resistere a una delle migliori versioni mai viste dell’iberico e a rifugiarsi nel tiebreak. Dopo un iniziale scambio di minibreak, Sampras cede ai conati e vomita a bordocampo, rimediando anche un warning per time violation. Il linguaggio del corpo del campione statunitense è eloquente: testa bassa, andatura incerta e sguardo velato di stanchezza. Nonostante questo, si procede punto a punto fino al 6-6, quando un dritto vincente in avanzamento porta Corretja a matchpoint. Sampras si salva da campione quale è con una volée di dritto in allungo su un buon passante dello spagnolo. Un ace di seconda procura a Sampras una chance di portare a casa la partita. A questo punto, l’iberico commette un sanguinoso doppio fallo e crolla in ginocchio, mentre Sampras non ha quasi la forza di esultare e viene scortato fuori dal campo.
Corretja successivamente descriverà quella partita come “la migliore e la peggiore della sua carriera”, conscio della grande occasione sprecata. Sampras invece proseguirà la sua corsa verso l’ottavo titolo Slam della sua carriera sconfiggendo, senza particolari problemi, Ivanisevic in semifinale e Chang in finale.