da New York, il nostro inviato
[1] R. Nadal b. A. Rublev 6-1 6-2 6-2
Dopo il cambio della guardia al vertice del circuito WTA, decretato dalla vittoria di CoCo Vandeweghe su Karolina Pliskova, tocca al numero uno ATP Rafael Nadal (31 anni) entrare in campo nell’Arthur Ashe Stadium. Sotto il tetto chiuso da stamattina, viste le pessime previsioni meteo, con tribune ormai gremite di spettatori, affronta il russo Andrey Rublev (19 anni, 53 ATP), è il primo match tra loro. Rafa sta giocando sempre meglio di partita in partita, Andrey si è fatto notare per la potenza dei suoi colpi (nel link l’analisi tecnica a lui dedicata), ma a volte è ancora acerbo tatticamente.
La giovane età di Andrey si vede tutta già nel secondo game, quando con un doppio fallo e un drittaccio sparato lungo cede la battuta. 2-0. Ma la qualità tecnica e l’incoscienza in senso positivo si vedono bene anch’esse subito dopo, quando fulmina Rafa con un paio di accelerazioni e arriva a due palle del contro-break immediato, che si conquista con un dritto lungolinea imprendibile nonostante l’allungo disperato dello spagnolo. Che inizio, fuochi d’artificio da subito. Rublev alterna fucilate impressionanti a errori grossolani, Nadal (e non gli capita spesso) è ridotto al ruolo di spettatore non pagante, ma le ingenuità di Andrey, e un ottimo rovescio, gli danno il 15-40 e altre due palle break. Sulla seconda, altra bomba di dritto larga del russo, e 3-1 Rafa. Siamo a 10 errori in 4 game per Rublev, sarà dura stare vicino a Nadal nel punteggio giocando così. Nel frattempo, lo spagnolo incassa e sale 4-1, secondo me, per quanto potenzialmente pericoloso possa essere un tipo come Andrey, a Rafa non dispiace un match veloce, poco faticoso, contro un avversario che gli farà di certo diversi vincenti ma gli regalerà anche tanti punti pesanti. Con una risposta strepitosa per angolo e rotazione Nadal si procura lo 0-40 e tre palle del doppio break, che si prende con un bel recupero in avanti, 5-1, son passati 21 minuti. Due giri di lancetta dopo, tenendo il secondo servizio consecutivo a zero, Rafa chiude 6-1, si rischia la cosiddetta “stesa” per Rublev oggi, se non riordinerà velocemente le idee.
Nonostante il disequilibrio nel punteggio, la partita rimane divertente, l’alternanza di gran vincenti (di entrambi) e molti errori (soprattutto di Rublev), è in ogni caso spettacolare per il pubblico. Si intravedono chiaramente le qualità del russo, alcuni anticipi con il dritto, e qualche rovescio lungolinea, sono da applausi. Ma per una vecchia volpe come Rafa Nadal, che si è visto arrivare pallate per 15 anni, e le ha quasi sempre respinte al mittente, ci vuole ben altro, come per esempio qualche angolo aperto con il servizio e le rotazioni da fondo in topspin e slice, per aprirsi gli spazi dove affondare le accelerazioni con miglior percentuale. Stiamo vedendo un esempio perfetto della differenza che passa tra essere un gran colpitore di palle, e un gran giocatore di tennis. Se a Camila Giorgi stanno fischiando le orecchie mentre lo scrivo, beh, mi dichiaro colpevole.
Intanto, dopo aver salvato una palla break nel terzo game, il nostro sparapalle Andrey riesce a pareggiare 2-2, si prende l'”OOOH” dello stadio per una clamorosa manata lungolinea che lascia Rafa a tre metri dalla palla, ma ovviamente è lo spagnolo a prendersi il break a 15 grazie al quarto doppio fallo di Rublev, 3-2 per lui. Siamo a 18 gratuiti del russo, in 12 game, a fronte di 12 vincenti. Dare a Nadal una media di mezzo punto di vantaggio a gioco è un suicidio. Quando azzecca tre bombe di fila, nel game successivo, Andrey ne ricava in premio due palle del controbreak, una la salva Rafa col servizio, l’altra – prevedibilmente, purtroppo per lui – la spreca male Rublev, siamo 4-2. Sta iniziando a spingere il drittone anche Nadal adesso, e mette a segno un bel lungolinea dei suoi. Dà pure l’impressione di divertirsi, Rafa (cosa non usuale per lui), d’altronde chi sia in controllo della partita non è minimamente in discussione. Il secondo break del set, e il 22esimo errore di Andrey, lo mandano 5-2, e il conseguente 6-2 è una formalità, impreziosita da due uncinate mancine d’annata, come a far capire al ragazzino che il dritto a 150 all’ora non basta averlo, ma bisogna saperlo usare nei momenti giusti.
6-1 6-2, 57 minuti, sarebbe ora di tirare il campo, pagare il Maestro, e lasciare spazio al doppio sociale. Ma siamo nei quarti di finale di un torneo del Grande Slam, si va avanti, speriamo almeno per Andrey (ragazzo di una simpatia unica, con un accento russo irresistibile, sembra un “villain” dei film di James Bond anni ’60), che la lezione possa servire, ed essere ricordata. Il teen-ager moscovita potrà essere un grande protagonista nei prossimi anni, se saprà disciplinare dal punto di vista tattico il suo debordante talento nell’accelerare la palla. Perfidamente, e giustamente, Rafa nel frattempo non diminuisce di una virgola l’intensità della sua pressione, brekka a inizio terzo set, e sale 2-0. Tiene un servizio Rublev, e poi nel quinto game lo cede di nuovo, dopo una lotta di 18 punti, con il terribile settimo doppio fallo, 4-1 e battuta per Rafa. Il conto alla rovescia è già da un pezzo che è partito, ma adesso sta accelerando. Il 6-2 conclusivo arriva pochi minuti dopo, semifinale raggiunta con agio assoluto per Nadal, scoppola che speriamo sia memorabile per Rublev, proprio in ottica di una crescita imprescindibile se vuole arrivare e rimanere a certi livelli. Rafa per conoscere l’avversario nella sua 26esima semifinale Slam (sesta qui allo US Open), attende, e probabilmente vedrà comodamente in televisione, l’esito del “big match” di stasera tra Roger Federer e Juan Martin del Potro. Siamo a “meno uno” dalla sfida che volevano tutti.
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