Vive a Bussero, in Lombardia e si allena a Verona, all’accademia di Daniel Panajotti, lo storico coach di Francesca Schiavone. In passato ha fatto da sparring partner agli Internazionali, dove quest’anno ha pure disputato le pre-qualificazioni. La prima racchetta l’ha presa in mano a Milano, da bambino, e ha affrontato l’intero percorso scolastico nello Stivale, sostenendo persino gli esami di maturità con Mario Balotelli. Tifa Ferrari. È Viktor Galovic, e questo weekend esordirà in Coppa Davis nel play-off tra Colombia e Croazia. Prego?
Eh già, Viktor Galovic è nato croato. Ed è stata proprio la madre patria ad aver bisogno di lui, per affiancare un singolarista a Marin Cilic visti i rifiuti di Borna Coric e Ivo Karlovic, quest’ultimo tornato dopo anni per la finale del 2016, invano. Capitan Zeljko Krajan è stato fortunato, in un certo senso: momento migliore per ricorrere al ragazzo di Nova Gradiska non c’era, visti il best ranking di numer 224 ottenuto in luglio a seguito del primo successo Challenger in carriera (Recanati, ancora Italia). E così sarà lui a vestire la maglia a scacchi venerdì.
Il percorso del ventiseienne italo-croato sembra un tira e molla tra le due nazioni confinanti. La bandierina accanto al suo nome sul sito della ITF è stata quella tricolore fino al 2014, poi è passato a quella del paese dei genitori (che si trasferirono in Italia quando lui aveva appena 5 anni) mentre nel frattempo continuava a svolgere le pratiche per la cittadinanza italiana, ottenuta finalmente lo scorso anno. Nelle interviste, almeno quelle con testate nostrane, ha sempre sostenuto di sentirsi italiano e di non avere più legami con il paese d’origine.
Nessun legame al punto da tifare Italia nel confronto tra azzurri e Croazia del 2013 (glielo perdoneranno?) e da ribadire pochi mesi la piena disponibilità a giocare in Davis per l’Italia. La speranza di Galovic svanirà tra poche ore, quando colpirà la prima pallina da Davisman contro Santiago Giraldo. Il caso dello sloveno-britannico Aljaz Bedene costituisce un precedente granitico, e in ogni caso nel team FIT non sembra proprio esserci spazio per “Vik”. Meglio allora godersi la chance balcanica, senza rimpianti. L’Italia gliene ha già date tante, in fondo.