Jelena Ostapenko ha vinto il Roland Garros 2017 pochi giorni dopo il suo ventesimo compleanno. L’inaspettato successo la ha resa la più giovane campionessa Slam dai tempi di Maria Sharapova (US Open 2004), la più giovane a Parigi dalla vittoria di Iva Majoli nel 1997. Oltre dodici anni e addirittura venti: tanto bisognava andare indietro, per trovare ragazzine ancor più… ragazzine con in mano la grande coppa di un major. Indietro di qualche generazione, fino a un tempo del tennis in cui i trionfi delle teenager erano la norma. Le età dello sport con la racchetta, da allora, sono cambiate fino al punto di invertirsi, così che quella degli ultimi anni può essere chiamata senza troppe contestazioni “l’epoca delle seconde giovinezze”.
Volendo trovare qualcuno che ne sappia abbastanza di entrambe le situazioni, non c’è forse posto migliore per bussare di casa Hingis. A meno che Martina non sia sul campo, s’intende: la prima icona svizzera del tennis, che esordì appena quattordicenne nel 1994 e vinse più o meno ovunque ben prima della maggiore età, dopo due ritiri “rimangiati” spadroneggia ancora oggi, nel circuito di doppio, dove è tornata numero 1 nel 2015. “Ero la più giovane in quasi tutto ciò che facevo” ha detto alla CNN ripensando ai suoi inizi. “Ora guardo alle mie spalle e vedo le giocatrici emergenti di oggi… Voi dite: Ostapenko ha vinto il Roland Garros a soli vent’anni. E io penso: Fermi un attimo, alla mia epoca se a vent’anni non avevi ancora vinto uno Slam eri quasi troppo vecchia!”
Tra le pochissime tenniste a essere “storia vivente”, Hingis gioca ormai circondata da colleghe che la rispettano, la ammirano e spesso la trattano “da nonna” nonostante i suoi soli 36 anni (meno di Venus Williams, che ne ha già compiuto 37). La ragione per questo rapporto tra la svizzera e il resto del circuito va ricercata nel fatto che il circuito WTA, pur privo di un bollino Next Gen come quello ATP, è effettivamente pieno di adolescenti, alcune delle quali “terribili”. Il punto però è proprio che non vincono più come vent’anni fa. Qual è il problema? Secondo Hingis la tattica, anzi la mancanza di essa. “Vorrei vedere un po’ più di varietà e un po’ più di strategia nel gioco” ha lamentato. “Nel tennis maschile se ne vede molta di più”.
L’accusa di Hingis, come quella di molti altri suoi colleghi ed ex colleghi, è rivolta alla moda contemporanea del ricorso alla pura forza bruta per vincere i punti. “Ma prima o poi le donne torneranno indietro. Nel momento in cui saranno tutte in grado di controllare la potenza, uscirà di nuovo fuori la varietà”. Non è difficile immaginare il suono di mille dita che si incrociano in giro per il mondo. Del resto Martina è giocatrice, ma è anche appassionata di tennis. “A volte penso che se lo dimentichino. Ehi, il tennis è un gioco, non è soltanto una prova di forza nuda e cruda!” Allora meglio accorgersene il prima possibile, ragazze: per avere tre vite come Martina Hingis bisogna iniziare da giovani.