Il week-end di Davis è finito da poco visto che Giappone-Brasile si è concluso nella nottata con il doppio e l’ultimo singolare, dopo che i match erano stati rinviati prima per la pioggia sabato e poi per l’allerta tifone la domenica. Un week-end che come al solito non ha tradito, con tantissime emozioni nelle varie sfide e numerosi colpi di scena. Cerchiamo di fare un riassunto di quanto successo nelle due semifinali e nelle 8 sfide dei play-off dalle quali sono uscite le 8 nazioni che assieme a quelle che hanno superato quest’anno il 1°turno parteciperanno al World Group 2018 (sorteggio mercoledì 20 settembre a Londra, ore 16 italiane)
La finale come sappiamo sarà Francia-Belgio che si giocherà nel week-end 24/26 novembre in terra francese. La presenza di Noah sulla panchina dei “blues” è un elemento molto più importante di quello che si possa credere. Non è un caso che il campione del 1983 del Roland Garros abbia vinto già due volte da capitano la Davis, nel 1991 (quella storica contro gli USA dopo 59 anni di digiuno) e quella del 1996 (in finale contro la Svezia di Edberg al passo d’addio). Vuol dire che Yannick è bravo a gestire il gruppo e sa toccare dalla panchina le corde giuste dei suoi uomini durante le partite. Per amor di Dio, quest’anno la Francia ha vinto in Giappone dove non ha trovato Nishikori, poi ha battuto la Gran Bretagna orfana di Murray ed infine sconfitto la Serbia senza Djokovic, Tipsarevic e Troicki. Verissimo, ma la vittoria di Lajovic contro Pouille nel match d’esordio ci dimostra che non ci vuole niente a trasformare una sfida sulla carta già vinta in un incubo dal quale si fa fatica ad uscire. Il problema per la Francia nella finale di novembre sarà quello di garantire al fianco di Tsonga un secondo singolarista in buona forma, perché la coppia Herbert/Mahut costituisce un doppio di sicuro affidamento. Al momento la scelta ricadrebbe su Pouille, visto che Monfils è fermo ai box, Gasquet si aggira per Challenger e Simon sta giocando una stagione alquanto anonima. Pouille, criticato aspramente dal presidente della Federazione francese dopo la sconfitta contro Lajovic ma difeso a spada tratta da Noah (ecco l’importanza di Yannick) e sulle cui capacità non vi è nessun dubbio.
La Serbia ha fatto quel che ha potuto, troppo pesanti le assenze dei tre tenori citati prima, è venuto un po’ meno il doppio vista la vittoria di Lajovic venerdì che qualche speranza l’aveva fatta nascere. Era onestamente lecito aspettarsi di più da Zimonjic e Krajinovic mai stati in partita.
Il Belgio si è guadagnato (e non può essere un caso) la seconda finale in tre anni, traguardo non da poco visto che la prima in assoluto l’aveva giocata nel 1901. Goffin e Darcis sono sinonimo di sicurezza per capitan Van Herck, bravo anche lui a gestire sapientemente la sfida con l’Australia. Sì, perché ci vuole un gran coraggio a risparmiare Goffin nel doppio per puntare sui due singolari. La mossa è stata vincente e ripagata dallo stesso Goffin nella migliore maniera possibile con la vittoria su Kyrgios. Probabilmente anche con Goffin il Belgio il doppio l’avrebbe perso lo stesso ed il nr.1 sarebbe stato sicuramente un po’ stanco e meno lucido nella sfida con il nr.1 australiano. Sfida giocata invece con grandissimo acume tattico e la cui vittoria ha poi dato il la all’ennesima prova tutto cuore di Steve Darcis, che quando gioca in Davis come tanti suoi altri colleghi si trasforma. Goffin e Darcis, Darcis e Goffin, per i francesi non sarà facile venire a capo di questi due mastini. La Francia partirà con i favori del pronostico ma anche con tanta pressione sulle spalle, i due “compari” belgi saranno lì in agguato.
L’Australia ha fallito una buona opportunità per tornare in una finale di Davis, ma a conti fatti ha poco da recriminare e soprattutto il futuro nella manifestazione sembra suo, viste le risorse su cui potrà contare il capitano Lleyton Hewitt. Si giocava sulla terra e da Milman e Thompson non ci si poteva aspettare di più. E Kyrgios? Poteva fare di più con Goffin? Probabilmente oggi no, troppo continuo e preciso il belga per l’australiano che dopo aver vinto il primo set ha subito gli scambi e la strategia di David che lo hanno costretto alla resa. L’Australia ci riproverà l’anno prossimo, i mezzi per rivincere la Davis non mancano.
Dando un occhio ai play-off si devono evidenziare le retrocessioni alquanto inaspettate di Argentina (oltretutto campione in carica), Repubblica Ceca e Russia. Tutte davvero incredibili, ognuna di esse figlia di un aspetto particolare. Gli argentini si sono presentati in Kazakistan con una formazione alquanto rabberciata. Di 7 giocatori presenti tra i primi 100 del circuito solo in due hanno risposto alla convocazione, Schwartzman e Pella. Il primo, recentemente arrivato ai quarti di finale agli US Open, è stato una grandissima delusione nel singolare decisivo contro Kukushkin. Con l’Argentina sotto 1-2 Schwartzman avrebbe dovuto dare l’anima e provarci fino in fondo, invece il sudamericano non è mai stato in partita, finendo nella rete di quel vecchio volpone della Davis che è Kukushkin. Orsanic, capitano non giocatore argentino, ha dichiarato nel post match che non capisce come uno come Kukushkin non sia stabilmente tra i primi 30 del mondo. Il problema degli argentini è stato comunque quello di aver schierato un doppio inguardabile ed un Pella sotto i suoi normali standard. Ma Orsanic su questi poteva contare ed ha fatto l’impossibile. Molto forti sui social le lamentele a fine sfida di molti giornalisti argentini che ce l’avevano soprattutto con del Potro e con chi avesse preferito disertare la sfida con il Kazakistan. Peggior difesa del titolo davvero non ci poteva essere. I kazaki hanno realizzato l’ennesimo miracolo sportivo della loro recente storia in Davis. Kukushkin decisivo come non mai, un vero “animale” della Davis. Certo nel doppio la pochezza della coppia argentina ha facilitato la vittoria, ma ciò nulla toglie ai meriti di questa piccola realtà nel mondo del tennis.
Un suicidio vero e proprio è stato invece quello della Repubblica Ceca, rimontata dall’Olanda dopo essere stata in vantaggio 2-0 (l’ultima volta era successo nel 1960). Vesely e Rosol hanno fallito la prova della maturità e sono sprofondati nella bolgia del palasport olandese quando invece avrebbero dovuto chiudere i conti. Di contro va fatto invece un grosso plauso a Robin Haase e soprattutto Thiemo De Bakker che a 28 anni si è tolto una delle soddisfazioni più belle della sua carriera. Ricordiamo che Haase e De Bakker insieme a Igor Sijsling erano stati indicati in giovane età dagli addetti ai lavori come talenti dal futuro radioso. Hanno tutti un po’ mancato l’appuntamento, ma il loro talento è indiscutibile ed in questo week-end Haase e De Bakker lo hanno fatto vedere in maniera chiara, complimenti all’Olanda (nel 1997 l’unica rimonta dallo 0-2 in Davis contro la Romania) che torna nel World Group.
Sulla Russia del Next Gen Rublev c’è ben poco da dire, una delusione colossale. Mancata completamente la prova del nove, i russi sono stati letteralmente schiantati da due onesti comprimari, Attila Balazs e Marton Fucsovics che avevano un solo obiettivo, dare la morte sul campo per il proprio paese. E lo hanno fatto nella maniera migliore, stroncando i loro avversari sulla carta nettamente favoriti. Doppio vinto in tre set, singolare decisivo nell’ultima giornata vinto sempre in tre set. Russia bocciata, l’Ungheria torna con merito nel tabellone principale della Davis dopo 21 anni.
Grossi meriti vanno anche riconosciuti a Marin Cilic, che in Davis fornisce sempre delle prove di altissimo livello in tutte le condizioni possibili e immaginabili. Già l’anno scorso si era reso protagonista con l’aiuto di Coric e Dodig di un’incredibile rimonta contro gli USA in trasferta dallo 0-2. Quest’anno ha recitato la parte del leader trascinando i suoi alla vittoria in Colombia, trasferta assolutamente complicata per motivi logistici e per il tifo “caliente”degli spalti. Se a questo ci aggiungiamo la rimonta da due set sotto nel doppio insieme al connazionale Metkic e i due punti nei singolari si può facilmente comprendere come i croati dovrebbero fare un monumento al nr.5 ATP, quanto mai fondamentale. I colombiani hanno ben poco da rimproverarsi, Giraldo ha fatto quello che doveva battendo Skugor e nel doppio hanno quasi sfiorato l’impresa. Ancora una volta sfugge la prima partecipazione al World Group, ma non la si può definire un’occasione persa. Quella si è verificata alcuni anni orsono quando perse in casa contro il Giappone che aveva sì Nishikori ma che dopo il doppio era sotto 2-1.
Bravi anche i tedeschi che in Portogallo hanno approfittato di un week-end da paura di Joao Sousa che sulla carta doveva essere il nr.1 locale. Invece il buon Joao è crollato il venerdì contro un onesto Stebe ed ha perso il primo singolare dell’ultima giornata contro Struff, trovandosi sotto 6-0 3-0 all’inizio e poi sprecando un vantaggio di due set a uno ed un match point nel quarto set. Se aggiungiamo che Sousa era in campo pure nel doppio, perso anche quello al quinto set, il tennista portoghese difficilmente dormirà in queste notti. Sulle sue spalle si nutrivano le speranze della prima promozione nel World Group che sono miseramente naufragate in una tre giorni disastrosa. Se la sono quindi cavata i tedeschi che senza gli Zverev e Kohlschreiber sono usciti indenni da una trasferta per nulla facile e hanno salvato il loro posto nel tabellone che conta.
I canadesi hanno svolto il loro compitino contro l’India (bravo comunque Shapovalov che ha confermato i progressi degli ultimi mesi), la stessa cosa ha fatto il Giappone contro il Brasile. Sul veloce i sudamericani non sono ancora competitivi anche se dall’altra parte mancava un certo Nishikori.
Piccola notazione, l’Italia grazie all’eliminazione di Argentina e R.Ceca (la nostra nazionale è nr.10 nel ranking) sarà testa di serie nel sorteggio di mercoledì a Londra per il World Group 2018 ed inoltre con tutte le papabili avversarie (nell’ordine Ungheria, Kazakistan, Olanda, Germania, Spagna, Usa e Canada) giocherà in casa eccezion fatta per il Giappone con il quale la sede della sfida darà decisa dal sorteggio. Insomma non ci poteva andare meglio, vedremo se sapremo sfruttare l’occasione