Si parla sempre più spesso del notevole aumento dell’età media ai vertici del tennis d’élite: i ragazzini, nonostante gli esponenti della “prossima generazione” siano alquanto spinti da stampa e addetti ai lavori in genere, fanno molta fatica a mischiare le carte nei tornei che contano, mentre i “vecchietti” sembrano ancora inavvicinabili quando si fa davvero sul serio. Gloria, autostima, inesauribile fame di vittorie sono alla base della longevità sportiva, ma anche i soldi non guastano. Prendete Roger Federer, per dire. Da giugno 2016 al mese corrispondente dell’anno in corso, il Maestro svizzero ha messo in cascina sessantaquattro milioni di dollari. Niente male, considerando la sosta che lo ha tenuto lontano dai campi per l’intera seconda parte della scorsa stagione. Una cascata di soldi, anche senza colpire alcuna pallina. Naturalmente ciò è possibile perché, nell’insieme degli introiti percepiti dal campione di Basilea, i montepremi dei tornei occupano uno spazio parecchio ristretto.
Leggendo gli spaventosi numeri “economici” di Federer, si ha la plastica percezione di quanto possano contare, per un fenomeno mediatico di fama planetaria, sponsorizzazioni ed esibizioni: basti pensare che quasi sessanta milioni hanno origine extra-tennistica. I nomi delle aziende che hanno deciso di affiancare il proprio marchio all’immagine del numero 2 ATP sono utili a chiarire quali picchi abbia raggiunto – non da oggi, sia chiaro – il suo appeal massmediale: Wilson, Credit Suisse, Mercedes, Rolex, Lindt, Jura, Moe & Chandon, Sunrise e soprattutto Nike, che, secondo Forbes, gli corrisponde un assegno da dieci milioni di dollari annui. Non è tutto: giusto lo scorso maggio il diciannove volte campione slam ha firmato un contratto quinquennale con Barilla, pronta a versare nelle casse di Roger circa 40 milioni di euro.
Com’è ovvio, anche le esibizioni giocate nel periodo in esame (IPTL lo scorso anno, Laver Cup pochi giorni fa) hanno avuto il loro peso in termini di ricavi: per manifestazioni di questo tipo, la parcella di Federer è di 2 milioni di dollari, mentre per giocare i tornei non di primissima fascia (250 e 500 per intenderci) la richiesta si aggira intorno al milione. L’otto volte vincitore di Wimbledon vanta inoltre contratti che lo legano “a vita” ai tornei di Dubai e Halle, oltre a un accordo con il 500 di casa, quello di Basilea, fino al 2019.
Niente male, tutto sommato, considerando che a fine anno Roger riscatterà i bonus già maturati grazie alle due vittorie slam ottenute quest’anno ed è ancora in corsa per quello che spetta al numero 1 ATP di fine stagione. E, per la fortuna di molti, a vantare simili numeri è uno tra i più lodevoli filantropi in circolazione: le iniziative di beneficenza patrocinate da Federer sono innumerevoli, e la sua fondazione, attiva dal 2004, ha donato oltre trenta milioni di dollari per finanziare programmi educativi in Africa.