La città di Chengdu, situata nel cuore della Cina, conta più di dieci milioni di abitanti ed è famosa a livello accademico per il suo centro di ricerca sulla riproduzione dei panda, tanto che il torneo ATP 250 lo ha adottato come suo simbolo. I panda, a causa del loro atteggiamento restio nei confronti dell’accoppiamento, stanno purtroppo diventando sempre più rari, così come sono rare le apparizioni ad alti livelli dei due tennisti che oggi hanno centrato la vittoria aggiudicandosi un posto in finale: Marcos Baghdatis, 32 anni, e Denis Istomin, 31 anni.
I 6000 posti dello Sichuan International Tennis Center sono per lo più liberi quando inizia la prima semifinale tra Istomin e Yuichi Sugita; l’unico precedente risale al 2009 e fu un incontro di Coppa Davis, vinto agevolmente dall’uzbeko. Il giapponese, unica testa di serie rimasta in gara, ha un gioco più vario rispetto al suo avversario, ma anche molto meno preciso. Nel quinto game incappa in quattro gravi errori consecutivi (tre dritti d’attacco e una volée) e questo segna lo spartiacque nel primo set, che Denis si aggiudica per 6-2. Il secondo parziale, dopo dodici game di tennis opaco da parte di entrambi i giocatori, si decide al tie-break dove si equivalgono i punti vinti da chi batte e chi risponde. Il numero 43 del mondo sceglie una tattica più attendista e rimanda ogni palla cercando l’errore dell’uzbeko, il quale accusa un po’ la stanchezza e finisce poi per perdere 7 punti a 4. Nel terzo set aumenta il numero di scambi spettacolari, ma a vincerli è sempre l’uzbeko e si torna ai ritmi di inizio match. Il giapponese non riesce a dare continuità al tie-break vinto e crolla di schianto: in 27 minuti è 6-0 per Istomin che raggiunge così la sua quarta finale ATP in carriera (New Haven 2010 sconfitto da Stakhovsky, San Jose 2012 persa da Raonic e Nottingham 2015 vinta contro Querrey).
Il torneo degli underdog prosegue con la seconda semifinale: match inedito tra Marcos Baghdatis (che in precedenza aveva rapidamente archiviato la pratica Lu, dopo la beffarda interruzione di ieri per pioggia a soli tre punti dalla vittoria) e Guido Pella. Baghdatis è alla sua terza semifinale dell’anno (dopo Antalya e Auckland) mentre il mancino argentino, che quest’anno grazie all’alternanza Challenger e tornei ATP ha raggiunto la posizione n. 72, è alla seconda semifinale dell’anno (l’altra arrivata a Monaco).
Nei primi game c’è uno scambio reciproco di break, con Marcos che regala con il servizio mentre Guido sbaglia maggiormente con il dritto. L’unico colpo che funziona ad entrambi è il back di rovescio, soluzione adottata con frequenza durante l’intero match. Dopo questo sussulto iniziale i due tennisti non concedono più niente durante i loro turni di battuta e gli scambi, spesso lottati, si risolvono sempre da fondo. La svolta del primo parziale arriva nel dodicesimo game, quando il n. 113 del mondo va al servizio per raggiungere il tie-break, ma purtroppo per lui non ci arriva. Una sequela di errori – che ricordano tanto l’inizio del match – costano a Baghdatis il set che va dunque a Pella per 7-5. Nel secondo parziale Baghdatis è ispiratissimo e sembra aver fretta di portare il match al terzo: la maggior pesantezza dei suoi colpi viene fuori e gioca aggressivo sin dalla risposta, grazie alla quale si porta avanti di due break. La prima chance di chiudere il set ce l’ha quando va a servire sul 5-2, ma il nastro non lo aiuta e l’argentino riesce a dimezzare lo svantaggio. Pella per poco non arriva persino al pareggio ma questa volta le cose vanno per il verso giusto a Baghdatis il quale, dopo un’ora e mezza di incontro, si porta al parziale decisivo con un 6-4.
Nonostante un medical time-out chiamato prima del terzo set dal cipriota per un problema alla schiena, quest’ultimo sale ulteriormente di livello e inizia a variare molto di più il gioco, con Pella che per abbreviare gli scambi prende molto più spesso la via della rete o quantomeno cerca subito la soluzione vincente. Questo atteggiamento sembra più che altro un sintomo di abbandono dal match e il cipriota ne approfitta andando ancora una volta in vantaggio di due break. Un solo match point è sufficiente e con un servizio vincente Baghdatis raggiunge la sua 14esima finale in carriera (4 vinte e 9 perse, ultimo titolo conquistato a Sydney nel 2010) e domani giocherà con Istomin per la quinta volta: chi vincerà passerà in vantaggio negli scontri diretti.
Risultati:
Quarti di finale
M. Baghdatis b. Y.H. Lu 6-3 6-2
Semifinali
D. Istomin b. [5] Y. Sugita 6-2 6-7(4) 6-0
M. Baghdatis b. G. Pella 5-7 6-4 6-2