[1] R. Nadal b. F. Fognini 6-3 6-1 (da Shanghai, Vanni Gibertini)
A guardare il nostro blocco degli appunti sembra che quasi tutti i colpi più belli li abbia messi a segno Fognini. Sicuramente si è preso la sua dose di applausi per quelle accelerazioni estemporanee che solo lui e pochi altri riescono a inventare da ogni posizione del campo. Fabio non ha giocato male, tutt’altro: ha fatto il gioco che sa di dover fare, aprendo il campo con il lungolinea ed entrando quando ne ha l’occasione, lasciando andare il suo straordinario braccio per quei vincenti di cui sopra.
Ma la dura verità è che il Nadal di questa fine stagione è parente stretto di quello che ha dominato il circuito nel 2008-09 e nel 2013, che si trova meritevolmente al n.1 della classifica e che mostra tutti i progressi che ha fatto su una superficie storicamente tra le più ostiche per lui, il cemento rapido che spesso si trasforma in cemento indoor, come accaduto nei suoi primi due impegni qui a Shanghai.
Un 6-3 6-1 che lascia pochi rammarichi a Fognini, punito a ripetizione con il servizio slice da sinistra e costretto a giocare ben sopra la sua velocità di crociera ideale per poter trovare qualche breccia nell’armatura poderosa dello spagnolo. Il primo set, a parte il break subito a freddo nel secondo game (un doppio fallo e due gratuiti, se di gratuiti si può parlare alla velocità a cui hanno scambiato questi due) autorizzava qualche speranza: solo due punti ceduti nei successivi turni di servizio, una mezza chance sul 2-4, cancellata dai servizi di Rafa, ma la posizione era quella ottimale per poter approfittare di un calo del maiorchino. Il problema è che il calo non c’è stato. Nadal è partito forte ed ha continuato ad accelerare, e allora addio patria. Le uniche due palle break avute dall’azzurro sull’1-2 del secondo set sono state atomizzate dall’aggressione continua di Nadal, per nulla infastidito dal “time violation” chiamatogli sul 15-40, e che più la partita andava avanti, più tirava i suoi colpi con sempre maggiore convinzione, profondità ed efficacia.
Fognini è riuscito a raggiungere il traguardo dell’ora di gioco, superato di due minuti, magra consolazione, certo, anche per quei pochi che dalle tribune gli gridavano in italiano “Dai Fabio”, ma oggi non c’era molto da fare purtroppo.
Continua così la corsa di Nadal ad allungare la striscia di vittorie che ora è a quota 14, e soprattutto la corsa verso la finale che tutti qui in Cina vogliono vedere, quella tra le due superstar del torneo, sempre programmate in sessione serale, sempre osannate dalla folla, sempre sulla cresta dell’onda da oltre un decennio. A Flushing Meadows non è accaduto, vediamo se Shanghai supererà New York.
[2] R. Federer b. [Q] A. Dolgopolov 6-4 6-2 (Emmanuel Marian)
Essendo l’intermittenza di Dolgopolov una delle certezze che rassicurano l’osservatore del tennis moderno, la finale ottenuta dall’artista ucraino la settimana scorsa a Shenzhen non deponeva a favore di una sua lunga permanenza nella città più popolosa del Mondo. Comunque bravo a superare il rampante lungagnone cileno Nicolas Jarry al primo turno, “Dolgo” si è sciolto in un battibaleno contro Roger Federer, che nemmeno oggi, come del resto in tutti e quattro i precedenti, gli ha regalato la soddisfazione di avvicinarsi a portare a casa un set: notoriamente, le improvvisazioni del funambolo di Kiev non fanno il solletico a Roger. Il campione dell’edizione 2014, costretto ieri alle corse dal maratoneta Schwartzman, ha potuto divertire e divertirsi nel corso di un’oretta più simile a un’esibizione che a un ottavo di un Mille, libero di sciorinare alcuni pezzi pregiati del repertorio prima di stringere la mano a un avversario parso sollevato.
Partita? Poca. Lo svizzero ha fatto subito capire di essere in giornata, e con due risposte fulminanti ha piazzato il break decisivo nel primo gioco della sfida, poi amministrato senza problemi fino al momento di servire per il primo parziale nel decimo game, quando ha sollecitamente cancellato l’unica chance in battuta concessa nell’arco dell’incontro. Nel secondo set il livello dello show si è alzato ancora di più anche grazie a un Dolgopolov presto a briglia sciolta. Inavvicinabile al servizio – 80% di prime in campo con cui ha raccolto il 78% di punti e undici ace – Federer ha spezzato l’ordine dei servizi nel quinto gioco, prima di raccogliere un altro break nel settimo con una gran risposta vincente di rovescio e nonostante i quattro ace serviti da Alexandr nel tentativo di salvare il game. Un ottimo Roger, insomma, ma urge cautela nelle valutazioni: nemmeno il termometro Gasquet, domani, potrebbe essere troppo affidabile.
Risultati (con accoppiamenti quarti)
[1] R. Nadal b. F. Fognini 6-3 6-1
[6] G. Dimitrov b. [10] S. Querrey 6-3 7-6(3)
V. Troicki b. [12] J. Isner 6-4 7-6(4)
[16] J. M. del Potro b. [3] A. Zverev 3-6 7-6(5) 6-4
[4] M. Cilic b. S. Johnson 7-6(1) 6-4
A. Ramos-Vinolas b. J.L. Struff 7-6(4) 6-4
R. Gasquet b. G. Simon 7-5 6-7(5) 6-3
[2] R. Federer b. [Q] A. Dolgopolov 6-4 6-2
ATP Shanghai: del Potro da grandi occasioni, cancellato Zverev