Come molti illustri colleghi nel recentissimo passato, anche Milos Raonic saluta in anticipo il 2017. Il giocatore nato a Podgorica ha reso noto che l’infortunio al polpaccio subito durante l’incontro di secondo turno dell’ultimo torneo di Tokyo contro Yuichi Sugita non gli consentirà di tornare in campo prima della fine dell’anno. Raonic chiude così una sfortunatissima stagione in cui ha trascorso più tempo in infermeria che nel circuito, preferendo ragionevolmente una guarigione lenta in vista di un 2018 migliore a un rischioso rientro-lampo.
Il consuntivo della campagna anticipatamente conclusa è piuttosto misero: nessun titolo e appena due finali raggiunte – a Delray Beach, dove fu costretto a dare forfait prima di scendere in campo a causa di un problema al bicipite femorale, e a Istanbul, sconfitto da Marin Cilic – con i quarti conquistati a Melbourne e a Wimbledon come fiore all’occhiello.
Dopo una brutta battuta d’arresto all’esordio nel torneo di casa, a Montreal, Milos aveva deciso di operarsi al malandato polso sinistro e si era dovuto fermare per sette settimane. Rientrato in tempo per lo swing asiatico e nuovamente stoppato dal suddetto guaio al polpaccio, l’attuale numero 12 ATP aveva lanciato una dura invettiva nei confronti del governo del tennis, attaccando frontalmente i troppi impegni che i giocatori sono obbligati a sostenere, additati come causa prima alla base dei diffusi infortuni e del calo del livello generale dello spettacolo.
La pausa forzata che Raonic è costretto a concedersi mette il sigillo su un’annata nefasta per quello che riguarda gli affari dei cosiddetti “top players”: al momento tutti i giocatori che occupavano i primi cinque posti dell’ultimo ranking pubblicato nel 2017 (Murray, Djokovic, Raonic, Wawrinka e Nishikori) sono fermi ai box.