Gruppo Bianco (2a giornata)
Pliskova annichilisce Muguruza e vola in semifinale
[5] V. Williams b. [7] J. Ostapenko 7-5 6-7(3) 7-5
Dopo tre ore di gioco, tra vincenti, errori e 20 break emerge l’esperienza di Venus Williams, che si libera della lettone Ostapenko ed è ancora in corsa per le semifinali delle WTA Finals. Dopo otto anni dall’ultima volta la statunitense vince un match al Masters e lo fa con orgoglio e caparbietà. L’eterna Venus ha sofferto, ha lottato ed è stata in più di un’occasione in difficoltà, ma ha saputo piegare un’avversaria ostica che al concludersi del secondo match di giornata vede già sancita la sua eliminazione, a causa della vittoria di Karolina Pliskova. Si conclude quindi nel peggiore dei modi la prima partecipazione di Jelena Ostapenko alle WTA Finals, che proverà a salvare l’onore contro la ceca.
La tensione è evidente, c’è un break e controbreak immediato frutto di errori e di scelte tattiche discutibili. Il campo è lento, la palla della Venere Nera appare frenata mentre la tennista europea è più reattiva da fondo campo, ma si scompone soprattutto con il diritto. Jelena va di nuovo 15-40, tuttavia la reazione della 37enne di Lynwood non tarda ad arrivare, anche perché la lettone perde il controllo dei sui fondamentali. Il tennis slegato della campionessa del Roland Garros non dà ritmo, l’alternanza quasi bulimica di vincenti ed errori non forzati spezza lo scambio, che diventa frammentato e al limite dello schizofrenico. Venus fatica a leggere le accelerazioni di rovescio della sua avversaria, che in più di un’occasione lasciano praticamente ferma l’americana. Il quinto game è incredibile per intensità e dinamica, perché Williams scappa sul 40-0 ma addirittura subisce il break con un doppio fallo. Il merito di Ostapenko è forzare ogni colpo e di riuscire a trovare un vincente in ogni zona del campo. La tattica di Venus è chiara, cambiare angoli e rotazioni in modo da far deragliare l’intero sistema di gioco della 20enne baltica. Altro doppio fallo e altro controbreak, ma è un equilibrio apparente: è la 20enne di Riga a decidere le sorti dello scambio, anche perché Venere è poco mobile e si limita a cercare il centro del campo usando più lift. La pluricampionessa olimpica americana, con esperienza e attenzione, prova a fare qualcosa di diverso, infatti cerca di verticalizzare e di chiudere a rete. Sebbene Williams sia in crisi, Ostapenko non riesce a consolidare il vantaggio conquistato, anzi stavolta la n.7 del seeding fa ancora peggio. Dal 5-3 subisce il sorpasso (con controbreak a zero) e perde il set (7-5 il punteggio finale) e la pazienza. Infatti impreca e si siede mestamente in panchina. Più che rabbia la sua è frustrazione, perché è consapevole di aver sprecato una chance importante con errori banali.
Ora si lotta, Venus scappa sul 2-0, ma un doppio fallo e un tracciante di diritto consentono alla campionessa baltica di rimettere tutto in discussione. Jelena deve sistemare il servizio e trovare tranquillità, perché è troppo concentrata sugli errori mentre dimentica di avere le armi per ribaltare la situazione a suo favore. La fiammata arriva, perché un altro tracciante all’incrocio delle righe certifica il vantaggio a favore di Ostapenko. Ma è tutto effimero, perché puntuale arriva la risposta dell’americana che impatta immediatamente sul 3-3, dimostrando che con la calma si è in grado di mantenere i nervi saldi e di andare oltre le difficoltà. Lo spettacolo latita, sono più gli errori che i vincenti. Jelena muove meglio la palla, infatti prova a spostare il gioco sulla diagonale di rovescio mentre la sua avversaria prova a rallentare. Venus con esperienza si costruisce un match point, il pericolo è neutralizzato da un errore banale dell’americana che insacca in rete un diritto abbastanza semplice. L’ex n.1 del mondo si incarta, subisce il break e manda la sua avversaria a servire per il secondo parziale, ma ancora una volta c’è la risposta immediata dell’ex n.1 del mondo. Nel tie-break Venus affonda negli errori e non riesce a contenere l’esuberanza di un’avversaria che ha dimostrato di essere pericolosa nei set conclusivi. L’ultimo tie-break perso da Venere risaliva addirittura al mese di gennaio (contro Vandeweghe all’Australian Open), da lì otto successi consecutivi. Terzo set, il territorio preferito di Ostapenko che non ci perde da luglio.
Williams ha una partenza veemente. Tuttavia manca cinque palle break, di cui tre consecutive, e vede la sua avversaria fare corsa di testa. Ogni game in battuta di Jelena è un calvario, tra errori e doppi falli le chance della statunitense ormai sono si contano più. Venus tiene in campo una risposta e all’ottava palla break del parziale va in testa nel parziale, ma da novella Penelope disfa immediatamente tutto perdendo il servizio. Se da un lato è ammirevole la capacità della lettone di non mollare, sono troppe le occasioni buttate al vento dalla Venere Nera, soprattutto sono tante le energie sprecate. La sette volte campionessa Slam non molla e ottiene l’ennesimo break, ma è ancora una volta un fuoco di paglia, perché Ostapenko impatta immediatamente sul 3-3. Entrambe sono paralizzate dalla paura di sbagliare e di perdere (o di vincere dipende dalla prospettiva), tuttavia il servizio ormai è un handicap pesante. Break e controbreak sono la normalità, Williams non riesce in alcun modo a sciogliersi, anzi si fa irretire anche lei dalla follia complessiva del match. Altra parità, altri errori, altri doppi falli, altra tensione. Lo spettacolo è mesto, quasi nullo, con Venus che spreca e con Ostapenko che soffrendo si salva e tiene il servizio e va 5-4. Il 20esimo break dell’incontro manda l’ex n.1 a servire per il match, con l’avversaria che si lascia andare a una smorfia che a stento maschera le lacrime. Finalmente Venus si concentra e chiude i conti, ora dovrà riposare perché per passare il turno ci sarà ancora da lottare (e molto) contro Muguruza.
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