WTA Finals: cuore senza età, Venus Williams torna in finale
[6] C. Wozniacki b. [3] K. Pliskova 7-6(9) 6-3
È stata la giocatrice più convincente per tutta la settimana, e la fiducia recentemente accumulata le è stata molto utile per battere Karolina Pliskova e tornare a giocarsi un ultimo atto alle Finals sette anni dopo la prima (e unica) volta. Più tosta, cinica e convinta al momento di affrontare i molti snodi critici del match, Wozniacki ha trovato il modo di stappare definitivamente una stagione molto altalenante, mentre la ceca deve ingoiare una doppia delusione: oltre a mancare la finale, Karolina ha ufficialmente ceduto il primo posto del ranking di fine anno a Simona Halep.
La danese ha vinto perché è stata più lesta a saltare l’ostacolo di un primo set assurdo, vissuto sul filo di un equilibrio non meno significativo dei tremori che hanno attraversato le avversarie in varie circostanze chiamate a concretizzare i notevoli sforzi profusi. Un primo parziale infine vinto da Wozniacki dopo un’ora e ventidue minuti di corse furibonde e rincorse non meno assatanate, chiuso vincendo tre punti in più della rivale (62-59) e dopo che le contendenti avevano fallito sei set point a testa in un dramma sportivo di primissimo livello. Del resto, la posta in palio era discretamente significativa, con il numero uno di fine anno ancora in bilico a troneggiare sullo sfondo del sesto confronto diretto in stagione oltre al pass per l’ultimo atto di un torneo quanto mai bizzarro.
Partito tra mille strafalcioni figli della notevole tensione, l’incontro tra due delle tre Carolinas rimaste in gara è improvvisamente deflagrato a metà della prima frazione. Pliskova, avendo studiato un piano strategico piuttosto preciso, ha evitato di tenere perennemente il piede pigiato sull’acceleratore, accettando scambi talvolta molto lunghi e proponendo inaspettate variazioni di rotazione e peso, certamente non specialità della casa, con l’intento di non consentire alla danese di sfruttare la velocità delle sue pallate e soprattutto di non essere troppo prevedibile, ché Wozniacki, com’è noto, non ha problemi a inseguire alcuna accelerazione, se intuisce dove questa andrà a incidere. Gli intenti della ceca sono stati soddisfatti solo in parte, tuttavia: per due volte capace di imporre il break all’avversaria, la sventata Karolina, specie al momento di servire per il primo set nel nono gioco, ha scialacquato ciò che a certi livelli non è possibile scialacquare. Abilissima nell’apparecchiarsi la tavola, Pliskova ha fallito due chiusure di dritto a rete meno che elementari finendo per subire il contro break a zero, e, nel gioco successivo, quando una tesissima Wozniacki si è presentata in battuta nel tentativo di rimanere aggrappata al set, ha fallito tre sanguinosi set point, anche se bisogna ammettere che la finalista dell’edizione 2010 ha avuto i suoi meriti nel sabotare i progetti della trampoliera di Louny, in particolare cancellando l’ultimo con un sorprendente ace esterno.
Conclusione più che giusta per quanto visto nella prima ora di gioco, il tie break decisivo ha spinto all’estremo il livello d’incertezza di un incontro da monetina, sorprendendo tuttavia anche i più preparati ad affrontare le circostanze più imprevedibili. Affranta per le molte occasioni sprecate Pliskova, ringalluzzita per essere rimasta miracolosamente a galla Wozniacki, il gioco decisivo ha naturalmente preso la parte della danese, la quale ha potuto staccarsi sul sei a uno con cinque consecutive palle per il set a disposizione. Forse contagiata dalla prodigalità dell’avversaria, Wozniacki se l’è viste soffiare da sotto il naso una dopo l’altra e addirittura ha dovuto affrontare altri tre set point sul 7-6, sull’8-7 e sul 9-8. Un rimescolamento di prospettive terribile, che la danese ha però gestito con grande coraggio – notevole il salvifico punto del sette pari, conquistato con un gran rovescio lungo linea – risalendo da par suo a set point sul 10-9 e infine conquistando l’agognata prima frazione dopo un’ora e ventidue minuti di grande agonismo.
Ottanta minuti di sforzi prolungati non potevano che favorire l’atletismo della danese, infatti vincitrice degli unici due scontri diretti finiti al terzo andati in scena nel 2017, e il pesantissimo vantaggio di un set non sembrava lasciare molte speranze a Pliskova, la quale ha però tentato di reagire in un paio di occasioni prima di alzare bandiera bianca. Dapprima, quando ha ottenuto il break nel gioco inaugurale del secondo set; poi nel momento in cui, sprofondata sull’uno a tre, è riemersa fino al tre pari dando fondo alle ultime energie rimaste. Il copione era però ormai scritto, e Wozniacki ha ripreso facilmente il controllo veleggiando con agilità negli ultimi tre giochi che l’hanno condotta al traguardo.
Festeggia Wozniacki, che torna a giocarsi l’ultimo atto delle Finals sette anni dopo quella volta a Doha, e festeggia anche Halep, ora certa di potersi consolare con il primo posto della classifica a fine anno a un giorno dall’ennesima delusione della carriera. Per Pliskova è di nuovo giunto il tempo delle riflessioni: si ha la netta sensazione che, visto il talento di cui è depositaria, il raccolto dell’annata sia stato ancora una volta troppo scarso.
COS’È SUCCESSO NEL ROUND ROBIN?
Gruppo Bianco
- Prima giornata: le vittorie di Pliskova e Muguruza
- Seconda giornata: le vittorie di Williams e Pliskova
- Terza giornata: le vittorie di Ostapenko e Williams
Gruppo Rosso
- Prima giornata: le vittorie di Halep e Wozniacki
- Seconda giornata: le vittorie di Wozniacki e Garcia
- Terza giornata: le vittorie Svitolina e Garcia
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