Sarà un inizio di 2018 molto impegnativo per Andre Agassi che, prima di seguire Novak Djokovic in Australia, sarà ad Adelaide per giocare il World Tennis Challenge, la consueta esibizione che quest’anno andrà in scena dall’8 al 10 gennaio. Con Agassi ci saranno, per il momento, anche i gemelli Bryan, John Peers ed Henri Kontinen. Gli altri nomi saranno invece ufficializzati nelle prossime settimane. Per Andre sarà un ritorno nella città australiana a distanza di 20 anni dall’ultima apparizione, quando perse la semifinale contro il sedicenne Lleyton Hewitt che poi vinse il suo primo titolo della carriera (in totale saranno 30).
L’annuncio della sua presenza è stata l’occasione per fare il punto della situazione, sia per quanto riguarda il suo assistito che per il movimento tennistico in generale: “Mi rivedo molto in Nole – ha detto il kid di Las Vegas – controlla il punto in una maniera molto simile alla mia, senza mai prendere un rischio. Questo è il modo in cui ho vissuto sul campo da tennis, ma Nole a differenza mia ha delle capacità difensive superiori. Lo stesso vale per la risposta, anche io ho basato molto su quel colpo ma non ho mai avuto tutte le scelte che ha lui. Novak può scegliere di giocare in difesa oppure di essere aggressivo”. La sua carriera da coach, di certo, non è ancora entrata a pieno regime, anche se pare aver ben chiaro quale sarà il suo atteggiamento in futuro: “Non è facile per me fare interviste da allenatore perché sono riluttante a mettere troppa pressione o aspettative sul mio giocatore. Se può vincere in Australia? Sì, ogni volta che lo vedo scendere in campo credo che possa farlo. Mi aspetto che lo faccia, anche se io cerco solo di farlo migliorare giorno dopo giorno”.
Chiuso il capitolo Djokovic, Agassi non ha potuto non parlare di Federer e soprattutto del suo modo di giocare, così diverso dai tanti ragazzi che arrivano sulla scena adesso: “Se vediamo Federer giocare ci rendiamo conto di quante soluzioni ha, e capisci che tutti i giocatori hanno tante possibilità di colpire. Giocare a tutto campo e venire a rete, non solo coprire la linea di fondo. Ora tutti i ragazzi si preoccupano solo di colpire la palla abbastanza in anticipo ma non pensano più di venire a rete. Di certo oggi è più difficile sapere quando si è in pieno controllo del punto perché anche da fuori posizione si riesce a far male all’avversario”. Per il futuro del tennis invece le idee del kid sono abbastanza chiare: “Ovviamente il futuro del tennis è nella mani di Kyrgios e Zverev. Il primo è un grandissimo talento mentre il secondo sta già dimostrando quanto vale, è una bellezza da vedere. Ha molte armi a sua disposizione e un sacco di punti di forza. Di certo loro due saranno i punti di riferimento della prossima stagione”.
I ricordi in Australia di Agassi sono quasi tutti molto dolci, a partire dal 1995 quando vinse il titolo battendo Sampras e diventò numero uno del mondo: “Battere Pete è sempre stato speciale, in qualsiasi giorno, perché era una cosa talmente difficile da fare. Batterlo in una finale però era ancora più speciale. In Australia, poi, l’avevo battuto in un torneo che non avevo mai nemmeno giocato. Fu incredibile”. Un’altra grande vittoria australiana arrivò contro Pat Rafter nel 2001: “Pat è sempre stato un signore in campo, un giocatore di una sportività unica. Non dimenticherò mai il nostro match del 2001 con il tetto chiuso. Sembrava di stare dinanzi a 100.000 persone, un concerto rock. La gente fu incredibile, da una parte incitava Rafter che non ce la faceva più, ma dall’altra spingeva anche me nonostante lui fosse il giocatore di casa. Fu l’essenza dello sport!”.