Direzione Milano: otto italiani a caccia di una wild card
ATP NextGen Finals, la guida completa
Fino a non molto tempo fa per molti degli appassionati italiani era solamente l’avversario battuto da Gianluigi Quinzi nella finale di Wimbledon junior 2013: un ragazzino asiatico un po’ minuto, con gli occhialini da secchione, che era arrivato all’atto conclusivo eliminando Kyrgios e Coric, ma che si era poi dovuto arrendere in due set tirati lasciando il prestigioso titolo alla promessa azzurra. Quattro anni più tardi invece, mentre Quinzi sta ancora faticosamente cercando una sua dimensione nel circuito professionistico combattendo nelle retrovie tra mille problemi, Hyeon Chung è reduce da una stagione 2017 che lo ha visto sbarcare tra i primi 50 e qualificarsi per le Next Gen ATP Finals di Milano, nonostante un infortunio alla caviglia che lo ha costretto a rimanere fermo per sei settimane ed a saltare il torneo di Wimbledon.
Lo abbiamo avvicinato per scambiare due parole dopo la sua vittoria al secondo turno del torneo di Winston-Salem contro l’altro “Next Gen” Andrey Rublev, schiantato alla distanza dalla maggiore consistenza da fondo del coreano. E le parole scambiate non sono purtroppo molto più di due, perché nonostante gli enormi progressi fatti recentemente, l’inglese di Hyeon (a cui non interessa nulla se gli occidentali storpiano un po’ la pronuncia del suo nome) è ancora piuttosto rudimentale. “Non ricordo molto della finale di Wimbledon – ha esordito imboccato dalla nostra domanda – sono contento di essere arrivato alla finale di uno Slam perché è un ottimo risultato. Anche se ho perso la finale, il torneo è stato comunque molto positivo”.
La sua attenzione è tutta sul tennis, non si fa distrarre molto da elementi esterni che possano distoglierlo dai suoi obiettivi: “In Corea non ci sono stati tanti giocatori forti, non ci sono grandi aiuti dalla Federazione, ma a me non interessa, io penso al mio tennis, non mi preoccupo di queste cose”. A dire il vero, però, una bella mano la sua Federazione gliel’ha data: la convocazione per i Giochi Asiatici del 2014, disputatisi proprio ad Incheon in Corea del Sud, dove ha vinto la medaglia d’oro in doppio insieme con il connazionale Lim Yong-kyu, gli ha permesso di entrare nel ristretto novero di privilegiati che possono godere di una consistente riduzione degli obblighi di leva. La Corea del Sud impone infatti un servizio militare di 24 mesi ai suoi giovani maschi, che viene però ridotto ad un addestramento di quattro settimane per i medagliati alle Olimpiadi e per i vincitori dei Giochi Asiatici, come appunto nel caso di Chung. Questo periodo di leva ridotto che ha trascorso alla fine della stagione 2015 gli ha impedito di ricevere di persona il premio come Most Improved Player (giocatore più migliorato) per quell’anno, nel quale aveva scalato ben 121 posizioni del ranking mondiale (dal n.173 al n.52) vincendo ben quattro titoli dell’ATP Challenger Tour, ma siamo sicuri che Hyeon si sia consolato con la possibilità di continuare la sua carriera invece di regalare due anni all’esercito coreano.
Nonostante i due anni passati a Bradenton all’accademia di Bollettieri da teenager, Chung ha scelto di stabilire la base degli allenamenti in Corea, a Seoul, dove è seguito da un piccolo team a tempo pieno composto dal suo coach Hyunjoon Suk e dal preparatore atletico, che però non lo segue in tutte le trasferte. “Durante l’estate, quando mi sono infortunato alla caviglia, sono tornato a Seul e mi sono dedicato alla riabilitazione. Fortunatamente non ho dovuto subire nessun intervento chirurgico e sono riuscito a recuperare completamente per gli US Open”.
Hyeon non vuole sentire parlare di numeri, la sua attenzione è tutta focalizzata sulla qualità del suo tennis: “Non ho nessuna particolare posizione del ranking che vorrei raggiungere, non ne faccio una questione di classifica, voglio solo giocare bene, continuare a migliorare il mio tennis e provare a vincere i tornei a cui partecipo settimana dopo settimana. Il resto verrà da sé”.
Il ragazzo magrolino incontrato quel sabato pomeriggio sul Campo n.1 di Wimbledon ora è cresciuto (in statura e ranking) e si è irrobustito, ma ha conservato ancora la pettinatura vagamente da scolaretto e soprattutto non ha abbandonato gli occhiali, anche se è passato dalla montatura nera da “nerd” ad un design più moderno e più “funky”. Dopo aver preso in mano la racchetta all’età di sei anni, infatti, Hyeon ha iniziato a sviluppare problemi alla vista che hanno portato il suo oculista a suggerirgli di concentrarsi sul colore verde. E siccome le palline da tennis sono di un colore simile al verde, i signori Chung hanno deciso di farlo continuare a giocare a tennis. “Porto gli occhiali ormai da sempre, ho cominciato a giocare portando gli occhiali per cui ci sono abituato – ha spiegato Hyeon – non mi piace giocare con le lenti a contatto, e indossare gli occhiali non mi dà nessun fastidio, per cui non vedo motivi per cambiare”.
Qualificatosi per la ‘kermesse’ under 21 milanese come settimo nella Race, quindi prima che Zverev annunciasse la sua rinuncia, Chung è un “senior” della categoria, quindi all’ultimo anno di eleggibilità come Next Gen. La sua carriera finora ha già subito un paio di stop piuttosto importanti a causa di infortuni: oltre al già citato problema alla caviglia che lo ha tenuto fuori dall’ultimo Wimbledon, nel 2016 il giovane coreano aveva dovuto rimanere fermo quattro mesi per un infortunio agli addominali che aveva in parte rovinato il bel lavoro svolto nel 2015. Ma visto quello che ha saputo fare nonostante questi problemi fisici, è facile pensare che con un po’ di fortuna Hyeon riuscirà presto a diventare il più forte giocatore coreano di sempre, superando quel n. 36 che rappresenta il best ranking di Hyung Taik Lee (tennista attivo nel decennio scorso) e, perché no, anche a fare un pensierino alle Finals dei “grandi”.
Sognando Milano