Tra i quattro nominati del 2017 per l’ATP Award come Most Improved Player – la famosa categoria tradotta con l’orribile “più migliorato” – l’unico a non partecipare a una delle Finals sarà Pablo Carreño Busta. Con Shapovalov e Rublev tra i migliori Next Gen a Milano, e Sascha Zverev addirittura a Londra, lo spagnolo è stato beffato da Jack Sock all’ultimo match stagionale valido per guadagnare punti, la finale del Masters 1000 di Parigi-Bercy. Un netto calo autunnale e un incastro di inciampi e miracoli altrui hanno punito, forse con crudeltà, uno dei giocatori più costanti di questa stagione. La quale si è dimostrata aperta – ahilui – davvero fino all’ultimo: appena sette giorni fa Sock era il numero 24 della Race, escluso dalle tabelle di riepilogo già piene di candidati più o meno fantasiosi.
Lo statunitense ha sfruttato al massimo il bug nel sistema-calendario, conquistando un “mille” di fatto assai meno tosto dei due ATP 500 che lo precedono, al quale metà dei top player non arriva e l’altra metà arriva lessata da dieci mesi di impegni. Affrontando cinque avversari con un ranking medio peggiore di 53, si è preso in un colpo solo il titolo migliore della carriera, la top 10 con tanto di primato personale al n.9 e primato nazionale e il posto alla O2 Arena (dove la Old Glory non sventolava addirittura dal 2011, quando a qualificarsi fu Mardy Fish). E ha consentito al Resto del Mondo di tornare sull’albo d’oro di un grande torneo: da quando l’altro ragazzo del Nebraska Andy Roddick aveva trionfato a Miami, oltre sette anni fa, l’Europa si era pappata tutti i tornei Slam, Masters e le Finals.
Tutta roba impensabile per qualcuno che al primo turno era sotto 1-5 nel set decisivo. “A quel punto pensavo soltanto che il giorno dopo sarei stato in vacanza” ha ammesso candidamente Sock nella conferenza stampa di fine torneo. E invece le vacanze dovranno ancora attendere un paio di settimane. Il povero Carreño invece passerà dai tormenti del divano a quelli della panchina, dato che ha già accettato il ruolo di alternate per le Finals. L’unica speranza di giocare per lui risiede in un nuovo ritiro oltre a quello di Wawrinka, sorprendentemente ancora numero 7 nella Race nonostante sia fermo da inizio luglio. Magari quello del connazionale Rafa Nadal, che si è ritirato a Parigi in corso per problemi al tendine del ginocchio. Sebbene non grave, il riacutizzarsi del fastidio ha richiesto una risonanza magnetica e del riposo precauzionale.
Intervistato da EFE, Carreno ha parlato da sportivo esemplare e ha augurato a Nadal di essere regolarmente in campo a Londra: “È un grande compagno e amico, sarei contento se concludesse la stagione giocando il torneo”. Le Finals sono peraltro l’ultimo trofeo che serve a Rafa per eguagliare Andre Agassi, l’unico uomo ad aver vinto i quattro Slam, la medaglia d’oro olimpica, la Coppa Davis e il titolo di fine anno in singolare. Il ritiro di Carreño per un infortunio ai muscoli addominali agevolò ulteriormente la sua marcia sul Roland Garros, ma dubitiamo che il favore verrà ricambiato… Il ventiseienne di Gijon però guarda i lati positivi: “Il mio obiettivo stagionale non è mai stato Londra, e quest’anno è stato il migliore della mia carriera”. Almeno alla seconda ci dobbiamo credere.