Nove ore di udienza d’arbitrato a Losanna, dense di schermaglie (dialettiche e legali) e lacrime. Da una parte Sara Errani, che dopo i due mesi di squalifica per positività al letrozolo (già scontati) chiede al Tas la restituzione di punti e premi: il tribunale della Federazione internazionale (ITF) il 19 luglio ha creduto all’assunzione involontaria (contaminazione da cibo). Dall’altra parte Nado Italia, l’antidoping nostrana che — forte del precedente dei due anni di stop del canottiere Niccolò Mornati (positività all’anastrozolo, sostanza che la WADA considera gemella del letrozolo al punto da inserirla nella stessa categoria di prodotti vietati) — davanti al Tas schiera l’artiglieria pesante: il direttore del Tribunale antidoping Signorini, il viceprocuratore Vigna e Francesco Botrè, direttore del laboratorio di Roma. È lui a incalzare la tossicologa forense Donata Favretto, perito della tennista che nell’emozione di ieri ha ceduto alle lacrime due volte: raccontando daccapo tutta la vicenda (che al centro ha una pillola del farmaco antitumoraie Femara) e ascoltando la richiesta di Nado. Due anni di squalifica (o in subordine una «sentenza di giustizia», compresa tra minimo e massimo).
Via Skype è intervenuta la direttrice del laboratorio di Montreal, Christiane Ayotte, che trovò la positività nel campione raccolto a sorpresa, fuori competizione, il 16 febbraio scorso. Di persona, mamma, papà e fratello di Sara. Trattandosi, secondo Nado, di troppe coincidenze in una volta sola (in base alla ricostruzione della giocatrice la pillola di Femara perduta dalla madre sul tavolo della cucina era arrivata nell’impasto dei tortellini in brodo, bolliti e serviti in tavola) a Fulvia Errani è stato chiesto di ricostruire l’organizzazione della cucina di casa, per capacitarsi di come sia stata possibile una contaminazione ritenuta abbastanza rocambolesca. Insieme all’esame privato del capello (negativo), davanti al Tas è stata presentata la memoria dell’Itf che definisce «bad mistake», un erroraccio, non aver riconosciuto che sulla confezione di Femara (Nado ha presentato prova fotografica) fosse presente il «bollino doping», che avverte del rischio di positività in assenza di esenzioni terapeutiche. L’ITF, comunque, per coerenza con il proprio tribunale ha chiesto la conferma dei due mesi di stop già smaltiti. Un israeliano, un tedesco e un padovano decideranno il destino di Sara Errani. Sentenza (inappellabile) attesa entro Natale.