In Italia i superstiziosi dicono che il 17 porta male. Nel mondo del tennis e dei superstiziosi forse ora si dirà che il anche il 2017 non porta bene. Ieri ha gettato la spugna anche Rafa Nadal, che su 13 volte che si è qualificato consecutivamente per queste finali ATP, soltanto in 8 si è poi presentato. Tocchino pure ferro i fan di Roger Federer, ma ci manca soltanto che fra oggi e domani l’altro si faccia male pure il campione di Basilea e poi quest’anno non verrà più ricordato soltanto come quello della resurrezione dei due vecchi campioni che si credevano al canto del cigno a 36 e 31 anni e che hanno invece vinto tutti e 4 gli Slam, ma anche come l’anno più disgraziato per gli infortuni che hanno colpito a lungo e/o a più riprese quasi tutti i più forti tennisti del 2016 e del 2017.
L’elenco è lunghissimo: i due n.1 del 2016, Murray e Djokovic (n.1 e n.2) e Wawrinka n.4 non hanno più giocato un match ufficiale dopo Wimbledon. Nole (gomito) aveva giocato 51 Slam di fila. Andy (anca) ha tentato di rigiocare all’US Open, ma ha dovuto dare forfait (creando un notevole casino!). Poco tempo dopo Wimbledon sono spariti dai campi di tennis anche il n.3 Raonic (polpaccio) e il n.5 Nishikori (polso). Insomma tutti i primi 5 KO. Seri problemi fisici e vari stop prolungati hanno patito anche il n.7 Monfils, il n.10 Berdych (schiena), il n.12 Tsonga, il n.13 Kyrgios (anca), il n. 18 Gasquet. Undici dei primi 20 con l’ultimo infortunato, Rafa Nadal: è più del 50%, davvero tanta roba. Il tennis fa male?
Nadal si era ritirato 15 giorni fa a Bercy per il solito problema al ginocchio, e pure Federer aveva avuto problemi alla schiena dal Canadian Open in poi, tant’è che non aveva potuto preparare l’US Open come avrebbe voluto. “La mia stagione è finita” ha detto subito Rafa in conferenza stampa. Forse allora invece di 11 sono stati 12 i giocatori da “incerottare”. Una vera epidemia per i tennisti. E meno male che non è stata una morìa. Buona parte di essi dovrebbero tornare in pista con l’Australian Open, anche se alcuni di loro – in primis proprio Djokovic e Murray – non hanno assolutamente sciolto la riserva. Non sembrano ancora del tutto guariti. Andre Agassi ha dichiarato nei giorni scorsi che il gomito di Nole era addirittura fratturato. Il che spiega perché il recupero sia stato così lento. Non è il massimo dover reagire e mettere a contrasto una racchetta con servizi che viaggiano a 230 km l’ora. E Andy Murray ha confessato: “Provare a giocare l’US Open è stato un errore, avrei dovuto stare fermo”.
Inoltre il sospetto che oggi giocare troppi tornei faccia male, soprattutto per i più forti che sono poi quelli che ai tornei arrivano in fondo, c’è eccome. Per uno sport che non è di contatto, tutti questi infortuni dovrebbero preoccupare non poco l’establishment del tennis, vale a dire i dirigenti delle varie sigle che “gestiscono” il tennis, ATP, WTA, ITF. I motivi possono essere svariati: la lunghezza d’una stagione senza pause, da gennaio a fine novembre, le palle troppo pesanti, le racchette troppo performanti, le corde troppo tese, un fisico e una psiche troppo usurati in anni e anni di sforzi e di stress esagerati?
Se risuccedesse nel 2018, quella che oggi appare come una luce gialla diventerebbe rossa. E si dovrebbe pensare seriamente al daffarsi: concludere prima la stagione? Diminuire il numero dei tornei obbligatori per i top-players? Chris Kermode, CEO ATP, ammette che alla fine è inevitabile che il corpo paghi gli sforzi. Tutto sommato però i casi di longevità di alcuni Federer, 36 anni, e Nadal 31 sembrerebbero dire che ce la si può fare, anche se magari in mezzo a qualche “stop and go”. Però Nishikori a 27 anni, Raonic a 26, Kyrgios a 22, sono casi che non possono non preoccupare. “Non si possono mettere più di 10 chili di cose in una borsa che contiene soltanto un massimo di 10 chili” è un vecchio detto. Roger Federer sembra aver imparato a gestirsi soltanto quest’anno, alla buon’ora! E vedrete che anche l’anno prossimo salterà la stagione sulla terra rossa. Ma tanti giocatori non conoscono bene i limiti del proprio fisico. E quando scendono in campo non si danno per vinti. Sono guerrieri. Non lo fossero stati, non avessero avuto una grinta pazzesca, non sarebbero mai diventati quel che sono diventati.
Rafa Nada anche ieri pur visibilmente handicappato nei movimenti e soprattutto nei cambi di direzione, si è comunque battuto come un leone, annullando 4 matchpoint nel secondo set a un Goffin che ha potuto comandare l’incontro dall’inizio alla fine ed è stato costretto dalla resistenza indomita di Rafa a vincere il suo match – il primo mai vinto da un giocatore belga contro un n.1 del mondo – almeno tre volte.
Ma quando gli è stato chiesto, in spagnolo, se imputava in parte anche ad un calendario troppo fitto questo suo ennesimo infortunio e se non ritenesse di dover seguire in avvenire l’esempio di Federer decidendo di giocare un po’ meno tornei, ha risposto sorridendo nonostante la serata negativa: “Per esempio io dovrei saltare i tornei sull’erba e giocare gli altri? No, io non ho 36 anni, ne ho 31. Se sto bene perché non dovrei giocare? Tornassi indietro rifarei tutti i tornei che ho deciso di fare quest’anno. Non meritavo di chiudere un anno indimenticabile con tre partite perse perché non potevo difendermi al 100%. Ho provato a venire qui con l’unico obiettivo di vincere il torneo, ma avevo detto anche all’ATP che se non fossi stato in condizione di giocare, avrei smesso… Mi sono reso conto già mentre giocavo contro David (Goffin) che non avrei giocato i prossimi match”. Resta il fatto che Nadal quest’anno ha giocato tutti i Masters 1000 (9 su 9) e Federer invece 4 su 9.
Nadal al Masters: 2005 non poté giocare. 2006 semifinale. 2007 semifinale. 2008 non poté giocare. 2009 KO nel round robin. 2010 finale. 2011 KO nel round robin. 2012 non poté giocare. 2013 finale. 2014 non poté giocare. 2015 semifinale. 2016 non poté giocare. 2017 si ritira dopo un match perso. Peraltro non è che ci siano tantissimi giocatori che hanno giocato più Masters di fine anno di lui: Federer 15, Agassi 13, Lendl 12, Becker 11 Connors 11, Sampras 11, Djokovic 10, Edberg 9, McEnroe 9, Murray 8, Vilas 8 come Rafa. D’altra parte è anche vero che le percentuali di vittoria di Nadal outdoor e indoor sono ben diverse. Outdoor: 84.2% Indoor: 68.7%. Però, alla fine della sua quarta annata conclusa da n.1, mi parrebbe giusto ricordare, al di là dei 16 Slam vinti, il suo straordinario record di 30 Masters 1000 vittoriosi (più 5 finali a Miami che non sono da buttare): Indian Wells 3, Montecarlo 10, Roma 7, Madrid 5, Canada 3, Cincinnati 1, Amburgo 1.
Ieri sera Rafa ha detto: “Sono forse il top-player che ha avuto più infortuni. È una sfida continua. Ma ci sono abituato, credo di sapere che cosa devo fare. Questo era l’ultimo torneo della stagione e ci ho provato… avevo mancato questo torneo troppe volte. Mi sento ugualmente molto fortunato per tutte le cose che mi succedono. Non mi metterò a piangere”.