LA PARTITA: NUMERI E TATTICA
Grigor Dimitrov ha vinto, ma il tema tattico della partita – e i numeri – confermano che è stata una vittoria di risacca, più che di attacco. Di fisico più che di tennis e di spada più che di fioretto. Innanzitutto di servizio, perché se Goffin ha incrementato notevolmente il rendimento al servizio negli ultimi due set ed è riuscito a mantenerlo immacolato per oltre un’ora di gioco prima di capitolare con l’ultimo e decisivo break, le percentuali di prime in campo hanno sorriso comunque molto di più a Dimitrov (66%) che a Goffin (50%, nel complesso troppo poco). Nella statistica dei punti vinti con la prima comanda il belga (78% vs 70%) ma il rendimento sulla seconda, che tanto spesso è la cartina a tornasole dell’incontro, vede Dimitrov al 50% e lo sconfitto al 42%.
Rendimento accostabile sulle palle break (27% Dimitrov/30% Goffin) ma ace e doppi falli a favore del belga che mette a terra il doppio degli ace (10 vs 5) e un doppio fallo in meno (5 vs 6). E si aggiunga, dato più clamoroso, che Goffin ha tirato 37 vincenti contro i soli 20 di Dimitrov. Il +17 compensa persino il -13 nel computo degli errori gratuiti, ben 42 per Goffin e 29 per Dimitrov. In pratica Goffin ha “distribuito male” i picchi del suo tennis: ha dominato numericamente il primo set per poi perderlo, è crollato nel momento decisivo del terzo e nel corso dell’incontro ha attaccato sì con coraggio, ma disseminando imperfezioni a rete che gli sono costate care al cospetto di un Dimitrov che ha badato molto più all’utile (difensivo) che al dilettevole (offensivo). Del resto i due hanno giocato quasi gli stessi punti a servizio (103 Dimitrov/106 Goffin) il che indica che nel complesso i servizi hanno ricevuto la stessa “mole” di attacchi.
Quello che i numeri fanno fatica a raccontare è l’arma tattica con cui Dimitrov ha vinto la partita. Il bassissimo numero di vincenti di rovescio, colpo con cui aveva invece imperversato nei match precedenti, dice solo in parte della strategia del bulgaro. Grigor non ha avuto una cattiva giornata sul suo lato sinistro, piuttosto ha giocato quasi esclusivamente in taglio per non dare mai ritmo a Goffin. In parte è stato costretto dalle continue verticalizzazioni e dell’aggressività del suo avversario, che non gli ha mai lasciato l’iniziativa. Il belga possiede la sensibilità e la velocità di braccio per tirare su qualsiasi colpo, ma alla lunga ha sofferto le continue difese (ancor più delle manovre) del bulgaro con il back di rovescio. Più in generale la tattica attendista di Dimitrov si è rivelata vincente, perché abbinata a una resistenza atletica superiore. A quella di Goffin ma anche a quella del vecchio Dimitrov, che pagava certi recuperi clamorosi in spaccata con il fiatone a fine partita. Ed è forse questa la novità rilevante del “nuovo” Dimitrov, che porta splendidamente i colpi ma di Federer non ha affatto l’indole dell’attacco all’arma bianca. Sfruttare al meglio le sue doti atletiche naturali affiancando a queste la tenuta fisica di un campione. Di un top 5.
LA FINALE: NUMERI E STORIA
Quella tra Dimitrov e Goffin è stata la prima tra “esordienti” nella storia quasi cinquantennale del Masters. Si è già detto che si tratta di una statistica un po’ spuria, poiché Goffin non era proprio un esordiente (ha giocato il terzo incontro del Round Robin nel 2016, al posto dell’infortunato Monfils) Ma nei fatti è stata la prima finale raggiunta da entrambi nel primo anno di “legittima qualificazione” al torneo. Sesta testa di serie Dimitrov, settima Goffin (che ha iniziato il torneo da n.8 del mondo); mai, ed eccezione della finale del 1974 tra Vilas e Nastase, si era vista una finale al Masters senza almeno uno dei primi cinque giocatori del mondo. Wojtek Fibak aveva perso la finale del 1976 senza essere neanche in top 30, ma al cospetto numero 5 Manuel Orantes. Dimitrov è complessivamente il sesto esordiente a vincere le Finals, 19 anni dopo Corretja (1998).
Per la 17esima volta, poi, la finale si è svolta tra due giocatori che si erano già affrontati nel Round Robin. E per l’ottava volta si è confermato vincitore il tennista che aveva prevalso nell’incontro precedente. Nelle ultime due occasioni, nel 2015 Djokovic aveva ribaltato l’esito dell’incontro del girone contro Federer e nel 2011 Federer aveva invece confermato la vittoria contro Tsonga.
IL TORNEO DI GRIGOR DIMITROV (fonte Luca Brancher)
Grigor Dimitrov è il 22esimo giocatore a vincere questo torneo, il primo nella storia della Bulgaria che diventa quindi il 14esimo paese rappresentato tra i “maestri” di fine stagione. Ma oltre a non aver affrontato un top 5 in finale, per la verità ne ha affrontato solo uno in tutto il torneo (Thiem, n.4, all’esordio) e di conseguenza non ha dovuto sfidare alcun top-3. Era accaduto anche a Novak Djokovic nel 2008, che vinse il torneo da seconda testa di serie affrontando come avversario meglio qualificato Nikolaj Davydenko (tds n.4) e battendolo tanto nel Round Robin quanto in finale.
Ridondante parlare di top 10 in relazione alle Finals, che di soli top 10 è composta, ma Grigor ne ha battuti cinque in questa sette giorni londinese e tre ne aveva battuti a Brisbane. Tra questi due tornei, ovvero nei restanti 9 mesi di stagione, ha perso tutte e cinque le sfide: tre volte contro Nadal e una contro Federer e Thiem.
Il bulgaro, aiutato da queste circostanze, ha così concluso il torneo da imbattuto. Nelle ultime venti edizioni è successo undici volte, e di queste ben otto sono ripartite tra Federer (5: 2003, 2004, 2006, 2010 e 2011) e Djokovic (3: 2012, 2013 e 2014). Gli altri due sono stati Hewitt (2001) e Murray (2016). Imbattuto, fortunato… e ancora senza Slam. Grigor Dimitrov è infatti il quarto maestro “senza Major” (né finali raggiunte). Prima di lui Corretja, Davydenko e Nalbandian che però non hanno più speranza di migliorare il loro score. Ce la farà invece Grisha?