Il Grand Slam Board ha deliberato, e non si tratta di cambiamenti di routine. Nel meeting che si è tenuto a Londra il 15 e 16 novembre in occasione delle ATP Finals, l’organo ha concordato modifiche regolamentari che saranno attive nei quattro tornei dello Slam, facenti capo a ITF. Due le novità più importanti: l’introduzione dello shot clock (con limite temporaneamente rialzato a 25 secondi) a partire dall’Australian Open 2018 e il “taglio” a 16 teste di serie, a partire però dal 2019.
IL COMUNICATO
Shot clock in Melbourne and intent of 16 seeds in Grand Slams in 2019 : pic.twitter.com/vugFNBzFVs
— Carole Bouchard 💜💛 (@carole_bouchard) November 21, 2017
- Dall’Australian Open 2018 verrà utilizzato lo ‘shot clock‘ per scandire la pausa tra un punto e l’altro. Il limite, che per gli Slam è fissato a 20 secondi, verrà temporaneamente portato a 25 secondi. Lo shot clock è stato già sperimentato alle ATP Next Gen Finals e all’US Open 2017 (torneo di qualificazione e torneo junior, ma senza warning in caso di infrazione)
- Il pre-match sarà strettamente controllato: 1 minuto tra entrata e inizio warm-up, 5 minuti di warm-up e 1 minuto tra warm-up e inizio match. Multe fino a $20.000 per i ritardatari
- Chi si ritira dal main draw dopo le 12 del giovedì prima dell’inizio del torneo ha diritto al 50% del prize money del primo turno, con l’altro 50% che va al lucky loser
- Se un giocatore compete nel primo turno e si ritira oppure compete al di sotto di standard professionali, può essere multato di un ammontare che arriva fino al prize money del primo turno
- Il 2018 proseguirà regolarmente con le 32 teste di serie, ma nel 2019 si tornerà a 16
IL COMMENTO DEL DIRETTORE
Ascolta il parere di Ubaldo Scanagatta sulle modifiche regolamentari.
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Inutile rimarcarlo, l’introduzione dello shot clock è un cambiamento piuttosto rilevante. In testa alla fila di coloro che hanno “abusato” della lassità di questo cavillo regolamentare c’è sicuramente Rafael Nadal, che già a Melbourne dovrà invece attenersi ai tempi per evitare di essere sanzionato dal giudice di sedia. Alle Next Gen Finals lo shot clock è sembrato meno invasivo di quanto si potesse immaginare, ma va certamente testato in match più lunghi e di ben altra fattura agonistica. Sicuramente apprezzabile la stretta sulle perdite di tempo pre-match, il più delle volte evitabili; qualche perplessità rimane sull’applicazione fattiva della multa a coloro che dovessero competere “al di sotto degli standard professionali”. Questa definizione resta comunque troppo discrezionale e soggettiva per prestarsi a una sola linea interpretativa.
Sulle 16 teste di serie il dibattito è acceso. Sembra prevalere però il fronte del “sì”, soprattutto in virtù del fatto che gli Slam, da quando nel 2001 si sono dotati di 32 teste di serie, sembrano proporre una qualità di gioco inferiore nei primi turni: i big vengono decisamente tutelati dalla certezza di non affrontare un top 30 prima del terzo turno. Dal 2019 invece anche il numero 1 del mondo sarà esposto a pericoli ben superiori sin dal primo accoppiamento. Del resto se l’ultima edizione dell’Australian Open si fosse disputata con il sistema a teste di serie ridotte, Roger Federer (17esima testa di serie) avrebbe potuto affrontare anche Nadal al primo turno. Per fortuna è andata com’è andata.