Goffin è una sentenza, si decide tutto al quinto match
Finale Coppa Davis 2017
Francia-Belgio 3-2 (Stade Pierre Mauroy, Francia, cemento indoor)
L. Pouille (FRA) vs S. Darcis (BEL) 6-1 6-3 6-0 (dal nostro inviato a Lille)
La Francia torna ad essere campione del mondo: Lucas Pouille, 18 ATP, ottiene a 23 anni quella che sinora è la più importante vittoria della carriera, dominando sin dai primissimi giochi un Darcis deludente, autore di una prova degna della sua classifica da comprimario (76). La Francia con questo decimo successo (quarto nel dopoguerra) affianca la Gran Bretagna al terzo posto della classifica delle nazioni con più vittorie in questa manifestazione: restano molto distanti USA (32) e Australia (28). Questa è anche la vittoria di Yannick Noah, vincitore della sua terza Davis da capitano (dopo quelle del 1991 e del 1998): ha saputo gestire l’abbondanza di scelte più o meno dello stesso livello a sua disposizione, mantenendo la squadra compatta e scegliendo alla fine, nonostante i mugugni della stampa, sempre per il meglio: ha avuto ragione sia sul doppio, sia su chi schierare nel quinto incontro. Per Pouille si vedrà adesso se questo trionfo francese con la sua firma sarà un trampolino di lancio o il gradino più alto della carriera: negli ultimi 30 anni, chi ha vinto il quinto incontro della finale di Davis, non ha mai avuto eccellenti carriere, ad eccezione forse di Safin, che però, quando lo vinse nel 2006, era stato già numero 1 e vincitore di Slam.
Non è servita al Belgio la grande esperienza di Darcis nel quinto incontro di Davis, giocato e sempre vinto nelle già cinque volte che lo aveva disputato: le più importanti, nelle semifinali 2017 contro Thompson e 2015 contro Del Bonis. Precedentemente, negli spareggi play-off aveva sempre salvato il Belgio, vincendo contro l’israeliano Weintraub nel 2013, sull’australiano Ball nel 2010, e sull’ucraino Bubka nel 2009. Steve era stato comunque decisivo per arrivare a Lille, non solo in semifinale, ma soprattutto a Francoforte a febbraio (vittorie su Sasha Zverev e Kohlshreiber), ma ormai ha 33 anni e, se il Belgio vuole vincere la sua prima Davis, deve sperare che maturi presto qualche giovane da affiancare all’ottimo Goffin di queste settimane.
Andando a ritroso nelle ultime trenta edizioni della Coppa Davis, era appena l’ottava volta che il trofeo veniva assegnato nel quinto incontro. Infatti, scorrendo l’albo d’oro della competizione, nel 1996 Boetsch sconfisse fuori casa Kulti 10-8 al quinto, nel 2001 Nicolas Escude ebbe la meglio in trasferta sull’australiano Wayne Arthurs e nel 2002 Mikhail Youzhny battè Mathieu a Parigi Bercy. L’elenco continua trovando nel 2006 Safin che sconfisse Acasuso, nel 2010 Troicki vincitore su Llodra, nel 2012 e nel 2013 Radek Stepanek decisivo in finale per la Repubblica Ceca due volte consecutive, rispettivamente a Praga contro Almagro e a Belgrado contro Lajovic. L’anno scorso, infine a Zagabria, Del Bonis, sconfiggendo Karlovic regalò la prima Davis della sua storia all’Argentina.
Da spettatore, assistere alla quinta partita della finale di Davis è molto emozionante, non deve esserlo però per i giocatori: difficile immaginare la tensione che provavano, sapendo che molto probabilmente quella sarebbe stata la partita più importante della loro carriera. Basta del resto, anche ricordando che in questo incontro giocano per regolamento i numeri 2 delle nazionali, rileggere l’elenco dei giocatori che negli ultimi 30 anni avevano fatto questa partita per rendersene conto: tra di loro, solo Safin ha vinto Slam ed è stato numero 1, gli altri non hanno nemmeno raggiunto una finale in un Major. Stepanek e Youzhny sono stati saltuariamente nella top 10, i restanti (Troicki, Boetsch, Escude) al massimo nella top 20, ad eccezione di Del Bonis addirittura mai stato nella top 30.
Traboccava letteralmente di passione oggi lo Stade Pierre Mauroy: essere a Lille da inviati è stato un privilegio, specialmente per aver vissuto tra le tribune la grande magia di una Davis, che è bellissima da vivere, a prescindere dal fatto che la giochino campioni o meno. I belgi, sempre con una birra in mano, ma educati e sorridenti, così festosi e urlanti, erano pacificamente mischiati e affiancati alle maglie blu dei francesi, intenzionati a tutti costi a conquistare la loro decima Davis. Ad ogni punto, lo vincesse la Francia o il Belgio, vi era una consistente parte di pubblico che si alzava in piedi a festeggiare: sembrava vi fosse una sincronia tra le due parti del -freddissimo per una partita di tennis, non lo finiremo mai di dire- Pierre Mauroy. Una differenza enorme, purtroppo, con uno sport bellissimo come il calcio, inquinato da una maleducazione e ignoranza generale, che non permettono mai che 30000 persone vivano una finale sportiva per quello che è, una festa sociale.
Alla fine, nonostante molti addetti ai lavori ritenessero che sarebbe stato schierato Gasquet, Noah ha optato per Pouille, nonostante il 18 ATP fosse apparso scarico nell’incontro inaugurale, al di là degli indubbi meriti di un grande Goffin. Una scelta giustificata dalla migliore classifica e continuità del 23enne di Grande-Sinthe, nell’Alta Francia. Da quando nell’agosto 2016, si fece conoscere al grande pubblico sconfiggendo Nadal agli Us Open, entrando dopo New York nei primi 20 per la prima volta in carriera, Lucas, contro giocatori tra la 60° e la 100° posizione Atp , ovvero l’intorno di classifica di Darcis, aveva giocato 16 volte, perdendone solo 3. Un ottimo record, macchiato appunto solo dalle sconfitte di quest’anno contro Herbert a Madrid, Donaldson a Montreal e Copil a Metz.
Il primo set viene deciso da una grave ingenuità di Darcis, il quale, dopo aver costretto ai vantaggi Pouille e avergli messo così pressione, si è ritrovato nel secondo gioco avanti 40-0. Da quel momento, il belga è calato, consentendo a Pouille di sciogliersi, inanellando una serie di dieci punti a uno che hanno portato la Francia sul 3-0. L’emozione per il peso della grande responsabilità di dover vincere, avendo una classifica molto migliore e giocando in casa, poteva essere il fattore frenante della prestazione del transalpino, ma l’aiuto del belga, gli ha permesso di entrare in sintonia col pubblico e in fiducia col proprio tennis (più di una volta ha eseguito vincenti pregevoli). Il primo set è diventato così una formalità: Lucas ha mantenuto i turni di servizio restanti senza nemmeno arrivare ai vantaggi: dopo 34 minuti è stato 6-3 Francia.
L’importanza della posta in palio era tale che Darcis ha provato ad aggrapparsi alla partita come ha potuto, ma il transalpino, galvanizzato da un tripudio di cori e bandiere francesi (alcune inondano le tribune, ampie vari metri), ha giocato il suo miglior tennis e così il divario è divenuto incolmabile. Il terzo gioco, con il belga al servizio, cambia le sorti del set e forse, indirizza definitivamente la coppa Davis in Francia: dura venti punti, Darcis ha 6 occasioni per portarlo alla casa, ma è invece Pouille a esultare, alla terza palla break, quando porta la Francia 2-1 e servizio. Sono passati appena 58 minuti, eppure la partita sembra già decisamente segnata: il resto del parziale è un dominio del giocatore più forte, che porta a casa il secondo set con il punteggio di 6-1 per la Francia, quando sono passate appena 1 ora e 11 minuti.
Nulla da raccontare nel terzo set: la partita e la Coppa sono già virtualmente assegnate, dispiace quasi vedere Darcis doversi trascinare in campo in questo parziale, già conscio della delusione e della sconfitta più che alle porte. Pouille vince il parziale non lasciando neanche un game all’avversario, tra un canto da brividi di Marsigliese a fine secondo set e uno a Coppa appena vinta: la sua partita finisce in appena 94 minuti.
A Lille, può finalmente partire la grande festa francese.
Cosa è successo nelle prime due giornate:
- D. Goffin (BEL) b. L. Pouille (FRA) 7-5 6-3 6-1
- Goffin: “Mi sento alla grande”. Pouille: “Se gioca così è dura”
- J.W. Tsonga (FRA) b. S. Darcis (BEL) 6-3 6-2 6-1
- Noah: “Momento magico per Goffin”. Darcis: “Bravo Tsonga”
- R. Gasquet/P.H. Herbert (FRA) b. R. Bemelmans/J. De Loore (BEL) 6-1 3-6 7-6(2) 6-4
- Noah: “Ho rischiato la testa!”. Herbert: “Mahut era in campo con me”
Tutto quello che c’è da sapere sulla finale di Coppa Davis 2017