Bernard Tomic è un talento sprecato, se solo si mettesse in riga, continuando così non combinerà mai nulla, che peccato… Finora erano state chiacchiere da bar, ma quando a parlare è John Newcombe significa che il problema si è fatto grave. L’ex numero uno di singolare e doppio ha riassunto senza mezzi termini la situazione dell’ex pupillo d’Australia, oggi relegato alla posizione 142 del ranking e ben fuori dal “taglio” del tabellone principale dello Slam di casa. “Sta sprecando la sua vita, a meno che non si cerchi e si trovi un allenatore davvero bravo e non spenda sei mesi per rimettersi in forma fisicamente. Se non lo fa, non ha speranze”. Al momento il suo coach è ancora il padre John, con il quale ha sempre avuto un rapporto piuttosto tormentato.
Dato lo stretto contatto tra Newcombe e gli ambienti di Tennis Australia – che ha ripetutamente teso la mano a Tomic nel corso degli ultimi anni – è evidente che non si tratta di affermazioni campate in aria. “Gli altri giocatori mi hanno detto che è al 50-60% della forma” ha rivelato il campione del passato, pochi giorni dopo la consegna delle medaglie a lui intitolate a coloro che durante l’anno hanno reso orgogliosa l’Australia del tennis (e che Tomic ha ricevuto per due volte, nei tempi ormai lontani del 2010 e del 2011). Le percentuali di Newcombe sono in linea con quelle che lo stesso Tomic aveva fornito qualche tempo fa, ammettendo col suo solito candore strafottente di aver affrontato diversi incontri dando il 30% e in generale di non aver messo più della metà dell’impegno nella sua intera carriera finora.
Del resto Tomic non si è mai sognato di nascondere la sua pigrizia e il suo magro interesse nei confronti del tennis, che a 25 anni appena compiuti tratta già da tempo come una sorta di bancomat e nulla più. Il profilo è quello di qualcuno che ha sopravvalutato a lungo il proprio pur grande talento talento, credendo che potesse bastare da solo a portarlo avanti verso il successo persino quando lui stesso remava con ostinazione nel verso contrario. A cercare su internet il suo nome, la striscia di news che se ne ricava rappresenta al meglio il tremendo stato delle cose: Head che strappa il contratto di sponsorizzazione, il capitano di Coppa Davis Lleyton Hewitt che lo implora di impegnarsi di più, le eliminazioni precoci nel circuito Challenger.
E il magro bottino di appena dodici vittorie in stagione, giunte in coppia soltanto in tre occasioni, che lo hanno fatto sprofondare nel giro di dodici mesi giù di oltre cento posizioni nel ranking: l’anno scorso agli Australian Open era tra le teste di serie, quest’anno rischia seriamente di mancare l’appuntamento. Con Kyrgios che sembra essersi fatto un pizzico più serio e Kokkinakis di nuovo sulle proprie gambe, Down Under sembrano non avere più così bisogno di lui. In questo senso la scelta di non dargli una wild card per il tabellone principale parla chiaro. Adesso per il ragazzo nato a Stoccarda si aprono due scenari possibili per raggiungere Melbourne: le qualificazioni “per tutti” oppure i play-off per la wild card riservata agli australiani, sugli stessi campi dello Slam dal 12 al 18 di dicembre (quelli per la wild card della zona asiatica sono invece già iniziati).
L’agente del ragazzo aveva chiarito qualche settimana fa che il loro obiettivo erano le qualificazioni standard, eppure il nome del suo assistito compare anche nell’entry list della fase preliminare dell’ATP 250 di Sydney, che si disputerà nella stessa settimana. I play-off vengono inoltre disputati con la formula dei tre set su cinque e per aggiudicarseli sono necessarie quattro vittorie, un impegno che il fisico di Tomic a quanto si è capito al momento non è in grado di sostenere al meglio. C’è stato un cambio di idea o bisogna aspettarcisi un nuovo tanking a metà torneo (come quello del 2015)? Il dubbio purtroppo è legittimo. Il problema per Bernie è che non se lo può più permettere.